Quest’anno si celebrano i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri e proprio per questa occasione è stata allestita la mostra bibliografica Dante a Novara. Edizioni, autori e personaggi della Commedia tra Sesia e Ticino presso la biblioteca civica Carlo Negroni di Novara, visitabile a partire da lunedì 11 ottobre. L’esposizione è curata da Roberto Cicala e Paolo Testori con la collaborazione di Alessandro Audisio, Federica Rossi e Valentina Zanon.

Carlo Negroni è stato un giurista, un letterato e un politico nato a Vigevano ma successivamente trasferitosi a Novara ed è grazie alla sua passione per Dante che la città può vantare una collezione unica nel suo genere delle opere del sommo poeta. Negroni nel corso della sua vita collezionò più di 2200 pregiati volumi ed è proprio da questa collezione che sono stati selezionati i libri esposti in mostra. Il ricco percorso espositivo vuole celebrare la figura di Dante Alighieri, ma anche illustrare i cambiamenti che sono intercorsi durante i secoli nella produzione dei libri e mettere in evidenza il legame tra il sommo poeta, la città di Novara e i suoi abitanti. La mostra si apre con un manoscritto del 1465 della Divina Commedia realizzato da Giovanni Zacchi, colto umanista originario di Volterra, che testimonia l’antica arte amanuense. La data della realizzazione del manoscritto è presente nella prima pagina del volume sotto lo stemma della famiglia Zacchi e sotto la mitologica figura di Deianira a cui sono rivolti anche alcuni versi scritti dallo stesso copista: Conserva, Deianira l’arme e ’l core, / conserva la memoria di colui / che tante rime scripse in tuo honore, / et tanto te ama, quanto tu lui. Oltre al disegno riportato sulla prima pagina e alle iniziali miniate, l’ultima pagina del manoscritto è decorata da un altro disegno, questa volta firmato Zaccaria Zacchi e raffigurante una Madonna con il bambino o una allegoria della Carità.

L’esposizione prosegue con i preziosi incunaboli della collezione Negroni, ovvero con quei libri a stampa realizzati prima del 1500 in quel lasso di tempo in cui la nuova tecnica di produzione dei libri, messa a punto dal tedesco Gutenberg nel 1454, non aveva ancora assunto una propria autonomia rispetto alla produzione manoscritta, ma anzi cercava di riprodurre il più fedelmente possibile gli elementi dei codici miniati. Spicca tra queste prime stampe l’edizione della Commedia del 1481 che è arricchita dalle calcografie tratte dai disegni di Sandro Botticelli e che è al centro di un progetto internazionale promosso dalla Fondazione Polonsky e dal Consortium of European Research Libraries (CERL) che intende censire tutti gli esemplari di questa edizione sparsi per il mondo. Sono inoltre esposte, tra le altre, la prima edizione milanese della Divina Commedia pubblicata nel 1478 e curata dal novarese Martino Paolo Nibbia, la riccamente decorata Commedia del 1487 con xilografie acquerellate e inserti in foglia d’oro e la prima edizione del Convivio risalente al 1490.

I libri a stampa, dal XVI secolo in avanti, iniziano ad assumere nuove caratteristiche proprie e si discostano sempre più dai manoscritti medievali: questo risulta evidente in mostra grazie alla presenza di alcune pregiate edizioni realizzate dalla stamperia di Aldo Manuzio, che è considerato il primo editore moderno. Manuzio avvia la sua attività a Venezia nel 1494, idea il nuovo carattere corsivo insieme al tipografo Francesco Griffo che appare per la prima volta nelle lettere di Santa Caterina da Siena, realizza i primi libri tascabili senza commento e impronta tutto il suo lavoro in maniera rivoluzionaria. Esposti in mostra si possono trovare due esemplari della Divina Commedia stampati da Aldo Manuzio: il primo del 1502 e il secondo, arricchito da diverse xilografie, risalente al 1515. Le edizioni aldine ottennero un così grande successo in Europa che tante furono le imitazioni, come è evidenziato nel percorso espositivo dalle falsificazioni lionesi di entrambi gli esemplari veneziani che furono realizzabili grazie alla mancanza di una legge sul diritto d’autore.

Altro spazio in mostra è dedicato ad alcune cinquecentine accomunate dalla presenza di illustrazioni che cercano di rappresentare l’affascinate geografia del poema dantesco: da sempre i lettori della Divina Commedia hanno provato ad immaginare come potessero apparire visivamente i luoghi oltremondani e naturalmente anche molti artisti lo fecero come si può osservare durante la visita alla mostra Dante a Novara.

L’esposizione si sofferma poi su due personaggi presenti nell’opera dell’Alighieri legati con il territorio novarese: il primo è il frate eretico Dolcino da Novara collocato appunto all’inferno e che viene ricordato anche in alcune pagine del famoso romanzo del 1980 scritto da Umberto Eco, ovvero Il nome della rosa; il secondo invece è Pier Lombardo, ecclesiastico originario di Lumellogno, che fu vescovo di Parigi e autore di importanti opere teologiche e che Dante nomina nel suo Paradiso.

Il rapporto tra Novara e il poeta fiorentino è ulteriormente indagato con la presenza di alcune edizioni della Divina Commedia curate da illustri personaggi novaresi: si possono infatti osservare le terze rime dantesche curate da Carlo Negroni, ma anche le pagine della Commedia fittamente annotate e commentate dal poeta Clemente Rebora che per lungo tempo insegnò a Novara.

La mostra infine si chiude con il confronto tra libri di formati diversi: troviamo la monumentale edizione della Divina Commedia arricchita dalle famose illustrazioni di Gustave Dorè, ma anche libri dalle dimensioni molto più ridotte, trasportabili ovunque, addirittura in ventiquattresimo.
Dante a Novara. Edizioni, autori e personaggi della Commedia tra Sesia e Ticino è visitabile gratuitamente prenotandosi sul sito https://comune-novara.smartbooking.me/mostra-dante-a-novara/.
Lunedì e martedì la mostra è riservata alle scuole mentre mercoledì, giovedì e sabato è aperta a tutti.
Vi invitiamo quindi a prenotare la vostra visita per ammirare questi tesori conservati nella biblioteca Carlo Negroni di Novara, unici per la loro rarità e importanza.
Alessandro Audisio
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