L’Oratorio di San Luigi a Craveggia

L’Oratorio di San Luigi di Craveggia sorge nell’estremità più alta del paese, quasi al limite dell’abitato, a ridosso con la strada provinciale che da Craveggia porta ai rifugi della Vasca e del Blitz. E’ una piccola chiesa che, pur nella sua forma architettonica slanciata, rimane quasi nascosta dalle case di impronta signorile che sorgono davanti ad essa. Situata all’interno del più antico borgo della Val Vigezzo, dal mese di Febbraio 2017 è stata classificata “Luogo del cuore” del FAI, Fondo per l’ambiente italiano, a seguito dell’ottavo censimento nazionale promosso nel 2016 dal FAI allo scopo di individuare sul territorio nazionale quei luoghi maggiormente segnalati a livello popolare e che necessitano di essere riportati alla luce e tutelati come beni artistici e culturali.
L’oratorio di San Luigi ha ottenuto 2.960 voti, classificandosi all’ottavo posto della graduatoria della Regione Piemonte e al quarto posto nella graduatoria della provincia di Verbania. Le firme, corrispondenti ai voti, sono pervenute non solo dal Piemonte, ma anche dalla Lombardia e dal Veneto. In tal modo è stato possibile salvarlo da un futuro di degrado dovuto a sette anni di chiusura pressoché totale, nonostante sia rimasto luogo consacrato a tutti gli effetti. Questo in conseguenza del fatto che nel 2011 è cessata l’attività dell’attigua casa di riposo per persone anziane (ex Collegio Borgnis), trasferitasi nel comune di Re, ragion per cui il piccolo oratorio non aveva più avuto la funzione di cappella privata del ricovero; funzione ricoperta già a partire dagli anni Settanta del secolo scorso.
Attualmente l’Oratorio è proprietà del Comune di Craveggia.
L’edificio fu costruito tra il 1850 e il 1860 come cappella dell’appena nato Collegio maschile Borgnis, sistemato da poco nell’adiacente casa ottocentesca e voluto dal benemerito Domenico Agostino Borgnis, discendente da un ramo di questa ricca famiglia craveggese di commercianti e la cui tomba si trova all’interno dell’Oratorio. Rimase sempre in uso privato non solo del Collegio, ma successivamente delle scuole gestite dai padri Rosminiani nella prima metà del secolo XX ed infine della casa di riposo.

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Fig. 1 Facciata dell’Oratorio di San Luigi a Craveggia.

La chiesa, dalle forme architettoniche molto slanciate, termina esternamente con un timpano coperto da un tetto spiovente ricoperto di beole e presenta una facciata molto alta e stretta. La muratura è di colore bianco in perfetta sintonia con l’edificio adiacente che ospitava il collegio e, nel suo insieme, la struttura si inserisce perfettamente nel contesto urbano dell’abitato. La parte destra dell’edificio, guardando la facciata, è costruita su un terreno in pendenza, poiché la strada che la fiancheggia è in salita e questo crea una sorta di sbilanciamento architettonico all’interno che si nota in particolare guardando l’altare e l’abside dalla porta di ingresso da dove l’altare e la balaustra presentano una leggera inclinazione verso sinistra.
L’interno si presenta ad un’unica navata, piuttosto lungo e stretto e termina con l’abside dove è situato l’altare in marmo bianco con stucchi dorati, originario dell’epoca in cui l’oratorio fu costruito.

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Fig. 2 Interno dell’Oratorio di San Luigi a Craveggia.

Lungo le due pareti interne sono collocati i monumenti tombali di Domenico Agostino Borgnis e della moglie Maria Caterina, entrambi sepolti in questa chiesa in quanto benefattori e promotori dell’annesso collegio. Il monumento a Domenico Agostino in marmo di carrara è opera dello scultore novarese Giuseppe Argenti e venne inaugurato in questo Oratorio nel 1865. Il monumento alla moglie risale invece al 1908. Per dovere di cronaca ricordiamo che il Borgnis nacque nel 1799 e morì nel 1843 all’età di soli 44 anni a causa di una malattia polmonare non curabile a quell’epoca; la moglie Caterina nacque nel 1808 e morì nel 1872 all’età di 64 anni e proseguì sino alla morte l’opera benefica del marito non solo a favore del collegio, ma anche della popolazione craveggese e della Valle.
Le panche in noce all’interno della chiesa sono anch’esse originali della seconda metà del XIX secolo; alcune furono donate da privati, come era nell’usanza dell’epoca. L’elemento più importante è comunque la grande pala d’altare, denominata “Pala di San Luigi”.

