Divorare il cielo di Paolo Giordano

Ormai da qualche mese è uscito per Einaudi l’ultimo libro di Paolo Giordano, intitolato Divorare il cielo, e i lettori si sono divisi tra chi lo ha apprezzato molto e chi invece lo ha trovato debole. Sicuramente io faccio parte della seconda categoria di persone.

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Copertina del romanzo

Divorare il cielo ha una partenza promettente che però viene sprecata, proseguendo in un romanzo che va avanti stancamente fino alla fine. Il romanzo è sostanzialmente una storia di amore e di amicizia tra alcuni ragazzi che la narrazione segue da quando sono adolescenti fino, più o meno, ai loro trent’anni.

La protagonista è Teresa, una ragazza che abita a Torino ma che d’estate passa le sue vacanze a Speziale, in Puglia, dove abita la nonna paterna. Qui una notte vede per la prima volta, mentre stanno facendo un bagno di nascosto nella piscina di casa sua, tre ragazzi che attirano immancabilmente la sua attenzione. Questi tre ragazzi sono Bern, Nicola e Tommaso i quali vivono in una masseria poco distante con Cesare e Floriana. Nicola è figlio della coppia, Bern è figlio della sorella di Cesare (ma vive con gli zii) e Tommaso è stato adottato (come scopriamo da un’analessi inserita nel romanzo). Cesare è la figura attorno alla quale si svolge la vita nella masseria, il quale impartisce ai tre ragazzi un’educazione di tipo religioso, molto legata alle sacre scritture e a riti che sono più vicini a quelli di una setta. Teresa è fin da subito stregata dalla masseria, da ciò che avviene lì e soprattutto dai tre giovani, in particolar modo da Bern. Tra Teresa e Bern nasce un’intesa profonda, un’attrazione magnetica che si trasforma molto presto in amore. Le giornate trascorse nella masseria passano lentamente e sono immerse come in un’atmosfera onirica e surreale.

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Masseria pugliese che rende approssimativamente l’idea dell’ambientazione di una parte del romanzo

Quando però Teresa deve tornare a Torino alla fine dell’estate è come se il mondo della masseria scomparisse, non ha notizia di Bern e degli altri, anche se non pensare a ciò che avviene a Speziale è difficile. Solo quando arriva l’estate e Teresa torna a casa di sua nonna, tutto sembra essere tornato alla normalità e trova tutto come lo aveva lasciato. A un certo punto però qualcosa cambia irrimediabilmente la situazione di Bern, Tommaso e Nicola, un qualcosa che Teresa in un certo senso rifiuta di vedere e conoscere: solo diversi anni dopo, parlando con Tommaso, vorrà conoscere tutta la storia.
Nel romanzo si incastrano diversi piani temporali con un uso complesso di analessi e prolessi, che sono congeniati bene e senza effetti di disorientamento per il lettore.
Ho trovato però la trama troppo inverosimile e una sovrabbondanza di temi e di personaggi disfunzionali.

Ogni pagina aggiunge elementi a cui, francamente, faccio fatica a credere, durante la lettura ho perso il contatto con la narrazione, non riuscivo più a immedesimarmi con le vicende dei personaggi perché troppo lontane dalla realtà. Vengono descritti personaggi, ognuno dei quali ha dei problemi importanti, troppo importanti e ingombranti: personaggi orfani, personaggi che hanno una madre ma che vengono abbandonati, altri che hanno problemi di alcol e droga, altri che vivono come dei guru religiosi, altri ancora che commettono gravi reati (per rimanere ancora su alcuni dei problemi “minori” che hanno, per non rivelare troppo della trama). Ho avuto l’impressione che fosse tutto troppo esagerato, troppo forzato, quasi come se, per voler aggiungere nuovi temi da affrontare nella narrazione, ci fosse bisogno di forzare la mano e inserire a ogni pagina elementi di problematicità.
Una riflessione personale: capisco che a volte è meglio non sapere certi dettagli della vita delle persone che ci circondano, soprattutto se ci possono far perdere la fiducia in loro o possono cambiare la visione che abbiamo di essi, ma quando si ha un rapporto così forte con un’altra persona, com’è quello tra Bern e Teresa, com’è possibile non voler sapere, soprattutto una cosa così importante come quella che ha vissuto Bern? Non lo so, purtroppo non riesco a capire e questo non capire e non credere a ciò che avviene nel romanzo mi ha portato a distaccarmi dalle vicende narrate e, quindi, a non apprezzare il libro.

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Paesaggio islandese in cui è ambientata una parte importante del romanzo

Ho trovato, inoltre, il romanzo troppo ricco di temi, i quali non vengono indagati in profondità ma solo accennati senza una vera e propria riflessione. È presente il tema dell’amore, dell’amicizia, dell’ecologia, della sessualità, della ricerca dell’indipendenza, della maternità, dell’abbandono da parte dei genitori, delle dipendenze, dell’aborto e ancora molti altri. Sia ben chiaro trattare diversi temi in un romanzo è sempre una buona cosa, ma devono essere indagati in modo più approfondito a mio avviso.
Insieme all’amore, che possiamo dire essere il tema conduttore di tutto il romanzo, anche la continua ricerca di un luogo incontaminato è una costante, sebbene un luogo totalmente intoccato dalla mano dell’uomo, purtroppo non esista più su questa terra.

Il personaggio più riuscito è senza dubbio quello di Bern: attraverso le sue azioni e le sue parole riusciamo a comprendere realmente la sua natura, riusciamo a capire come pensa e come potrebbe agire. Bern è un personaggio a tutto tondo, forte, in grado di arrivare al lettore. Teresa invece, che è la controparte femminile e la narratrice della vicenda, è un personaggio passivo, di poca azione, che subisce quello che gli altri decidono per lei, forse compensato dalla figura, invece energica, di Bern.

Le parti che più mi sono piaciute del romanzo sono quella iniziale, dove tutto lasciava intendere che si sarebbe entrati in una narrazione coinvolgente, e la parte centrale dove Bern e Teresa si ritrovano a vivere insieme nella masseria. L’inizio del romanzo con questa sua atmosfera quasi incantata e con quell’aura di mistero che circonda la masseria mi ha convinto, peccato che questa buona premessa non sia stata, a mio parere, sfruttata con l’avanzare della narrazione.

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Foto di Paolo Giordano, autore di Divorare il cielo

Divorare il cielo potrebbe essere una buona lettura per l’estate, soprattutto per quel po’ di mistero che vi è contenuto, ma l’ho trovato un po’ pretenzioso, come se al suo interno ci si potesse trovare una vicenda densa e ricca di riflessioni ma che in realtà è difficile scovare.

Alessandro Audisio

3 risposte a "Divorare il cielo di Paolo Giordano"

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  1. Forse a me é piaciuto un po’ di più. Teresa con la sua sofferenza, ad un certo punto mi ha tirato dentro alla storia e soffrivo con lei.
    Ma mi sono persa quando sembrava di essere in un girone dell’inferno.Troppo di tutto. Mancava solo l’arrivo delle cavallette e la distruzione di tutto….anzi forse sono persino arrivate. 😱
    La scrittura rimane molto forte, precisa e coinvolgente.
    Peccato per aver voluto strafare.

    Piace a 1 persona

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