Una volta all’anno è lecito far pazzie. Il fregio del Broletto di Novara

Cosa ci fanno un cavaliere a bordo di uno struzzo, un fauno bevitore e un leone cavalcato da una gentile donzella sul palazzo più importante della città?

Noi non lo sappiamo! E forse non lo sapremo mai. Ma vale la pena di interrogarsi.

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Fig. 1. Fregio del Broletto, Scena cavalleresca, particolare, Novara, Palazzo dell’Arengo.

Siamo nel XIII secolo, Federico Barbarossa è morto da più di un decennio e con lui, solo sette anni dopo, anche il figlio Enrico. Per la prima volta dopo anni nel Nord dell’Italia si respira aria di pace, almeno con l’Impero, grazie al lungo periodo di crisi destinato ad aprirsi dopo la morte di Enrico VI Barbarossa. La città di Novara si è appena aggiunta ad un movimento che ha interessato tutto il Nord dell’Italia ed è destinato a cambiare per sempre la geopolitica del territorio italiano. Ormai da qualche anno è in costruzione l’edificio che meglio esemplifica questo movimento, motum che scuote dall’interno tutti i cives novaresi e li fa sentire, per la prima volta parte di qualcosa di grande. Così grande che vale la pena di lottare, anche fra di loro. Questo edificio, come forse avrete già inteso, non è altro che parte del Broletto.

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Fig. 2. Fregio del Broletto, Combattimento contro un leone, particolare, Novara, Palazzo dell’Arengo.

Il luogo dove risiede l’amministrazione politica dell’intera città, ormai diventata in grado di autodeterminarsi, in sintesi: il Comune. Secondo un’associazione che ricorda l’ambito sacro, ma, definitivamente immessasi nel profano; il luogo che viene utilizzato per una determinata azione diventa l’azione stessa e viene investito di un’aura superiore. Così il luogo deputato per le scelte politiche diventa il tempio della politica e come ogni edificio sacro che si rispetti, deve ricevere ogni onore. Tutti i cittadini vengono chiamati a versare un obolo ingentissimo per la costruzione di questo manifesto, ma nessuno ne rimpiange i costi. Anzi, chi più ne ha, più ne mette. Nessuno bada a spese pur di classificarsi nei primi posti di una lista empirica in cui tutti i cittadini facoltosi non vedono l’ora di inserirsi. Poter partecipare a questo genere di spese e, soprattutto, poterlo fare con grande munificenza significa essere i signori più potenti della città.

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Fig. 3. Fregio del Broletto, Scena cavalleresca, particolare, Novara, Palazzo dell’Arengo.

Denaro e potere sono un binomio vincente in tutte le epoche, ma ora più che mai, mettere denaro a disposizione del bene pubblico materializza la possibilità di avere più denaro in futuro, attraverso l’appropriazione di un ambitissimo posto nel governo. Proprio così a Novara nel 1209, come in molti altri Comuni del settentrione italiano, viene eretto il palacium novum comunis. Nel punto più alto della muratura un lungo nastro istoriato si dipana, avvolgendo l’intero perimetro della sottogronda.

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Fig. 4. Fregio del Broletto, Squillo di trombe, particolare, Novara, Palazzo dell’Arengo.

Un uomo armato si scontra con un leone, una coppia si unisce in un atto spudoratamente carnale. Una teoria di figurette a cavallo si sfidano e si rincorrono nelle loro coloratissime armature. Ai nostri occhi non appare altro che un semplice torneo cavalleresco, (fieri combattenti che si sfidano a morire per l’onore della famiglia), e forse così dovremmo considerarlo, almeno per questa porzione.

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Fig. 5. Fregio del Broletto, Atto osceno, particolare, Novara, Palazzo dell’Arengo.

Se non che, dopo una breve lacuna (che oggi accoglie un brano tratto dalla Cronaca di Pietro Azario) strane figure si alternano sul fregio. Una fiera avvinghia un puledro scattante, un leone giace placido ma vispo e subito dopo, dietro un racemo, un corpo a corpo seguito da una lotta armata. Ancora più in là sfreccia veloce un sinistro figuro, la barba incolta e gli abiti inusuali, con la massima torsione del busto si volta al galoppo e dall’arco teso scocca una freccia verso ignota destinazione. Un orso azzanna lo scudo di un uomo armato che alza la spada sul punto di trafiggere la bestia; e ancora, una figura dai lunghi capelli e i tratti gentili spalanca le fauci di un leone mentre lo cavalca virilmente.

