Qualche settimana fa mi sono imbattuto in una diretta Instagram sul profilo della casa editrice E/O in cui si parlava del quarto e ultimo volume della saga dell’Attraversaspecchi di Christelle Dabos, Echi in tempesta, programmato inizialmente per gli inizi di giugno, ma slittato al primo luglio in seguito ai ritardi della produzione a causa del corona virus. L’entusiasmo con cui si parlava di questa saga, che avevo già adocchiato sugli scaffali delle librerie e tra i primi posti delle classifiche, mi ha contagiato e ho deciso di acquistare il primo volume, ovvero Fidanzati dell’inverno.
Dopo averlo letto però ho subito ordinato anche i due libri successivi (Gli scomparsi di Chiardiluna e La memoria di Babel) perché volevo continuare a scoprire il mondo descritto dall’autrice e il destino dei tanti personaggi che lo popolano. Per ora ho letto i primi due capitoli della saga, ma presto affronterò anche la lettura del terzo per arrivare preparato all’uscita dell’atto finale.

Christelle Dabos è riuscita a creare un fantasy credibile, ricco di dettagli e intrigante: il mondo descritto in Fidanzati dell’inverno non è quello che conosciamo, ha subito una misteriosa lacerazione ed è diviso in arche sulle quali risiedono gli spiriti famigliari, esseri immortali che hanno dato il via alla loro discendenza che popola ciascuna arca.
La protagonista della saga, Ofelia, risiede su Anima, l’arca governata da Artemide, la quale è la progenitrice comune di tutti gli animisti. Ogni spirito famigliare possiede dei poteri diversi che riesce a trasmettere alla propria discendenza: Ofelia è una lettrice, ovvero è in grado, toccando un oggetto, di analizzare le emozioni e le sensazioni di ogni persona che ci è venuta in contatto, riuscendo così a ricostruirne la storia; inoltre è una Attraversaspecchi perché appunto è in grado di usare le diverse superfici riflettenti che incontra come dei portali che la possono trasportare da un punto ad un altro.
Queste due capacità di Ofelia però non sono comuni a tutti gli animisti, devono essere sviluppate con tanta pratica, mentre la capacità che accomuna maggiormente gli animisti è quella di animare appunto gli oggetti, i quali risentono delle loro emozioni, e di ripararli anche con una certa facilità: la zia di Ofelia, ad esempio, Roseline, è in grado di riparare ogni tipo di carta solo sfiorandola con le dita.
Anima è un’arca tranquilla e altrettanto lo sono i suoi abitanti. Ofelia è una giovane ragazza un po’ goffa e impacciata che inciampa spesso, che fa cadere quello che ha in mano, perennemente raffreddata. Ofelia porta gli occhiali, che cambiano colore in base alle sue emozioni, e indossa sempre dei guanti per fare in modo che non legga tutti gli oggetti che tocca, inoltre è descritta sempre in compagnia della sua fedele sciarpa animata. La ragazza gestisce un museo, infatti la sua bravura nel leggere gli oggetti e nel catalogarli la rende la più adatta a questo compito.

La nostra protagonista all’inizio del libro ha appreso la notizia che le Decane, coloro che si occupano del governo di Anima in vece di Artemide, hanno combinato il suo matrimonio con Thorn, un giovane di un’altra arca, il Polo, che presto arriverà su Anima per conoscerla. Questa unione deve costituire una alleanza diplomatica tra le due arche e Ofelia non può sottrarsi a questo matrimonio perché ha già rifiutato altri due pretendenti animisti e perché se rifiuta anche quest’ultima unione porterà disonore alla sua famiglia.
Ofelia quindi è destinata ad abbandonare la sua casa, la sua famiglia, i paesaggi solari della sua arca per andare a vivere al Polo dove la aspetta una vita che è difficile da immaginare. La giovane attraversaspecchi quindi decide di documentarsi sul luogo dove andrà ad abitare e si reca nell’archivio di Anima, gestito dal suo prozio al quale è legata da un grande rapporto di affetto e sincerità, e trova dei resoconti di viaggio di alcuni suoi antenati che si erano già recati al Polo corredati anche da delle fotografie: l’impressione non è delle migliori, l’arca è caratterizzata da un freddo pungente e da un inverno molto rigido ed è inoltre popolata da animali dalle dimensioni paurose. Ofelia sembra però rassegnata al suo destino anche se ovviamente lo sconforto la pervade.

