Furore di John Steinbeck

Furore di John Steinbeck uscì in America nell’aprile del 1939 e ottenne da subito un grande successo in patria ma anche all’estero, nei paesi in cui venne tradotto tra i quali troviamo anche l’Italia dove Valentino Bompiani ne acquistò i diritti e lo fece tradurre in un periodo, quello del ventennio fascista, in cui l’ideologia alla base del romanzo era fortemente avversata. Furore venne tuttavia visto dai censori fascisti come una critica nei confronti di quelle plutocrazie capitalistiche, come appunto lo erano gli Stati Uniti, contro le quali i fascismi combattevano e per questo il romanzo venne comunque pubblicato anche se con diversi tagli. Oggi possiamo leggere questo capolavoro della letteratura nella sua versione integrale e nella nuova e accurata traduzione di Sergio Claudio Perroni.

ea4f4b0aa4d24402bb08ec86ced01ac0B00374
Fig. 1 Copertina della nuova edizione di Furore, edita da Bompiani

Il romanzo di Steinbeck racconta con drammaticità il periodo della grande crisi economica degli anni ’30 che coinvolse in primo luogo gli Stati Uniti, ma che dilagò anche in tutto il resto del mondo, provocando gravi conseguenze politiche e sociali, facendo consolidare i regimi autoritari di destra in Europa, come quello di Hitler, e che si risolse solo con le politiche di riarmo dovute alla previsione di un conflitto mondiale, scoppiato nel 1939. Furore divise l’opinione pubblica: c’era chi contestava le idee dell’autore e il ritratto che si faceva dei proprietari terrieri e delle forze dell’ordine e lo accusava di essere un libro rivoluzionario e comunista, e c’era chi invece appoggiava apertamente l’ideologia socialista e comunista che ne traspariva, ma soprattutto che coglieva a pieno quel messaggio di solidarietà e dignità umana che sono alla base del romanzo di Steinbeck.

Protagonisti della narrazione sono i Joad, una famiglia dalle umili origini dedita all’agricoltura, in particolar modo alla raccolta del cotone nelle grandi piantagioni dello stato dell’Oklahoma. I piccoli proprietari terrieri praticamente non esistono più perché le condizioni climatiche sfavorevoli e l’ipersfruttamento della terra avevano reso sempre più difficile l’autosostentamento e quindi la maggior parte degli agricoltori si doveva indebitare con le banche per poter continuare a vivere e così questa istituzione malvagia, senza testa e quindi senza responsabili diretti si era impadronita poco alla volta di territori sempre più vasti e sostituiva la forza lavoro dei contadini con dei trattori in grado di rimpiazzarli in modo più efficiente, fino a quando la terra poteva ancora dare dei frutti.

John-Steinbeck-01-544x628
Fig. 2 Foto che raffigura lo scrittore John Steinbeck

Tutti questi contadini, come i Joad appunto, che hanno perso ogni cosa e che già vivevano ai limiti della decenza umana, sono costretti a cercare lavoro e fortuna in altri luoghi e soprattutto in California, una terra estremamente fertile e redditizia che sembra promettere benessere a tutti coloro che ci abitano. La numerosa famiglia Joad (nonno, nonna, padre, madre, sei figli e lo zio), che rappresenta i milioni di contadini che come loro si spostarono attraverso l’America, intraprendono questo lunghissimo viaggio lungo la Route 66 diretti in California, nella loro immaginazione un paradiso in terra dove poter ricominciare a vivere.
Lungo questo cammino, affrontato con difficoltà, calibrando con grande attenzione i pochi soldi disponibili e le provviste alimentari, e stando sempre attenti allo stato del motore della vecchia e scassata macchina con cui ci si muove, assistiamo al logoramento della famiglia Joad, sempre più stanca, delusa, priva di certezze e anche ridotta di numero a causa di alcune dolorose perdite.

furore_1
Fig. 3 Scena tratta dal film di John Ford, basato sul romanzo di Steinbeck

Man mano che il viaggio prosegue si capisce che la California non è un paradiso, ma un nuovo luogo di sfruttamento, davvero fertile e ricco ma solo per chi ricco lo è già; che i volantini distribuiti ai contadini dell’Oklahoma, che promettevano lavoro per tutti e alte paghe e che li spingevano quindi a intraprendere quel viaggio estenuante, dicevano solo bugie per far sì che la mano d’opera fosse altissima così da poter essere pagata pochi centesimi all’ora.
Le ingiustizie sociali sono al centro dell’opera di Steinbeck, ma il messaggio avrebbe perso la sua forza senza i suoi protagonsiti, senza la figura di questa madre, chiamata solamente Ma’, dalla forza d’animo infinita, impossibilitata a mostrare i suoi dubbi e la sua stanchezza per continuare a tenere unita la famiglia, caratterizzata da una umanità veramente commuovente e capace comunque di offrire aiuto al prossimo anche senza possedere quasi nulla; e senza la figura di Tom Joad, un ragazzo semplice ma con dei forti valori che vorrebbe combattere le ingiustizie e i soprusi, che fa di tutto per aiutare la famiglia a sopravvivere. Queste figure così forti, così ricche di umanità difficilmente si possono dimenticare.

