L’Ora d’Arte di Tomaso Montanari e il culetto dell’angioletto della pala di San Bernardino di Lorenzo Lotto.

«Per tutte le cose c’è una prima volta. Anche per scrivere la recensione di un libro»

Dopo il successo dei volumi A che cosa serve Michelangelo, Il Barocco, La libertà di Bernini, Contro le mostre e Velázquez e il ritratto barocco, lo storico dell’arte Tomaso Montanari, laureato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e attualmente docente di storia dell’arte moderna all’Università per stranieri di Siena e a suo tempo allievo di Francis Haskell, tra i più grandi storici dell’arte del XX secolo nonché uno dei padri della moderna storia sociale dell’arte, torna con un nuovo e accattivante libro, edito da Einaudi, come i precedenti, che si intitola molto semplicemente L’Ora d’Arte L’opera costituita di 213 pagine, costa 15 euro e propone cento brevi schede, se così si possono chiamare, di altrettanti dipinti, luoghi, sculture, architetture e musei del nostro patrimonio artistico, dall’età romana fino ai giorni nostri. Il titolo L’ora d’arte vuole anzitutto richiamare il tempo fisico che Montanari ha trascorso per redigere ogni singola scheda presente all’interno del volume, L’ora d’arte è anche il nome della rubrica che lo storico dell’arte tiene, dal febbraio del 2017, sulle pagine del Venerdì di Repubblica; ma L’Ora d’arte per Montanari è inoltre quel tempo minimo che TUTTE le istituzioni scolastiche dovrebbero dedicare all’insegnamento della storia dell’arte, sempre più considerata una disciplina accessoria e senza importanza.

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Fig. 1 Tomaso Montanari, copertina del libro La libertà di Bernini .

Montanari all’interno delle varie opere proposte nel libro, utilizza un linguaggio piano ed accessibile a chiunque senza ricorrere ad eccessivi tecnicismi e, laddove ricorre a termini propri del linguaggio storico artistico, lo fa spiegando poi quei termini con chiarezza ed efficacia. A questo linguaggio, chiamiamolo “semplice”, lo storico dell’arte affianca una prosa alquanto poetica ricreando immagini e sensazioni da lui stesso provate e vissute in prima persona durante la visita a quelle opere, che in più di un’occasione fanno davvero emozionare il lettore. Non mancano poi costanti riferimenti all’attuale situazione politica con stoccate, ben altro che velate, al modo con cui il precedente governo (non) ha affrontato la questione dei migranti e al tema del crescente autoritarismo nazionale da parte di alcuni schieramenti politici. Per Montanari, critico militante, l’arte diventa un mezzo attraverso la quale trovare parallelismi con l’attualità, ed è proprio perché le opere d’arte antica parlano ancora a noi contemporanei che la storia dell’arte diviene mezzo privilegiato e strumento concreto di un insegnamento civile, etico, morale, pregno di significati di tolleranza e altruismo, oltre che veicolo di bellezza e cultura.

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Fig. 2 Tomaso Montanari, copertina del libro L’ora d’Arte.

Così ecco che scorrono davanti al lettore alcuni tra i più importanti e significativi esempi di arte del nostro bel paese, tra i monumenti antichi compaiono il Pantheon, la Tomba di Cecilia Metella a Capo di Bove e l’Arco di Benevento; per l’età medievale non poteva mancare la straordinaria basilica di Sant’Angelo in Formis, riflesso della ben più grandiosa e perduta basilica desideriana di Montecassino. E poi ancora gli affreschi di Cimabue e di Giotto, la grande scultura di età romanica di Giovanni Pisano e i frammenti del monumento funebre di Margherita di Brabante moglie di Enrico VII. Il Rinascimento è testimoniato invece dalle sculture di Donatello e dai dipinti come la Madonna di Tarquinia di Filippo Lippi, commissionata dal bellicoso cardinale Giovanni Vitelleschi per usare le parole di Montanari, nonché dal Disarcionamento del condottiero senese Bernardino della Ciarda di Paolo Uccello; dalla Madonna del parto di Piero della Francesca, affrescata per la chiesa di Santa Maria di Momentana nei pressi di Monterchi, alla fragilissima Pietà di Giovanni Bellini del Museo civico di Rimini.

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Fig. 3 Affreschi dell’abside di Sant’Angelo in Formis.

Si vedono sfilare i più grandi nomi dell’età moderna, dunque Leonardo con la sua incompiuta Adorazione dei Magi degli Uffizi, Raffaello e la sua straordinaria Madonna Sistina, Tiziano con l’Amor Sacro e Amor profano, allegoria del modo di intendere l’amore ma dai più complessi significati simbolici tratti dal repertorio antico. Poi Correggio e gli affreschi della Camera della Badessa Giovanna da Piacenza a Parma, con quel particolare delle Tre Grazie che più che danzare sensualmente sembrano visibilmente infastidite dalla presenza di occhi indiscreti, o ancora la Deposizione di Volterra di Rosso Fiorentino e quella di Jacopo Pontormo da poco restaurata, nella cappella Capponi in Santa Felicita a Firenze.

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Fig. 4 Antonio Allegri detto il Correggio, Le Tre Grazie, particolare della volta della Camera della Badessa Giovanna da Piacenza, Parma, convento di San Paolo.