L’arrivo di Thorn, il futuro marito, non sembra migliorare la situazione: questo ragazzo tanto alto e magro e dai capelli biondi, quasi bianchi, ha dei modi bruschi, non è molto loquace e sembra non essere intenzionato a mettere a suo agio Ofelia. La madre della ragazza aveva preparato dei grandi festeggiamenti in onore dell’arrivo del fidanzato della figlia, ma tutto viene mandato a monte e Thorn decide di non perdere tempo e di portare Ofelia subito sul Polo.
La nostra protagonista ovviamente è ancora di più presa dallo sconforto e deve abbandonare la sua famiglia in fretta e furia, accompagnata però da sua zia Roseline che farà da chaperon, è insomma incaricata di garantire che tra i due fidanzati non succeda nulla di compromettente prima del matrimonio.
La vita che attende Ofelia sul Polo è totalmente diversa da quella a cui era abituata su Anima: lo spirito famigliare Faruk governa come se fosse un vero e proprio sovrano e la sua discendenza, divisa in famiglie nobili, ognuna delle quali possiede poteri diversi, e persone normali senza poteri, cerca in tutti i modi di occupare un ruolo di rilievo a corte e di compiacerlo. La corte è quindi un luogo insidioso, dove ognuno è disposto a fare qualsiasi cosa pur di mantenere i suoi privilegi, la sua posizione e i favori dello spirito di famiglia, dove è di norma screditare i propri nemici e non si esita addirittura a ucciderli. Lo spirito di famiglia con tutta la sua corte e i nobili del Polo risiede su città-cielo, una città galleggiante nell’aria, costituita da edifici turriti di stile medievale al cui interno le stanze sembrano seguire leggi spaziali a sé stanti.
Ofelia quindi deve essere tenuta lontana dalla corte, per lei sarebbe troppo pericolosa, soprattutto perché la sua unione con Thorn non è vista di buon grado dalle altre famiglie nobili, e quindi in un primo momento viene ospitata nel maniero di Berenilde, la zia di Thorn.

Il futuro marito di Ofelia fa parte del clan dei Draghi, una famiglia dalle dimensioni ristrette e odiata dagli altri clan della corte. I Draghi hanno il potere di usare la loro mente come un’arma: come si dice nel libro possono usare gli artigli che, come delle vere e proprie lame, feriscono coloro a cui sono indirizzati. Questo potere può essere usato con diversi gradi di intensità: può causare un mal di testa molto forte, può tirare uno schiaffo a distanza ad una persona, ma può anche arrivare a tagliare interi arti e ad uccidere. Proprio per il fatto di possedere questo potere i Draghi sono dei cacciatori, dei cacciatori senza armi, che utilizzano i loro artigli per uccidere le grosse bestie che popolano il Polo.
Un’altra famiglia che anima la vita della corte è quella dei Miraggi, i quali hanno il potere di creare delle illusioni grazie alle quali la corte può sembrare un luogo diverso da ciò che è: i vestiti sono scintillanti, i gioielli sono i più raffinati, l’arredamento delle varie sale è lussuoso e barocco. Ma queste illusioni possono essere anche pericolose, possono confondere i nemici, irretirli e a volte farli cadere in immagini dalle quali è difficile uscire.
La Rete è la terza famiglia che popola le sale della corte: i suoi componenti sono strettamente legati tra di loro, ognuno può vedere e sentire ciò che fa l’altro e per questo motivo sono degli ottimi sorveglianti in grado di garantire la sicurezza ma in grado anche di tenere sotto controllo e di spiare gli altri nobili.
Tutte queste informazioni però Ofelia le apprende man mano che il racconto prosegue e proprio il bello di questi romanzi è l’immergersi in questo mondo estremamente dettagliato, ricco di particolari che si scoprono gradualmente e che dopo averli appresi sembra naturale che facciano parte dell’universo che è stato costruito.
Ofelia quindi inizialmente viene tenuta all’oscuro delle dinamiche che caratterizzano la vita di corte, non conosce i poteri che le varie famiglie posseggono e alcuni li viene a scoprire suo malgrado, rimanendo anche ferita. Thorn occupa una posizione di prestigio a corte, è l’intendente che si occupa di tutte le questioni amministrative del Polo e proprio per questo è visto di mal occhio dagli altri nobili, soprattutto dai Miraggi che sono i più numerosi a corte.
Thorn non può trascurare molto i suoi impegni all’intendenza e quindi lascia Ofelia e sua zia Roseline alle cure di Berenilde, la quale è una delle favorite dallo spirito di famiglia e che si scopre aspettare anche un figlio da lui, che sarà quindi un discendente diretto del sovrano (altro motivo per cui Thorn e la sua famiglia non sono graditi dalla nobiltà del Polo).

