Le eleganti linee di Al Hirschfeld

Nel 1932 il disegnatore statunitense Al Hirschfeld (St. Louis, 1903 – New York, 2003), [nota 1] si trova a Bali, in Indonesia. Alla ricerca di nuovi stimoli è già stato a Parigi, in Spagna, in Nordafrica e in Italia, ha trascorso la luna di miele con la sua prima moglie in Russia, quindi ha visitato Londra, Bagdad e Teheran, inoltre si è rifugiato a Tahiti durante la grande depressione e successivamente andrà persino in Giappone. Proprio lì, tuttavia, in quello sperduto angolo del globo, pari a poco meno di un ventisette-milionesimo delle terre emerse, ha come una folgorazione. Scrive a questo riguardo:

“Il sole balinese sembrava sbiadire tutti i colori, lasciando tutto in linea pura. Le persone sono diventate disegni al tratto che camminano in giro. È stato a Bali che la mia attrazione per il disegno è sbocciata in una relazione amorosa duratura con la linea”. [nota 2]

Fig. 1. Al Hirschfeld, Autoritratto con testa/calamaio, 1980.

Da qualche tempo, infatti, il suo stile cominciava a vertere su qualcosa di inusitato, rivoluzionario e caratteristico, benché nella produzione si alternasse ancora con esemplari perfetti e rigorosi di rappresentazione che seguivano le regole accademiche.
Tra i soggetti che da sempre gli avevano fatto guadagnare in successo e ricchezza – e così sarebbe stato per tutto il resto della sua vita – c’erano le stelle dello spettacolo, i volti strambi di un’industria dell’intrattenimento vivace e spensierata che aveva le sue principali sedi a Hollywood e Broadway, e che lui stesso, bisogna riconoscere, avrebbe contribuito a rendere famosi. Hirschfeld, d’altro canto, con quel mondo c’era nato artisticamente.

Fig. 2. Al Hirschfeld, a sinistra: Ritratto di gruppo con Ethel Meran, William Gaxton, Victor Moore e i membri de Il Quartetto, 1934 e a destra: Doppio ritratto di Alfred Hitchcock e Ivor Montagu durante le riprese di Sabotage, 1937.

Grazie ad un disegno che aveva buttato nel cestino, a soli 17 anni era riuscito a farsi assumere presso la Goldwyn Picture in qualità di disegnatore. Un anno più tardi, invece, era stato preso al dipartimento pubblicitario della Universal, e fra le altre cose aveva realizzato il manifesto per la distribuzione americana de Il gabinetto del dottor Caligari. Quindi era passato alle dipendenze di L. J. Selznick (il padre di quel Selznick che avrebbe prodotto Via col vento), nella cui casa di produzione dirigeva persino un intero reparto, e dopo il fallimento di quest’ultimo aveva lavorato addirittura per la Warner Brothers e Pathé.
Nel frattempo i suoi disegni non soltanto avevano cominciato a comparire sulle riviste più celebri degli Stati Uniti, con molte delle quali avrebbe instaurato sodalizzi pluriennali, ma il nostro li aveva anche già raccolti e diffusi in una prima serie di pubblicazioni a carattere monografico e addirittura esposti nei musei. [nota 3]

Fig. 3. Al Hirschfeld, a sinistra: Ritratto di gruppo con Humphrey Bogart, Joan Blondell e Leslie Howard, 1937, al centro: Ritratto di Paul Roberson, Uta Hagen, Jose Ferrer e Margaret Webster in Otello, 1942 e a destra: Ritratto di Charles Chaplin, 1942.

Procedendo senza fermarsi sulla strada del successo quale incarnazione del sogno americano – un successo che d’altronde sembrava aprirglisi davanti al suo passaggio –, Hirschfeld avrebbe vissuto di collaborazioni richiestissime; New York Herald Tribune, New York Times, New York Amusement, e ancora Holiday, Americana, Vanity Fair, Life, American Mercury, Art in America, TV Guide, National Velvet, Colliers, Esquire e tanti altri periodicinon avrebbero saputo resistere al fascino dei suoi disegni che egli realizzava abitualmente nella soffitta di casa, seduto ad una vecchia poltrona da barbiere e curvo su di un ampio scrittoio.