Tra le più belle opere di scultura di cui ci parla Montanari nel suo libro troviamo poi il Perseo di Benvenuto Cellini, o il Gufo di Gianbologna dove poco più avanti ritroviamo lo scalpello dell’artista nelle sculture del parco di Pratolino progettato da Bernardo Buontalenti.

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Fig. 5 Giambologna, mostro dell’Appennino, parco di Pratolino.

Per il Seicento compaiono puntuali Annibale Carracci, Caravaggio, l’inquietante Santa Cecilia dello scultore Carlo Maderno, le atmosfere lunari della Fuga in Egitto di Adam Elsheimer; uno tra i più bei ritratti di Antony Van Dyck, quello dell’intellettuale romano e membro dell’Accademia dei Lincei Virginio Cesarini, una non convenzionale natura morta dello spagnolo Francisco Zubaran, un disegno splendidamente intimo di Guercino con San Giuseppe con in braccio Gesù bambino, i ventagli con i rebus del pittore fiorentino Stefano Della Bella e molti altri.

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Fig. 6 Francisco Zubaran, Natura morta.

Una carrellata davvero imponente di capolavori, alcuni noti altri meno noti (che lasciamo scoprire al lettore curioso e ghiotto di conoscenza); tra i grandi spuntano anche gli “uomini importanti” ritratti da Bernini come Thomas Baker oltre che la maestosa e imponente Cattedra di San Pietro, e tra i meno noti l’Esopo di Velázquez, l’Autoritratto di Nicolas Poussin, l’Allegoria della Fortuna di Salvator Rosa. Si passa dalla smisurata e barocchissima volta dell’Escalera dell’Escorial di Madrid di Luca Giordano all’ironica visione della nobiltà genovese di uno tra i più eccentrici ed irriverenti pittori del barocco italiano, genovese in particolare, Alessandro Magnasco; dai ritratti elegantemente imbalsamati del bergamasco Fra Galgario fino agli affreschi evanescenti della residenza di Wurzburg di Giovan Battista Tiepolo. Per l’età contemporanea gli esorcismi inquietanti di Francisco Goya conversano in piena armonia con il tranquillissimo ritratto di una casa rustica del poco conosciuto pittore inglese Thomas Jones. Il dinamico Seminatore di Van Gogh accostato alla natura morta con bottiglie, ma tutt’altro che morta, del bolognese Giorgio Morandi.

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Fig. 7 Alessandro Magnasco, Trattenimento in un giardino d’Albano.

A pagina 192 del libro c’è poi l’opera che forse più di tutte racchiude bene il senso della storia dell’arte, si tratta di uno scatto del fotografo Tom Hunter che riprende in senso contemporaneo la Donna che legge una lettera dipinta da Jan Vermeer tra il 1657 e il 1659. La fotografia di Hunter si intitola Donna che legge l’ordinanza di sfratto e racchiude in sé, anche se con tutt’altri significati una rielaborazione in chiave attualizzante dell’opera del grande pittore olandese del XVII secolo. Infatti Montanari alla fine del commento dell’opera scrive: “la forza della luce, l’intensità emotiva e l’inscalfibile cristallo di silenzio in cui la donna sembra chiusa sono gli stessi di Vermeer. E ti sembra un miracolo”.

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Fig. 8 Tom Hunter, Donna che legge l’ordinanza di sfratto.

Solo queste ultime parole tratte dal libro di Montanari dovrebbero bastare a far capire al lettore la raffinatezza e la sensibilità della penna dello storico dell’arte, che riesce in una sola pagina a far risultare familiari opere lontane nello spazio e nel tempo con richiami all’attualità e riferimenti alla cultura del nostro tempo, senza tuttavia trascurare raffinati aspetti di storia della critica d’arte, riportando spezzoni tratti dalle fonti antiche e anche contemporanee. La storia dell’arte diventa veicolo di un messaggio che viene reso dal critico attuale e attinente con i tempi storici e sociali che stiamo vivendo. I titoli dei vari commenti alle opere, “delle schede” o meglio di ogni breve capitolo del libro, non fanno mai riferimento al titolo proprio dell’opera descritta e analizzata, ma sono il frutto della brillante mente di Montanari, che introduce il lettore all’opera e all’artista che l’ha realizzata lentamente e a piccoli passi, guidandolo ad ogni passo. La copertina è poi la cosa più divertente, dove in primo piano compare un particolare della pala di San Bernardino di Lorenzo Lotto, ovvero il culetto dell’angioletto svolazzante che sorregge il drappo verde sotto il quale si sta svolgendo la Sacra conversazione tra la Vergine e i vari Santi che abitano l’opera tra i quali c’è appunto anche San Bernardino. Questo a dimostrazione che la storia dell’arte anche se fatta in maniera leggera, divulgativa (termine che qui va inteso nel suo senso più alto e nobile), e a volte anche divertente e priva di quella boria che spesso caratterizza gli storici dell’arte, rimane a mio avviso l’antidoto più efficacie contro l’ignoranza, l’idiozia, la deficienza, la paura e la cattiveria del genere umano.

L’ora d’arte è un libro assolutamente da leggere!

Marco Audisio

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