La chiesa parrocchiale dell’Assunta di Santa Maria Maggiore fu la prima chiesa eretta in Valle Vigezzo, sicuramente prima dell’anno Mille e da essa dipendevano le comunità limitrofe di Malesco, Craveggia, Toceno, Crana, Zornasco, Druogno, Buttogno e Coimo.
La primitiva chiesa era simile a una piccola cappella adibita al culto; venne poi ampliata in stile romanico del quale rimangono frammenti architettonici e ornamentali tra cui il grande rosone al centro della facciata. Un altro elemento romanico conservato sino ad oggi è una colonna in serpentino collocata attualmente sopra un basamento sulla strada che da Santa Maria porta a Crana, poco prima dei giardini pubblici e dell’ex cinema comunale.

Nel XVI secolo furono eseguiti lavori di ristrutturazione che portarono, a lavori finiti, a un tempio a pianta romanica a tre navate con soffitto a cassettoni, con facciata finestre e coro in stile rinascimentale.
Ma nel XVIII secolo la chiesa venne demolita e ricostruita pressoché totalmente attraverso una serie di lavori che si protrassero negli anni e solo nel 1770 si tenne la consacrazione del nuovo edificio, ad una sola navata, imponente e con un’altezza interna di 27 metri.

Le spese di costruzione furono sostenute in gran parte da Gian Paolo Feminis che investì 60.000 lire imperiali e dalle comunità di Crana e Buttogno, oltre che donazioni in denaro di privati.
Della vecchia chiesa romanica, come già detto, rimane il campanile e il grande rosone conservato sulla facciata, oltre a una colonna in serpentino conservata ancora oggi sulla strada che da Santa Maria porta alla frazione di Crana.

Grandioso e interessante dal punto di vista pittorico e non solo architettonico è l’interno che ne fa una delle chiese più maestose e scenografiche del Verbano e della diocesi di Novara.

Ad un’unica navata con paraste di ordine corinzio, l’interno presenta quattro altari laterali sul lato sinistro e quattro sul lato destro. In fondo l’abside ospita l’altare maggiore in marmo di Carrara, che culmina con la statua del Redentore. Dietro l’altare si trova il coro in noce del 1768.

Partendo dalla porta di ingresso, il primo altare a sinistra racchiude il Battistero costituito da una grande vasca in serpentino sormontata da una piccola cupola intarsiata in legno in stile tardo gotico. Segue l’altare dedicato alla Madonna di Re. La grande pala, dipinta a olio da Giuseppe Mattia Borgnis, riproduce in alto l’effige della Madonna di Re e al centro della tela San Francesco di Sales e San Giovanni Nepomuceno e lo stemma della famiglia Cavalli. E’ uno dei dipinti meno noti del Borgnis, ma comunque di pregio artistico nella finezza dei volti dei due santi e nelle figure degli angeli che li circondano.

Il terzo altare a sinistra è quello della Madonna del Rosario che presenta oltre a numerosi stucchi, i quadretti ovali in cui sono affrescati i misteri del Rosario, mentre al centro è conservato un affresco della Madonna del latte del XIV secolo in cui spicca soprattutto il trono in stile gotico. A destra è custodita la statua in legno dorato della Vergine Assunta, scolpita in Germania nel secolo XVI e di imitazione berniniana. Il piedistallo fu scolpito nel 1911 dallo scultore Francesco Zamboni di Santa Maria Maggiore. Sul pavimento di questa cappella è collocato un altro elemento dell’antica chiesa romanica: un mostro, forse un leone, che divora un putto, un tempo conservato nell’ossario adiacente alla chiesa, che oggi non esiste più.

