Nelle ultime due settimane dello scorso novembre si è svolto a Novara e dintorni il festival letterario Scrittori&giovani, un progetto promosso dal Centro Novarese di Studi Letterari con il contributo di alcuni enti fra cui il Comune di Novara con la Biblioteca Civica Negroni, la Fondazione CRT e l’Assessorato alla cultura della Regione Piemonte. Il ruolo di segreteria operativa del festival è svolto dalla casa editrice Interlinea, in partnership con il Circolo dei lettori e la Libreria Lazzarelli di Novara. A partire dal 2006, con un breve stop fra il 2011 e il 2014, Scrittori&giovani, giunto con quella del 2019 alla sua undicesima edizione, si ripete ogni autunno, assumendo perciò la qualifica di vero e proprio appuntamento annuale.
Bene, direte voi, ma dopo tutte queste informazioni tecniche, esattamente, di cosa si occupa il festival in questione? Per rispondere al meglio a questo interrogativo comincerei citando direttamente la brochure ufficiale contenente tutto il programma della manifestazione:
Scrittori&giovani coinvolge attivamente gli studenti, che leggono i libri degli autori prima di incontrarli grazie a una larga distribuzione di copie, che è l’elemento di originalità del festival. L’obiettivo è sempre diffondere il piacere e l’interesse della lettura, mai scontato in un’epoca tanto visuale e tecnologica quanto distratta come la nostra, con un valore aggiunto: avere l’opportunità di trovarsi faccia a faccia con personalità letterarie, anche internazionali.
A monte di tutte di gli eventi organizzati nel corso del festival, quindi, sta l’idea che a beneficiare maggiormente dell’opportunità di entrare in contatto con scrittori e personaggi del mondo letterario ed editoriale debbano essere i giovani studenti, il cui ruolo è centrale nello svolgimento delle presentazioni librarie. Infatti, dopo aver stabilito chi sono gli autori disponibili e dopo aver distribuito un congruo numero di copie dei loro romanzi alle classi aderenti, gli incontri che si tengono nelle scuole non seguono affatto il modello della conferenza, ma, al contrario, a condurre il discorso interpellando l’ospite sono i ragazzi stessi, che, grazie alla preventiva lettura dei libri, hanno potuto già elaborare domande o pensare ad argomenti di cui discorrere attinenti al tema trattato e di loro interesse.
![Figura 1[7518].jpg](https://letterarti.files.wordpress.com/2019/12/figura-17518.jpg?w=736)
Tema trattato perché, per non rischiare di presentare un programma ricco di eventi troppo eterogenei fra loro, ogni anno il festival sceglie un tema, declinandolo in diversi ambiti e unendo così le opere presentate. Questa undicesima edizione si occupava di frontiere, una scelta fatta, fra le varie motivazioni, anche per la ricorrenza del trentennale della caduta del muro di Berlino.
Frontiere sociali, culturali, architettoniche, scientifiche, umane, psichiche e non solamente geografiche e politiche […]. E come al muro di Berlino si sono inscindibilmente legate molte esistenze umane, così tra le mura del carcere […] si consumano storie di vite diverse dalla nostra, che è importante conoscere e ascoltare per diventare più consapevoli. Cercare di valicare i confini entro cui ci sentiamo spesso troppo stretti è uno sforzo costante che compiamo perché libertà è partecipazione. Mettersi in gioco rispetto all’altro da noi è scoprire, come sostiene la graphic journalist Takoua Ben Mohamed, che non esistono due culture che non hanno niente in comune. Spingersi oltre le ultime frontiere della scienza […] ed esplorare le zone più buie della psiche, spesso così tormentata da sembrare uno Zoo (come Paola Barbato ci ricorda nei suoi thriller) o da essere espressa solo dalla poesia (è il caso di Alda Merini, con un omaggio a dieci anni dalla sua scomparsa). […] Indagare le grandi spaccature della storia del nostro Paese: il brigantaggio in epoca moderna di cui ci narra Laura Pariani con Il gioco di Santa Oca e, secoli dopo, gli anni cruciali del boom e della contestazione di cui ci offre invece uno spaccato Giuseppe Lupo, senza dimenticare i miti narrati da Marta Morazzoni.
Così sempre nella brochure, dove si cerca di dare un assaggio di tutti i campi a cui si è legato il tema della frontiera, citando per ciascuno di essi l’autore e il libro di riferimento. Ho letto alcuni dei romanzi (ma non solo) selezionati e, soprattutto, essendo stata, insieme a Caterina Tognetti e Francesca Galli, una delle volontarie che hanno seguito maggiormente lo svolgimento del festival nelle sue diverse fasi, ho anche avuto il piacere di accompagnare alcuni degli scrittori ospiti sia nelle scuole sia in luoghi storici della città, come ad esempio il Castello Visconteo-Sforzesco, aperti anche a un pubblico adulto e più variegato.