Fig. 4. Al Hirschfeld, da sinistra a destra: Ritratto di gruppo con Gene Kelly, Donna Anderson, Dick York, Spencer Tracy, Frederic March e Harry Morgan, 1960 e Ritratto di S. J. Perelman, 1970.

Che si fosse trattato della caricatura di un singolo personaggio (molti dei quali restano oggi purtroppo dimenticati) [nota 4] oppure di una composizione più articolata, Hirschfeld avrebbe riscosso consenso e attirato l’attenzione dei lettori; l’escamotage, adottato a partire dal 1945, di nascondere tra le righe il nome di sua figlia Nina sarebbe diventato col tempo un gioco del quale il pubblico non avrebbe più saputo fare a meno.

Fig. 5. Al Hirschfeld, Ritratto di gruppo con Judy Holliday, Ingrid Bergman, Maggie Smith, Joan Crawford, George Cuckor, Audrey e Katrine Hepburn, Norma Shearer, Marilyn Monroe e Greta Garbo, 1972.

Con la sua linea sottile e precisa, che risalta sul foglio immacolato, sinuosa, arrotondata, fatta di curve larghe e archi sferzanti, Hirschfeld avrebbe ritratto così i protagonisti del grande e poi anche del piccolo schermo come del palcoscenico: attori e attrici, cantanti, mimi, ballerini di tiptap e dive del vaudeville, oltre coloro i quali, nascosti agli occhi degli spettatori, contemporaneamente ai vertici e alla base di ogni progetto teatrale o cinematografico che fosse, lavoravano febbrilmente agli ingranaggi di quell’inarrestabile macchina dei sogni: produttori, registi, compositori e chiunque altro si fosse distinto per la propria personalità e influenza sul mondo delle arti drammatiche. Parimenti avrebbe onorato della sua attenzione anche personaggi non legati al mondo dello spettacolo. E avrebbe disegnato persino qualche politico, [note 5] sempre rendendo omaggio alle loro doti più incisive, e allo stesso tempo senza mai risparmiare quella vena di ironia silenziosa ma pungente, propinata quasi con affetto e stima innocui ma che appariva a tratti dissacrante. 

Fig. 6. Al Hirschfeld, a sinistra: Doppio ritratto di Ernest Borgnine e Paul Newman, 1955 e Doppio ritratto di Jack Lemmon e Walther Matthau, 1968 e a destra: Doppio ritratto di Fred Astaire e Ginger Rogers, 1987.

Ideatore fortunato di un linguaggio grafico essenziale ma non incompleto, Hirschfeld avrebbe proseguito sulla linea della semplificazione capace di trasportare potenti messaggi. Quella linea, nel vero senso della parola, che tanto l’aveva fatto innamorare, quasi inaspettatamente nel corso di uno dei suoi viaggi intorno al mondo, quando in una giornata di sole si era convinto che doveva continuare le sperimentazioni iniziate forse un po’ timidamente già da molto tempo, mentre ancora disegnava manifesti per i grandi cineasti dell’epoca del muto.

Fig. 7. Al Hirschfeld, da sinistra a destra: Doppio ritratto di John Travolta e Tallulah Bankhaed, 1978, Ritratto di gruppo con Gilda Cruz-Romo, Sherrill Milnes e Placido Domingo, 1979.

Abbandonate ormai definitivamente le convenzioni di verosimiglianza anatomica che trovava e probabilmente non aveva mai trovato interessanti, il barbuto disegnatore avrebbe raccolto la sfida di un nuovo modo di rappresentare le fisionomie e catturare i personaggi, indagando le potenzialità espressive della linea pura, variandone lo spessore, l’andamento, le possibilità di intreccio, unione e addirittura tramutazione, giocando su pieni e vuoti di bianco e nero, senza peraltro farsi mancare sperimentazioni coloristiche; come uno studioso, forse un alchimista, alle prese con i misteri della natura più impenetrabili e affascinanti.  Guardando molte delle sue creazioni, non è insolito trovare fra queste linee alcune le quali descrivono magari il profilo di una poltrona, e allo stesso tempo il braccio di un uomo che però finisce e ne diventa la mano.