Segue l’ultimo altare a sinistra dedicato al Santissimo Crocifisso. Al Cristo in legno posto al centro fanno da corona le tre Marie con i santi Giovanni Evangelista, Lorenzo e Giacinto dipinti dal Borgnis e parzialmente ridipinti successivamente dal pittore torinese Luigi Morgari nel 1892. Sulle pareti laterali vi sono i medaglioni in chiaroscuro dei santi Giacinto e Francesco da Paola, protettori della famiglia Balconi, commissionaria di questo altare, un’altra delle famiglie nobili che frequentarono la valle, tra Settecento e Ottocento.

Prima della zona absidale, è necessario soffermarsi sul grande catino della cupola centrale affrescato dal Borgnis e raffigurante L’Incoronazione della vergine Assunta. L’affresco riproduce circa quattrocento figure tra santi e profeti e ricorda la grandiosa e spettacolare Gloria del Paradiso della cupola della chiesa parrocchiale di Craveggia sempre del Borgnis di cui riprende lo schema dei personaggi disposti concentricamente. Sono pure del Borgnis i quattro evangelisti sui pennacchi, mentre le lunette con i piccoli angeli coronanti la cupola furono dipinti da Lorenzo Peretti nel 1846.

Nel presbiterio, oltre al già citato altare, spicca il coro in noce formato da ventitré stalli e soprattutto la grande pala affrescata dal Borgnis e racchiusa in una cornice di stucco barocca raffigurante l’Assunzione della Vergine alla presenza degli apostoli. I due grandi affreschi del presbiterio, sempre del Borgnis, rappresentano La natività della Vergine a destra e La morte della Vergine a sinistra. I personaggi del primo affresco indossano i tradizionali costumi vigezzini della prima metà del Settecento, elemento piuttosto diffuso in Valle nella pittura settecentesca.

Seguono, quindi, gli altari a sinistra del presbiterio. Procedendo dall’altare maggiore, abbiamo l’altare in marmo di stile classico dedicato agli Angeli custodi. Il dipinto a olio al centro dell’altare rappresenta l’Arcangelo Raffaele che accompagna il piccolo Tobiolo, difendendolo da demonio. Non ne conosciamo l’autore, ma si tratta forse di una pala tardo seicentesca.

L’altare successivo è dedicato a San Carlo Borromeo e fu costruito nella forma attuale nel 1745 a spese della famiglia Borgnis di Francoforte. Presenta elementi classici misti a elementi barocchi. La parte mediana racchiude lo scurolo di San Carlo con il busto in argento del santo e presenta due colonne in marmo policromo con i quattro stemmi di Casa Borromeo: humilitas, Liocorno, Cavallo e aratro. I fregi e l’ovale sopra l’altare, come pure le figure ai lati di Santa Caterina Vergine martire e di San Gerolamo sono di Giuseppe Mattia Borgnis.

L’ultimo altare, vicino alle porte di ingresso, è dedicato alla Vergine Immacolata e presenta al centro una pala a olio, seicentesca, dipinta dal pittore Carlo Maria Gasparoli, artista del quale al momento non sappiamo altro. Sulle pareti a fianco sono dipinti a chiaroscuro San Maurizio martire e Sant’Agostino.

La severa ornamentazione in chiaro scuro dell’interno della chiesa presente su parte del soffitto e nei fregi che corrono lungo tutti gli altari, venne eseguita nel 1846 da Cristoforo Spigaglia che adottò la cosiddetta tecnica a grisaille, di provenienza francese, caratterizzata da sfumature di grigio. Si tratta di una pittura fatta a monocromo presente anche in altre chiese della Valle.
Il portico esterno della chiesa presenta sul soffitto un altro affresco dedicato alla Vergine Assunta, opera del pittore Lorenzo Peretti.

Un’ultima nota è da dedicare all’alto campanile in cui non sfugge la struttura medievale, soprattutto nella parte più antica a fascia di blocchi cubici e rettangolari alternati. L’elemento romanico è ancora caratterizzato dalle finestre monofore nei primi due piani, bifore nel terzo e trifore nel quarto, sostenute da colonnine di serpentino ora murate.
Claudio Severino Recupito
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