Legni preziosi in Svizzera

La Pinacoteca cantonale Giovanni Züst a Rancate, una cittadina a dieci minuti da Mendrisio in Canton Ticino realizza, ormai da diversi anni, mostre di ricerca uniche e intelligenti distanti da tante e brutte mostre “copia e incolla” che saltellano allegramente da una città all’altra con lo stesso nome, opere e catalogo, che proliferano invece in Italia, solo per il gusto di “sbigliettare” e che spesso non aggiungono nulla agli studi del settore, ma sono mero intrattenimento o poco più. Non esistono più o quasi, mostre “difficili” o meglio “impegnate” che si pongono come obbiettivo la ricerca e la verifica delle scoperte fatte dagli studi attraverso, appunto, un’esposizione. Ebbene, la Pinacoteca Züst, unico museo cantonale di arte antica pubblico della Svizzera, realizza, con il supporto di validi studiosi, mostre scientifiche degne di questo nome. Tra le tante si annoverano il Rinascimento nelle terre ticinesi, da Bramantino a Bernardino Luini, primo studio organico dei luoghi dell’attuale Canton Ticino e Serodine nel Ticino, il più grande pittore ticinese del Seicento.

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Fig. 1 Scultore Lombardo, Crocifisso, primo quarto del XV secolo, Olivone, Museo Ca’de Rivoi, Fondazione Jacob Piazza

Attualmente la Pinacoteca ospita la bella mostra dal titolo Legni Preziosi, sculture, busti, reliquiari e tabernacoli dal Medioevo al Settecento, curata dal Prof. Edoardo Villata dell’Università Cattolica di Milano coadiuvato da una folta schiera di studiosi e con l’allestimento dell’Architetto ticinese Mario Botta, in scena fino al 22 gennaio 2017. L’esposizione è il primo studio organico sulla scultura dell’attuale confine geografico ticinese dall’età medievale fino al Settecento e riunisce nei locali del piccolo museo circa una cinquantina di opere provenienti da chiese, monasteri, e musei del territorio. Si tratta di testimonianze di una tradizione artistica che spesso raggiunge vertici altissimi e non solamente locali, ma anche extra regionali ed Europei.

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Fig. 2 Scultore tedesco, Madonna col Bambino, fine XIV-inizio XV secolo, Dalpe, chiesa dei SS. Carlo e Bernardo

Nella sezione dedicata al Medioevo si può ammirare oltre all’arcaica Madonna con Bambino in trono, opera anonima di scultore lombardo della fine del XII secolo, inizi del XIII proveniente dalla chiesa di Santo Stefano ad Arogno, la Madonna col Bambino conservata presso la chiesa dei Santi Carlo e Bernardo a Dalpe (Fig. 2), opera di scultore tedesco della fine del XV secolo, inizio del XVI oltre che  il maestoso Crocifisso di Olivone (Fig. 1) sempre opera di anonimo scultore lombardo del primo quarto del XV secolo, per giungere lentamente alla sezione dedicata al Rinascimento dove viene analizzata l’influenza in Canton Ticino di botteghe lombarde, in particolar modo milanesi, come quelle dei Del Maino o dei De Donati. Opera cardine di influenza lombarda è il monumentale e bellissimo San Giorgio e il Drago della chiesa di San Giorgio a Losone (Fig. 3), già attribuito a Martino Benzoni, volutamente scelto come immagine coordinata dell’intero evento espositivo.

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Fig. 3 Scultore Lombardo, San Giorgio e il drago, Losone, chiesa di S. Giorgio

Ricco di pathos è anche il Crocifisso attribuito all’ambito del Maestro di Santa Maria Maggiore, tradizionalmente identificato con Domenico Merzagora, di cui si conosce un Compianto oggi ai musei civici di Torino. Dell’ambito di Giacomo del Maino in mostra si trova anche la Madonna di Loreto (1500 circa, immagine di copertina), mentre della bottega di Giovan Pietro e Giovan Ambrogio De Donati è il raffinato Sant’Ambrogio, parte di una macchina d’altare più ampia. Una sezione è poi dedicata alle maestranze tedesche in area ticinese, ben testimoniate in mostra dalle maestose sculture, provenienti da Zurigo, della bottega di Niklaus Weckmann, anch’esse parte di una imponente macchina lignea d’altare (Fig. 4). La bottega di Weckmann è presente anche in area italiana e in particolar modo alcune sculture attribuibili alla sua bottega sono conservate alla Pinacoteca di Varallo Sesia in Piemonte.