![Figura 2[7520].jpg](https://letterarti.files.wordpress.com/2019/12/figura-27520.jpg?w=736)
Ma procediamo con ordine.
Tralasciando gli incontri fissati nel tardo pomeriggio al Circolo dei lettori, dove la mia presenza era necessaria per documentare l’evento, ma non ero io a dover fare attenzione agli aspetti più specificatamente organizzativi, il mio battesimo del fuoco è stato l’incontro all’istituto Lagrangia di Vercelli. Si è infatti trattato del primo incontro nelle scuole a cui, per la prima volta in vita mia, non presenziavo da studentessa bensì da persona esterna in piedi dall’altra parte dei banchi (o, in questo caso specifico, delle sedie dell’aula magna). La curiosità per come avrebbero reagito i ragazzi era tanta e, a posteriori, devo dire di non aver trovato né a Vercelli né a Novara auditori distratti o disinteressati. Paola Barbato, Michela Monferrini e Takoua Ben Mohamed sono state le autrici che, davanti a platee di studenti di liceo classico, artistico e istituto tecnico economico ho potuto ascoltare anche io parlare del mondo dell’editoria, di piattaforme come Wattpad, di tecniche di sceneggiatura e di illustrazione e, soprattutto, di muri, confini, guerre e integrazione.
E di emigrazione, dittatura e prigionia politica Takoua Ben Mohamed ha parlato anche con alcuni detenuti della Casa circondariale di Novara. Dopo essere state al liceo artistico Casorati, infatti, ci siamo dirette, nel pomeriggio, in carcere dove era stato fissato un incontro con la graphic journalist che seguisse le stesse modalità di quelli destinati alle scuole. Sotto il velo e La rivoluzione dei gelsomini, i due lavori di Takoua, erano stati infatti distribuiti nei giorni precedenti alla presentazione e gli interessati avevano quindi potuto leggerli e prepararsi a discuterne con l’autrice. E proprio questa discussione, molto prolifica e in alcuni punti anche accesa, è stata quella che mi è rimasta più impressa. Alcuni partecipanti infatti provenivano dalla Tunisia, proprio come la disegnatrice e, non solo si potevano riconoscere nelle storie di vita quotidiana che Takoua Ben Mohamed raccontava, ma comprendevano e avevano opinioni discordanti da quelle di lei sul panorama politico del loro paese. Anche alla fine dell’incontro, nonostante il tempo per interventi e domande non fosse mancato, molti di loro si sono avvicinati a Takoua con la loro copia dei suoi lavori per commentarne ancora alcune strisce e, fra chi le aveva scritto una lettera apposta in arabo e chi le stringeva la mano per ringraziarla, c’è stato anche qualcuno che le ha regalato una penna, con l’augurio di rendere almeno quell’oggetto libero, lei che avrebbe potuto. Con noi quel giorno era presente anche Elisabetta Fagnola, giornalista di La Stampa che ha scritto dell’incontro sulle pagine di Novara.
![Figura 5[7521].jpg](https://letterarti.files.wordpress.com/2019/12/figura-57521.jpg?w=736)
Nell’ultimo fine settimana di festival, poi, oltre al Bookcrossing nei pressi della Biblioteca Civica Negroni è stata anche inaugurata la mostra fotografica Mater(i)a P(i)etra, sulle somiglianze di due città nate dalla roccia come Matera e Petra, realizzata da Carlos Solito. L’esposizione è tutt’ora visitabile e lo sarà fino al 12 dicembre.
Nonostante la fatica e i molteplici aspetti da tenere sotto controllo prima e soprattutto durante lo svolgimento della manifestazione, posso dire di uscirne sicuramente con un bagaglio culturale e umano molto pesante. Non si è trattato infatti solamente di assistere a presentazioni di libri e autori che, in tutta onestà, magari non avrei mai conosciuto se mi fossi affidata solo al mio gusto personale senza uscire dal genere di libri che più mi si confanno, ma anche di sentire e soprattutto vedere storie di persone diverse fra loro e diverse da me. È questa diversità nel modo di osservare e di vivere la realtà che mi ha fornito ogni giorno uno spunto diverso. Esco da questo festival con una carica che supera la stanchezza e con nella mente immagini e parole che ancora adesso non credo di aver compreso appieno nel loro significato. Il mio consiglio perciò, cari lettori, è quello di tenere d’occhio la prossima edizione del festival, sperando che troverete anche voi libri, autori, argomenti di vostro interesse e, perché no, abbiate anche la possibilità di fare nuove scoperte in campo letterario.
Federica Rossi