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Fig. 3 Luigi Litta, La Vergine Immacolata tra San Luigi Gonzaga e San Rocco, 1860, Craveggia, Oratorio di San Luigi.

L’Oratorio venne dedicato subito a San Luigi Gonzaga, ritenuto dalla tradizione cattolica patrono dei giovani, in affinità, quindi, con l’annesso collegio maschile. La tela fu dipinta nel 1860 appositamente per la chiesa dal pittore ferrarese Luigi Litta. Nato nel 1813 a Ferrara, Luigi Litta aveva poi studiato tecnica pittorica e incisione all’Accademia di Brera di Milano e si era quindi trasferito sul Verbano nel territorio del Lago Maggiore e del Lago D’Orta. Si specializzò nella pittura cosiddetta “vedutista” e divenne un pregevole “reporter” di paesaggi lacustri. Molte sue opere sono conservate al Museo del Paesaggio di Pallanza, sul Lago Maggiore insieme ad alcune sue incisioni, disseminate anche altrove. La pala di san Luigi è la sua unica opera a soggetto religioso; non ne risultano altre prodotte nell’arco della sua carriera e professione di pittore. Il quadro, dipinto a olio, è collocato sopra l’altare e copre una finta porta affrescata sulla parete che inizialmente faceva da contrasto in linea retta con la porta di ingresso. Rappresenta San Luigi Gonzaga inginocchiato a sinistra, davanti alla Madonna, mentre sulla destra vi è San Rocco in piedi con le mani giunte in preghiera. L’immagine di San Luigi, del tutto anomala nel contesto iconografico di questo santo, si presenta di profilo, anziché di fronte e senza il classico crocifisso tra le braccia. Il viso non è quello mistico della tradizione iconografica; si tratta infatti del ritratto di un giovane che viveva a Craveggia a quell’epoca; probabilmente uno dei primi studenti del collegio. Un ragazzo del popolo, quindi, vestito da San Luigi, ma pur sempre esempio di virtù per i giovani.
Più tradizionale l’immagine di San Rocco, in veste di viandante, con la bisaccia sulla spalla, la ferita sulla gamba destra e il cagnolino a fianco.
La Madonna al centro della tela raffigura l’Immacolata che schiaccia con il piede il serpente, simbolo del male e delle tentazioni. Il viso è quello di una donna del popolo e non quello mistico di tanta pittura precedente. Anche nelle vesti che indossa è facile cogliere questo aspetto popolare. Qui il pittore si è rifatto alla tradizione secentesca iniziata con il Caravaggio che, per primo, aveva iniziato a dipingere la Vergine come “donna del popolo”.
La pala si è conservata molto bene e non è mai stata rimossa dalla collocazione in cui si trova.
All’interno dell’oratorio si trovano altre tele appese alle pareti; sono tutte tele del Settecento, probabilmente donazioni di privati pervenute quando la chiesa esisteva già da alcuni anni. Al momento non si conoscono gli autori di esse, tranne che per la tela posta sulla parete di sinistra, entrando dalla porta di ingresso, che rappresenta la resurrezione di Cristo e che viene attribuita al famoso pittore craveggese Giuseppe Mattia Borgnis. E’ datata 1720 e si tratterebbe di un’opera giovanile, sicuramente di valore artistico.

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Fig. 4 Anonimo, Cristo crocifisso con Santa Maria Maddalena, la Vergine e San Giovanni, seconda metà del XVII secolo, Craveggia, Oratorio di San Luigi.

Sulla parete di fronte è posta una crocifissione datata 1708, ex voto della famiglia Ciolina, un’altra delle più note famiglie della Val Vigezzo. E’ una tela di un certo pregio artistico, di mano ignota, che risente di uno stile pittorico d’oltralpe. Raffigura il Cristo sulla croce, assistito dalla Vergine madre e da San Giovanni Evangelista (le due figure più interessanti di questo dipinto) e ai piedi della croce la Maddalena, raffigurata in abiti settecenteschi che richiamano l’abbigliamento delle donne valligiane dell’epoca. Necessita di un accurato restauro e di una pulitura, nonché di un rifacimento della cornice.
Un lavoro di restauro delle pareti interne dell’Oratorio e di imbiancatura delle stesse, a causa dell’umidità e della chiusura dell’ambiente protrattasi per diversi anni, sarà da prendere in considerazione in un prossimo futuro.

Claudio Severino Recupito

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