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Fig. 4 Bottega di Niklaus Weckmann, altare ligneo, parte centrale, 1510 circa, Zurigo, Museo nazionale Svizzero

Trovo bellissima in questa sezione anche la scultura lignea di ambito Svevo raffigurante una Madonna dei sette dolori proveniente dal monastero benedettino di S. Maria Assunta a Claro (Fig. 5). Il Seicento e il Settecento sono i due momenti forse più interessanti e anche i meno studiati, e sotto questo aspetto, le ricerche confluite nel catalogo della mostra sono pressoché inedite oltre che molto interessanti. In questi due secoli il Canton Ticino si apre alle influenze Piemontesi, Genovesi oltre che centro italiane, allontanandosi un po’ dalla cultura a cui aveva quasi sempre fatto riferimento: quella lombarda.

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Fig. 5 Scultore Svevo, Pietà, Claro, S. Maria Assunta

Trovo che meritino una menzione due sculture rappresentanti l’Immacolata Concezione, la prima quella di Antonio Pino (Fig. 6), conservata a Ponte Tresa nella chiesa di San Bernardino, dove il mostro ai pedi della Vergine è una della cose più belle che si possono ammirare; e l’altra di medesimo soggetto di Andrea Albiolo, forse meno pregiata (il mostro ai piedi della Madonna non è così potente e plastico come la versione di Pino), ma certamente degna di essere esposta e studiata. Cito, prima di concludere, ancora due sculture, la prima, che mi ha colpito è un Tabernacolo a Tempietto di fattura eccezionale di anonimo scultore lombardo proveniente dal museo del convento di Santa Maria del Bigorio a Sala Capriasca datato attorno alla metà del XVII secolo e la seconda è un Presepio proveniente da Giornico databile alla metà del XVI secolo con aggiunte del XVIII secolo di manifattura tedesca.

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Fig. 6 Antonio Pino, Madonna Immacolata, 1664-1666 circa, Ponte Tresa, chiesa di S. Bernardino

La mostra, ispirata idealmente a quella torinese sulla scultura in Val di Susa del 1977, curata da Giovanni Romano, si inserisce perfettamente in quella tipologia che va sotto il nome di mostra di ricognizione territoriale e affronta aspetti inediti cercando di formare un sostrato di ricerche da cui, in un futuro prossimo, altri giovani studiosi potranno partire per ampliare le loro ricerche e fare nuove scoperte. Il catalogo mi sembra ben congeniato, forse un po’ prolisso nelle parti introduttive come decisamente troppo lunghe e prolisse mi paiono le introduzioni alle varie sezioni dell’audioguida, che tra le altre cose, presenta diverse imperfezioni come ripetizioni o imprecisioni linguistiche che potevano tranquillamente essere corrette e riviste prima di essere messe a disposizione del visitatore. L’allestimento curato a titolo gratuito da Mario Botta (Fig. 7), non mi disturba, anzi, a volte esalta, con espositori di legno grezzo (che riprendono il materiale delle sculture stesse) e colorati con tonalità diverse a seconda delle sezioni, le opere esposte che sembrano fluttuare nel vuoto grazie a pesanti sostegni di metallo.

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Fig. 7 Vista dell’allestimento curato da Mario Botta

Nel suo insieme e nonostante alcune sviste, ritengo che la mostra di Rancate possa rientrare a tutti gli effetti in quelle belle mostre che da anni la Pinacoteca Züst produce con intelligenza e professionalità, dimostrando di avere una sensibilità ahimè sempre più rara, con alcune eccezioni, in territorio nostrano.

Marco Audisio

 

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