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Fig. 6. Fregio del Broletto, Scena allegorica, particolare, Novara, Palazzo dell’Arengo.

Un verde fauno tracanna del vino e segue uno struzzo armato di pugnale, il suo cavaliere è un nano che imbraccia una viella, due centauri e una sirena concludono la scena. Questo insieme di simboli ed immagini doveva apparire estremamente chiaro agli occhi di un qualunque abitante della città. Alcuni studiosi del secolo scorso (ad empio l’importante contributo della studiosa Maria Laura Tomea Gavazzoli), hanno provato ad interrogarsi sull’arcano significato di questa, per noi, astrusa rappresentazione. Ma non è facile sbrogliare questa matassa. La decorazione che orla l’edificio più antico del complesso del Broletto doveva narrare qualcosa di importante per la città e forse di fondante.

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Fig. 7. Fregio del Broletto, Scena cavalleresca: disarcionamento, particolare, Novara, Palazzo dell’Arengo.

Si potrebbe infatti pensare che lo scontro armato indichi la recente rivendicazione del potere di Novara e della Lega Lombarda, di cui la città faceva fieramente parte, sul contenzioso con l’imperatore Barbarossa e quindi i violenti scontri che precedettero la pace stipulata con l’imperatore, avvenuta a Costanza nel 1183. Un tipo di narrazione disposta su un lungo nastro è sempre stata nota al Medioevo, un illustre esempio è rappresentato dall’arazzo di Bayeux, intessuto verso la fine del XI secolo in occasione della conquista normanna dell’Inghilterra.

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Fig. 8. Arazzo di Bayeux, fine XI secolo, particolare.

Eppure qualcosa continua a sfuggire. Se così fosse, che ruolo giocherebbero il fauno, lo struzzo e l’insolito suonatore di viella? D’altro canto ampliando un po’ il nostro limitato sguardo di abitanti del XXI secolo, potremmo, per un attimo soffermarci su un terreno molto più scivoloso quanto più intrigante. Se ci volessimo arrovellare sul significato simbolico di queste figure potremmo immaginare una narrazione che parli del Buon Governo della città, tema iconografico che gode di molta notorietà, basti pensare all’allegoria di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena del 1338/39. Allora queste figure di difficile classificazione potrebbero assumere il ruolo di monito verso gli spettatori.

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Fig. 9. Fregio del Broletto, Combattimento (Ordalia), particolare, Novara, Palazzo dell’Arengo.

Gli uomini che combattono in un corpo a corpo potrebbero indicare lo scontro fra pari, in un secondo momento istituzionalizzato dal comune, rappresentato forse da quelli che lottano con i bastoni chiodati mentre si coprono il capo con uno scudo (?) riverso.

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Fig. 10. Fregio del Broletto, Scena allegorica, Sansone divarica le fauci al leone (?), particolare, Novara, Palazzo dell’Arengo.

Il personaggio barbuto a cavallo sarebbe, in questa lettura, la costante minaccia saracena mentre quello che spalanca le fauci al leone, l’augurio di un nuovo Sansone.

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Fig. 11. Mosaico pavimentale, Sansone divarica la fauci al leone, particolare, Aosta, Sant’Orso.

Iconografia piuttosto diffusa nel Settentrione, come dimostra il mosaico proveniente dalla collegiata di Sant’Orso ad Aosta. Rappresentare dei mostri o un atto sessuale su uno spazio di grande rilievo avrebbe potuto indicare una volontà apotropaica, così come spesso accadeva durante il Carnevale. Dove tutti gli ‘irregolari’ della società potevano permettersi di assumere un ruolo importante, gli uomini si vestivano da donne, i poveri da re e il mondo per qualche giorno andava avanti alla rovescia. Così, in una festa generale, l’unico grande protagonista, il Riso, allontanava tutti i malanni e trionfava sulle leggi che regolano il mondo, almeno fino al prossimo inverno.

Ildegarda di Bingen

Le immagini  del Fregio del Broletto sono state realizzate da Marco e Alessandro Audisio

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