La statua di sale di Gore Vidal

La statua di sale dopo la sua uscita nel 1948 è diventato un bestseller in America, anche se critici e giornali, del valore del New York Times, lo osteggiavano perché trattava il tema dell’omosessualità senza tabù. Inoltre, il giovane scrittore aveva già pubblicato un primo romanzo molto apprezzato dalla critica, Williwaw, incentrato sul tema della guerra e quindi la comunità intellettuale non capiva come un autore così promettente e portatore di americanità avesse potuto trattare un argomento così lontano dai canoni.

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Lo scrittore del libro Gore Vidal

La storia di Jim Willard è una storia di continuo movimento e cambiamento, perché durante il romanzo il protagonista continua a spostarsi lungo l’America, da nord a sud, da est a ovest, ma è anche una storia di staticità, perché, sebbene durante le sue avventure incontri diversi amori, che assumono molto spesso l’aspetto di passioni passeggere, Jim è cristallizzato nel sentimento che prova per Bob, il suo compagno di liceo.
Jim è un ragazzo comune, atletico, bello e intraprendente, un ragazzo americano come tanti altri, che sogna di abbandonare la sua città natale e di inseguire i suoi sogni. Da subito viene descritto il legame di amicizia che lega Jim e Bob, il quale ha un anno in più di Jim e, infatti, all’inizio del romanzo si dice che Bob si è appena diplomato e progetta di andare per mare, prestando servizio a bordo di qualche nave, alla ricerca dell’avventura. Prima che Bob parta, i due si trovano in una capanna abbandonata lungo la riva del fiume per trascorrere il weekend insieme, per passare ancora un po’ di tempo insieme prima che le loro strade si separino. Durante questo soggiorno nella capanna sul fiume i due cedono al piacere della loro fisicità e hanno la loro prima iniziazione al sesso. Bob parte comunque, Jim finisce il liceo e, sebbene avesse promesso al padre che sarebbe andato all’università, parte anche lui, in ritardo di un anno, a bordo di una nave alla ricerca di Bob, con la convinzione, che rimane celata per tutto il romanzo, che prima o poi si sarebbero rincontrati e che il loro destino sarebbe stato quello di vivere il loro amore.

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La copertina del romanzo edito da Fazi Editore

La storia raccontata è quella di un romanzo di formazione, Jim da giovane diciannovenne all’oscuro delle molte difficoltà che si possono incontrare e senza molta esperienza, impara a procurarsi da vivere, all’inizio con i lavori più umili e poi inseguendo la sua passione per il tennis e cercando di diventare istruttore per i ricchi americani interessati allo sport. Jim si sposta a New York, a Seattle, a Hollywood, nello Yucatan, si arruola nell’esercito e nel frattempo incontra persone che condizionano la sua vita, che stringono rapporti sentimentali con lui anche se non si tratta mai di vero amore, perché Jim non è libero di amare, non riesce ad amare nessuno con passione.
Nessuno riesce a conquistare il cuore di Jim, il quale prima instaura una relazione con un giovane ed eccentrico divo di Hollywood con cui vivrà per un certo periodo, poi inizia una relazione con uno scrittore alla ricerca del bestseller da scrivere per dargli la fama, Paul Sullivan, ed è anche attratto da Maria, una seducente ereditiera, con cui però non riesce ad entrare in intimità come con gli altri uomini.
I personaggi che Jim incontra durante le sue avventure non sono descritti in maniera minuziosa, non risaltano, tranne forse Ronald Shaw, l’attore, che però rimane, a mio parere, confinato nello stereotipo; non sono indimenticabili. Probabilmente è un effetto voluto, forse rimangono nell’anonimato, nell’indefinito proprio perché Jim non è disposto a conoscere fino in fondo i suoi partner. Jim non sta cercando l’amore della sua vita, ma solo delle avventure, e questo perché pensa di averlo già trovato durante il weekend trascorso insieme a Bob. Solo verso la fine del romanzo, quando si prospetta un suo ritorno a casa, mi sono reso conto che Jim è rimasto costantemente con la mente rivolta a Bob, confidando che Bob, quando sarebbe ritornato, lo avrebbe cercato e, come se il tempo non fosse passato, avrebbero ricominciato a vivere proprio dal momento in cui si erano salutati. Ci si accorge di questo sentimento da parte di Jim solo verso la fine perché prima non viene lasciato molto spazio alle riflessioni di Jim sull’amore, la narrazione sembra fluire, sempre in divenire. Il giovane protagonista pare essere sballottato dagli eventi, seguendo le occasioni che gli capitano senza un piano preciso, senza uno scopo, se non quello di ritrovare Bob.

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Ho molto apprezzato il continuo movimento dell’azione, l’incessante cambiare dell’ambientazione, dalla frenetica New York, alla sfavillante Los Angeles, dalla fredda e piovosa Seattle, al caldo e arido Yucatan in Messico. Con il cambiare dell’ambientazione sembra cambiare il tono della narrazione che si fa più lento e riflessivo nei luoghi più immersi nella natura, veloce e frenetico nelle città più popolate degli Stati Uniti.
Anche se forse l’effetto è voluto, avrei preferito che i personaggi fossero maggiormente caratterizzati e inquadrati, senza l’ombra dello stereotipo che ho percepito in alcuni casi. Avrei preferito trovare una maggiore introspezione del protagonista, che cresce durante il racconto, ma sembra tenere per sé i suoi sentimenti e i suoi pensieri.
Ho apprezzato la struttura circolare del romanzo che rende la narrazione funzionale e precisa, tutto è già stabilito fin dall’inizio, ma bisogna prima portare il lettore a quel punto che è il principio ma anche la fine.
La statua di sale è un romanzo dall’andamento circolare, con un finale inaspettato, ben bilanciato e calibrato, quasi armonico nella sua interezza.
Forse l’insegnamento che il libro offre ai lettori è quello di non lasciare questioni aperte, di dare agli altri e a se stessi la possibilità di spiegarsi, perché dalle situazioni sospese può nascere solo l’illusione e la sofferenza.

Alessandro Audisio

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