
Giuseppe Mattia Borgnis (Craveggia, Valle Vigezzo 23 febbraio 1701 – Londra, West Wycombe 10 ottobre 1761) è stato uno dei più importanti pittori vigezzini del Settecento. I suoi genitori Giovanni Antonio e Antonia Borgnis erano dei conciai di pelli. Francesco Scaciga Della Silva nelle sue Biografie dei pittori vigezzini (1847) annovera Giuseppe Mattia tra i più grandi e Giuseppe Rossetti Valentini lo inserisce tra le vette più alte dell’arte del dipingere assieme al conterraneo Lorenzo Peretti da Buttogno (1774 – 1851). Non è chiaro dove Giuseppe Mattia abbia imparato a dipingere, i documenti fanno un breve cenno alla figura di Giovanni Dell’Angelo, pittore dotato di scarse abilità artistiche. L’apprendistato presso la bottega di questo pittore dev’essere avvenuto tra il 1710 e il 1715. Tra il 1716 e il 1719 Borgnis fa un viaggio di formazione prima a Bologna e poi a Venezia, dove ha modo di studiare la grande arte dei Carracci ma anche di Guido Reni e di Giuseppe Maria Crespi, pittore a lui pressoché contemporaneo. A Venezia è folgorato dai grandi maestri del Cinquecento come Tiziano e Tintoretto ma ha modo di apprezzare anche Veronese, Giovanni Battista Piazzetta, Sebastiano Ricci e le prime prove del grande Giambattista Tiepolo. Nel 1719 un documento attesta la sua presenza a Craveggia. In quello stesso anno affresca una piccola cappella votiva situata sulla strada che da Santa Maria Maggiore porta a Malesco sulla riva sinistra del torrente Melezzo. Di questa sua primizia artistica non rimane più alcuna traccia. Tra il 1724 e il 1727 dipinge undici teleri (280 cm x 310 cm) con le storie dei Santi Giacomo e Cristoforo per l’omonima chiesa parrocchiale. Queste opere sono uno dei vertici della sua pittura. In questi anni con Borgnis è attivo anche il pittore Andrea dell’Angelo forse figlio di quel Giovanni che era stato suo maestro in gioventù. Nel 1727 affresca con Storie della Vergine l’Oratorio della Madonna del Piaggio sulla strada che da Craveggia porta a Zornasco, coadiuvato dall’allievo Andrea dell’Angelo.

In quello stesso anno prende in moglie Antonia Mellerio, esponente di una delle famiglie più importanti del borgo di Craveggia. Da lei ha nove figli, cinque dei quali morti in tenera età; dei quattro rimasti, due precorreranno la strada del padre: Giovanni e Pietro Maria. Tra la fine degli anni Venti e gli anni Trenta del Settecento dev’essere stato anche a Milano (e forse a Roma, come già Tullio Bertamini e Dario Gnemmi ipotizzarono studiando la sua opera), dove ha modo di osservare la grande pittura del Seicento e del Settecento Lombardo: da Cerano, Morazzone, Filippo Abbiati e Isidoro Bianchi fino a Pietro Antonio Magatti, Andrea Lanzani e Stefano Maria Legnani detto il Legnanino. Sempre a Milano deve senz’altro aver visto anche i lavori di Sebastiano Ricci e Giambattista Tiepolo (Palazzi Archinto, Clerici e Casati-Dugnani). Non è comprovato da documenti il fatto che nel 1731 Borgnis esegue i disegni di progetto per la ricostruzione dell’antica parrocchiale di Craveggia rielaborando i disegni di Jacopo Sansovino per la chiesa del Santissimo Salvatore di Venezia. La chiesa del borgo sarà infatti realizzata su disegno dell’architetto romano Marco Bianchi dal capomastro valsesiano Giovanni Tamiotti. Sempre in questo giro di anni, la collaborazione con Andrea dell’Angelo è già terminata. Nel 1733 Giuseppe Mattia affresca l’Oratorio del Gabbio di Malesco. Tra il 1734 e il 1740 circa, Borgnis affresca, praticamente da solo, tutta la chiesa parrocchiale di Craveggia. Tra il 1743 e il 1744 esegue gli affreschi della chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore tra cui le cupole con l’Assunzione della Vergine e la Gloria di Dio Padre, oltre che la Nascita e la Morte della Vergine nel presbiterio. A Crana, nel 1745 è all’opera presso l’Oratorio di San Giovanni Evangelista dove dipinge la Gloria del Santo titolare; forse la sua composizione più riuscita. Lavora ancora a Coimo (Druogno), presso la chiesa di Sant’Ambrogio dove realizza la Gloria del Santo, a Trontano (Val d’Ossola) presso l’Oratorio di Santa Marta, a Viganella (Valle Antrona), a Montecrestese (Valle Isorno) nella parrocchiale dove dipinge la cappella dell’Assunta e quella di San Giovanni Battista e a Smeglio (Mozzio, frazione di Crodo in Valle Antigorio) dove nel 1751 affresca l’Oratorio di Santa Maria della Vita dove riprende elementi stilistici e compositivi già utilizzati presso la Madonna del Piaggio. Suoi lavori si possono vedere anche a Campo di Valle Maggia in Canton Ticino. Durante la sua attività di pittore Borgnis tenne una fiorente bottega a Craveggia dove insegnò, tra gli altri, la pratica e i segreti dell’arte della pittura a Giovanni Antonio di Giuliano (1736 – 1799), pittore originario di Cavigliano nei pressi di Locarno in Canton Ticino, che dopo il suo arrivo a Parigi (1773) muterà il suo nome in Julién De Parme in onore del suo più importante mecenate il Duca di Parma Filippo I di Borbone. Nel 1752 Giuseppe Mattia parte alla volta della Francia, visse per un certo periodo a Parigi, ma di questo suo soggiorno non conosciamo nulla. Nel 1755 arriva a West Wycombe nelle vicinanze di Londra presso la villa suburbana di Sir. Francis Dashwood dove realizza un vastissimo ciclo di affreschi sui modelli dei grandi pittori del Cinque e del Seicento: da Raffaello e Giulio Romano ad Annibale Carracci e Guido Reni. Le malelingue dicono che gli altri pittori chiamati a lavorare con lui sui ponteggi della villa neo palladiana di Sir. Dashwood spinti dall’invidia per la sua straordinaria bravura nella tecnica dell’affresco, lo buttarono giù dai ponteggi ponendo fine alla sua vita. Ai craveggesi aveva promesso che al suo rientro nella sua città natale avrebbe terminato le parti lasciate incompiute nella parrocchiale: il fato ha voluto che tale promessa non fosse rispettata. Morì il 10 ottobre 1761. Fu sepolto a West Wycombe il 12 ottobre di quello stesso anno.
Marco Audisio

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