“E poiché il vecchio Tom e i figli non potevano conoscere sofferenza o paura se lei non denunciava sofferenza e paura, aveva imparato a rinchiudere l’una e l’altra dentro se stessa. E poiché, quando succedeva qualcosa di lieto, loro la guardavano per vedere se in lei ci fosse gioia, si era abituata a trarre motivo di riso da faccende che non ne avevano. Ma meglio delle gioie era l’equilibrio. Il senso della misura dà affidamento. […] Sembrava sapere che se lei avesse vacillato, l’intera famiglia avrebbe tremato, e che se un giorno si fosse trovata a cadere o a disperare davvero, l’intera famiglia sarebbe crollata, avrebbe smarrito ogni volontà di funzionare.”

“La famiglia doveva passare” disse Ma’ in tono amaro.
Tom si avvicinò per metterle una mano sulla spalla.
“Non mi toccare,” disse lei. “Se non mi tocchi tengo duro. Sennò non reggo.”

Sono personaggi che non possono permettersi di mostrare la loro debolezza, ma che hanno anche un immenso mondo interiore che a volte emerge, dando vita a scene di grande forza, come quando Tom rientra a casa, dopo essere stato in prigione, appena in tempo per partire con la famiglia per il lungo viaggio e la madre ne sonda la figura per capire se la prigione ha lasciato su di lui ferite insanabili oppure no:

“Lei gli si avvicinò (a Tom) con delicatezza, silenziosa con i suoi piedi scalzi, e aveva il viso pieno di meraviglia. Con la piccola mano gli toccò il braccio, saggiò il vigore dei muscoli, Poi le dita salirono fino alla guancia come avrebbero fatto le dita di un cieco. E la sua gioia ebbe qualcosa del dolore. Tom strinse tra i denti il labbro inferiore e lo morse. Gli occhi della madre si posarono stupiti sul labbro morso, e videro il sottile filo di sangue sui denti e la goccia di sangue che scendeva sul labbro. Allora Ma’ capì, e riprese il controllo, e la sua mano ricadde.”

In California i contadini vanno incontro alla difficoltà nel trovare un lavoro che possa permettere di sfamarsi, ma anche ai pregiudizi della gente del posto che li discrimina e alle violenze delle forze dell’ordine che scambiano per comunismo la pretesa di essere pagati onestamente in modo almeno da sfamare i propri figli.
Quello realizzato da Steinbeck è un ritratto duro, caratterizzato da una forte amarezza, in cui l’unico elemento di speranza e di umanità è offerto proprio da quei contadini che con grande dignità si aiutano tra di loro anche nei momenti più difficili.

“Terribile è il tempo in cui l’Uomo non voglia soffrire e morire per un’idea, perché quest’unica qualità è fondamento dell’Uomo, e quest’unica qualità è l’uomo in sé, peculiare nell’universo.”

the-grapes-of-wrath-book-cover
Fig. 4 Copertina della prima edizione americana di The grapes of wrath, divenuto poi Furore nell’edizione italiana.

Furore è ancora purtroppo di una modernità preoccupante, quello che succedeva nell’America degli anni ’30 continua a succedere in tutte le parti del mondo nel 2020, gli interessi economici si concentrano sempre di più nelle mani di pochi ricchi che accumulano miliardi e milioni, mentre le classi medie si impoveriscono sempre di più e sempre più persone sono costrette a spostarsi. Purtroppo manca anche l’umanità nella nostra società, la capacità di riuscire, almeno un po’ a immedesimarsi nelle vite di chi soffre e non ha nulla.

“Grazie signore,” disse piano. Si avviò verso la porta, la raggiunse e si voltò. “Sto imparando una cosa importante,” disse. “La sto imparando ogni momento, tutt’i giorni. Quando stai male o magari hai bisogno o sei nei guai… vai dalla povera gente. Soltanto loro ti danno una mano… soltanto loro.” La porta a rete sbatté dietro di lei.  

Lo stile di Steinbeck è insieme lirico ed espressionista, poetico, ma anche in grado di rappresentare la frenesia della modernità, dotata di una grande fluidità che permette di leggere le oltre seicento pagine del libro con ampio respiro.
Insomma Furore è un grande classico della nostra letteratura, uno dei grandi romanzi americani che raccontano il passato, ma ci illustrano anche il futuro.

Alessandro Audisio

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: