Alessandro Barbero è ormai un noto storico che si è dedicato soprattutto all’indagine del periodo medievale, insegna presso l’Università del Piemonte orientale nella sede di Vercelli e si è fatto conoscere al largo pubblico grazie ai suoi interventi televisivi, grazie al suo podcast e alle tante conferenze da lui tenute nei più disparati festival ed eventi a carattere culturale.
Barbero durante i suoi interventi pubblici e in televisione è in grado di coinvolgere gli ascoltatori nel suo discorso, utilizza un modo di parlare interessante, chiaro e preciso e ha il merito di far appassionare agli argomenti storici una platea di pubblico che magari a questi temi avrebbe fatto maggiore fatica ad avvicinarsi altrimenti.

I libri che Barbero pubblica sono dei saggi storici che sono frutto di un grande lavoro di ricerca e proprio per questo molto spesso compaiono tra i testi d’esame nei programmi dei corsi di storia medievale nelle università italiane: questi scritti quindi sono rivolti principalmente ad un pubblico di esperti, molti dei quali si approcciano ad essi dovendo anche studiarli.
L’ultimo libro di Barbero però, intitolato semplicemente Dante, viene presentato dalla quarta di copertina e dai risvolti come uno scritto che può essere letto come un romanzo, cito: «il libro affronta anche le lacune e i silenzi che rendono incerta la ricostruzione di interi periodi della vita di Dante, presentando gli argomenti pro e contro le diverse ipotesi e permettendo a chi legge di farsi una propria idea, come quando il lettore di un romanzo giallo è invitato a gareggiare con il detective e arrivare per proprio conto a una conclusione».

Però leggendo le pagine di questo libro ci si accorge che non è un romanzo, anzi è un minuziosissimo saggio storico che ci racconta la vita di Dante prendendo in considerazione tutte le tracce documentarie riscontrabili negli archivi italiani, soprattutto di quelle città in cui il sommo poeta visse. Insomma la comunicazione che ruota intorno all’ultimo libro di Barbero cerca di attirare quell’ampio pubblico che è rimasto catturato dal modo di raccontare gli eventi dello storico durante le sue conferenze, ma secondo me parte di questo pubblico potrebbe rimanere delusa perché le pagine di questo libro sono davvero dense, ricche di nomi e di date e non sempre è facile seguire il filo del discorso.
Che questo libro volesse rivolgersi ad un ampio pubblico è testimoniato anche dal successo commerciale che sta avendo: infatti è riuscito ad arrivare all’ottava posizione della classifica generale dei libri più venduti la settimana scorsa in Italia redatta dalla rivista «Robinson», chissà però se tutti hanno trovato quello che cercavano.

Dante è quindi ancora una volta un libro che si rivolge soprattutto agli studiosi e agli studenti universitari e non è invece un saggio dal taglio divulgativo accessibile ai più come si cerca di far credere. Devo dire che anche io mi sono accostato al libro pensando di trovare una sorta di romanzo, certamente scritto partendo da una solida base storica e da una grande documentazione garantita dalla profonda conoscenza di Barbero, ma caratterizzato da uno stile più affabile che avrebbe guidato il lettore con piacevolezza attraverso la vita tortuosa e spesso difficile da ricostruire del poeta della Divina Commedia.
Barbero sceglie invece di utilizzare un linguaggio preciso e piano ma che non si lascia andare al trasporto di una narrazione d’effetto e poetica, insomma utilizza un linguaggio da storico.
Io durante il liceo ho letto, guidato dal mio prof di italiano, molti canti della Divina Commedia e inoltre ho approfondito la figura di Dante durante i miei cinque anni di studio all’Università come studente di lettere, ma devo dire che anche per me è stato complicato seguire i ragionamenti di Barbero che a volte arrivano ad una complicatezza elevata soprattutto perché la vita del Sommo Poeta è costellata da periodi di cui davvero si conosce poco a causa della mancanza di fonti e anche perché spesso la documentazione che abbiamo è contraddittoria.
Lo storico quindi espone tutte le varie ipotesi che si possono fare sulla figura del poeta fiorentino, portando a sostegno di ognuna prove che derivano dalla consultazione e comparazione dei documenti, ma più che lasciare al lettore la libertà di scegliere la versione che più lo convince gli lascia una certa confusione.

Barbero raccoglie nel libro tutto quello che si può sapere di Dante Alighieri, ne ricostruisce le origini, ci spiega chi erano i suoi antenati, cerca di capire quale fosse la sua estrazione sociale, ci conduce attraverso gli anni burrascosi della sua esperienza politica a Firenze e infine lo segue durante i suoi anni di esilio presso le corti dei grandi signori dell’Italia medievale. Certamente è una lettura istruttiva che ci fa anche capire che Dante non è solo quella figura mitizzata che abbiamo imparato a conoscere a scuola, ma anche un uomo medievale che come tale si muoveva in un mondo che aveva delle regole e dei valori diversi da quelli che noi oggi abbiamo (ad esempio per Dante e quindi per gli uomini del Medioevo, la vendetta personale era una diritto e se non si compiva era invece un disonore: quindi uccidere qualcuno perché aveva fatto un torto ad un membro della propria famiglia o lo aveva ucciso era un dovere).
In alcuni punti del testo però i nomi citati diventano davvero tanti e diventa quindi più difficile per il lettore riuscire ad orientarsi in questa selva di personaggi per lo più sconosciuti e noti solo alle cronache medievali che sicuramente potrebbero diventare più famigliari in seguito ad un approfondito studio del volume.

Forse a causa della mia formazione da letterato mi sarei aspettato un maggiore approfondimento sulle date di composizione delle opere di Dante che ancora oggi sono dubbie, ma purtroppo non viene dato molto spazio a questa tematica probabilmente perché l’indagine che si è voluta fare è soprattutto storica, meno invece mi interessa se gli Alighieri avessero uno stemma oppure no.
Un’ultima nota: è apprezzabile che si cerchi di far comparire Dante Alighieri come un uomo del suo tempo il quale è caduto anche nella contraddizione, ma non ho apprezzato questo continuo commento che sembra voler sminuire la figura del poeta e farlo sembrare come un approfittatore che nelle sue opere predicava bene ma che nella realtà razzolava male, ricordandosi solo saltuariamente che è stato anche un immenso poeta, un genio e uno dei padri della nostra letteratura.
Insomma l’ultima fatica di Barbero è un saggio storico completo ed esaustivo dietro il quale c’è un lavoro di ricerca rigoroso e preciso, ma ha ben poco del romanzo divulgativo accessibile dai più e forse anche qualche studioso potrebbe rimanere confuso dalla sua lettura.
Alessandro Audisio
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