Faruk, come tutti gli spiriti di famiglia, non gode di una buona memoria, caratteristica che sembra fare da contraltare alla sua immortalità, e per questo è sempre accompagnato da un valletto il cui compito è di annotare le sue decisioni. Faruk è un essere molto alto, dai capelli bianchissimi e lunghissimi, che portando la sua attenzione su una sola persona convoglia anche le sue onde psichiche su di essa causandogli o delle forti emicranie o, se l’intensità cresce, anche effetti ben più gravi. Lo spirito di famiglia del Polo è un essere volubile, che agisce per capriccio, che sembra sempre perso nei suoi pensieri e pervaso da un sentimento di noia: spesso viene paragonato ad un bambino che gioca con il destino della sua corte. I nobili imitano ogni suo comportamento: se qualcosa lo irrita allora anche la corte è irritata, se qualcuno perde la protezione di Faruk allora si può dire rovinato, se qualcuno al contrario entra nelle grazie di Faruk allora diventa un intoccabile.
Berenilde quindi, sebbene invisa alla maggior parte dei nobili, è una delle favorite dello spirito di famiglia e come tale gode di una protezione maggiore a corte, protezione però che è anch’essa labile come i comportamenti di Faruk e la sua memoria.
Ofelia durante il primo libro inizia a prendere confidenza con questo nuovo mondo inospitale e così diverso da Anima, ma deve farlo quasi da sola, visto che Thorn non si confida con lei, non le parla quasi mai e i suoi atteggiamenti continuano ad essere freddi e scontrosi. La sola di cui si può fidare, secondo le parole del fidanzato, è Berenilde, che però inizialmente si mostra scostante, capricciosa e a tratti crudele con lei. Tra Thorn e Ofelia la conoscenza è difficile e sembra proprio che tra i due il matrimonio rimarrà una facciata diplomatica, senza che nasca un sentimento di amore.
Sono tanti però i misteri a cui Ofelia cerca di trovare una risposta: perché hanno scelto proprio lei per questa unione tra tutte le animiste? Forse possiede qualcosa che Thorn e la sua famiglia vogliono? Perché è così importante questo fidanzamento e perché è così definitivo da non poter essere rotto? I misteri di questo mondo sono tanti e in ogni capitolo si aggiungono dei tasselli che creano nuova suspence nel lettore e che lo spingono ad andare avanti nella lettura.
Fidanzati dell’inverno fa entrare il lettore in un mondo originale, verosimile e che fa venire voglia di scoprire tutti i suoi meccanismi, mentre Gli scomparsi di Chiardiluna, fa ritrovare tutti i personaggi ormai famigliari e amati, descrivendo nuove dinamiche e aggiungendo un mistero questa volta più concreto che riguarda appunto alcune persone scomparse da Chiardiluna, ovvero l’ambasciata di città-cielo, il luogo più sicuro della corte di Faruk.
Se nel primo libro si cerca di scoprire come funzioni questo universo, nel secondo sorgono interrogativi che coinvolgono l’intera sua struttura: chi sono veramente gli spiriti di famiglia? Esiste qualcuno più potente di loro che li ha creati? Perché tutti gli spiriti hanno una memoria così altalenante? Chi è Dio?

Oltre ai meccanismi che regolano la vita sulle arche e alla storia in sé che si dipana lungo le pagine dei libri, i personaggi, secondo me, sono un altro punto di forza di questa saga a partire dalla sua eroina. Ofelia è la perfetta protagonista di questa storia, un personaggio al quale ci si affeziona da subito perché non ha in sé dei tratti epici che la rendono predestinata a compiere qualcosa, perché non ha dei poteri spettacolari che le permettono di difendersi e di essere temuta, è una ragazza spaesata in un altro mondo che deve imparare a cavarsela da sola, a destreggiarsi tra i vari intrighi di corte e cercare di scoprire in che cosa è stata immischiata.
Thorn, sebbene inizialmente non mostri i suoi sentimenti, sembrando che a muoverlo siano solo la sua sete di potere e i suoi interessi, è un personaggio sfaccettato che avrà sempre più a cuore le sorti di Ofelia e che vedrà in lei una persona in realtà forte e in grado di affrontare con coraggio le sfide che il Polo le offre.
Berenilde appare, come ricordato poc’anzi, una donna viziata e capricciosa, abituata a essere servita e a perdersi tra i lussi e le frivolezze, ma in realtà anche la zia di Thorn ha conosciuto il dolore, la perdita, la sofferenza e questa vulnerabilità le fa assumere una facciata ancora più dura e distaccata.
Roseline, all’apparenza burbera e ipercritica nei confronti della nipote, si rivelerà l’unica compagna di Ofelia a città-cielo che le ricordi la sua amata Anima, le sue origini e anche i suoi motivi di fierezza.
Ma sono tanti i personaggi che accompagnano la nostra protagonista nelle sue avventure come Archibald, l’ambasciatore libertino e affascinante di Chiardiluna dall’aspetto trascurato; Ildegarda, l’architetto che ha creato la maggior parte dei luoghi di città-cielo; Renard, un giovane servitore che diventerà amico di Ofelia e altri ancora.
Insomma il mondo della saga dell’Attraversaspecchi è ricco di eventi, di personaggi, di misteri, di avventura e riesce a tenere il lettore incollato alle sue pagine. Un libro tira l’altro e in un battito di ciglia si arriva ad aspettare l’ultimo volume.
La scrittura è sempre scorrevole e piacevole, senza mai cadere nel banale e nel ripetitivo, ed è capace di far immaginare con precisione gli ambienti, anche quelli più fantasiosi, in cui si svolge l’azione.
Complimenti quindi alla casa editrice E/O che ha creduto in questa saga e l’ha portata in Italia.
Spero di avervi incuriosito con queste parole e di avervi fatto entrare almeno un po’ nell’atmosfera di questi libri!
Alessandro Audisio
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