Fig. 8. Al Hirschfeld, dall’alto verso il basso, da sinistra a destra: Doppio ritratto di George Gershwin e suo fratello Ira, 1990, Ritratto di Ella Fitzgerald,  1993, Ritratto di gruppo con Gwyneth Paltrow, Barbara Streisand, Marlon Brando e Robert De Niro, 2000, Ritratto di Eric Clapton, 2002.

Operando per continua sottrazione e progressivo accantonamento di stilemi passati sopra i quali non avrebbe avuto problemi a ritornare, Hirschfeld avrebbe condotto così un lavoro di sintesi che si sarebbe interrotto solamente con la sua morte. In eredità ai disegnatori, d’altro canto, avrebbe lasciato molto più di una sconfinata produzione: un segno indelebile nel loro immaginario, tale che molti di essi non hanno perso nel tempo l’opportunità di riferirglisi più o meno dichiaratamente [nota 6] e di perpetuare in questo modo la memoria di un grande maestro e padre dell’illustrazione novecentesca americana, una presenza titanica nell’arte della caricatura, un punto di riferimento di quelli con i quali, volenti o nolenti, è necessario confrontarsi e, non meno importante, un caso unico e di altissimo livello, capace di nobilitare il panorama della cultura popolare.

Niccolò Iacometti

Note:

Nota 1. Legato inizialmente ad un certo pittore suo concittadino che risponde al nome di Charles Marx, ancora ragazzino si trasferisce a New York con tutta la famiglia. Qui gioca a baseball come semiprofessionista, studia alla National Academy of Design e frequenta una scuola professionale. A Londra approfondisce l’arte della litografia. Si sposa tre volte (con Florence Allyn nel 1928, con Dolly Haas nel 1943 e con Louise Kerz nel 1996). Dal secondo matrimonio ha una figlia, Nina.
Riceve due Tony Awards, e nel 2002 gli vengono conferite la Medaglia Nazionale creata dal Congresso per le Arti e l’inserimento presso l’Accademia Americana delle Arti e delle Lettere.  

Nota 2. Dal sito ufficiale della Al Hirschfeld Foundation, visitato il 23 ottobre 2022: https://www.alhirschfeldfoundation.org/timeline/1932

Nota 3. Opere di Al Hirschfeld sono conservate al St. Luis Art Museum e al Metropolitan di New York, ma anche all’Harvard’s Fogg Museum di Cambridge (Massachusetts) e allo Smithsonian di Washington.

Nota 4.Tra questi ricordiamo a titolo di esempio: Gertrude Lawrence, attrice e cantante britannica, apprezzata dal commediografo Noël Coward e dal compositore George Gershwin (entrambi ritratti a loro volta da Hirschfeld); il comico statunitense W. C. Fields, interprete di una macchietta controversa per il suo carattere burbero, cinico, alcolizzato e misogino; i membri della Algonquin Round Table, un circolo ricreativo/culturale newyorkese, esistito dal 1919 al 1929, e del quale facevano parte attori come Harpo Marx, scrittori e scrittrici come Dot Parker e giornalisti quali Franklin Pierce Adams e Alexander Woollcott; l’attore francese Sacha Guitry, il cui ritratto gli fa guadagnare nel 1926 la prima commissione del New York Herald Tribune; il produttore, regista, sceneggiatore e conduttore televisivo Allen Funt, che nel 1948 inventa e lancia il programma Candid Camera, destinato ad una facile ma duratura fama sugli schermi di tutto il mondo.

Nota 5. Nel 1941 ritrae Franklin Delano Roosevelt per la copertina di American Mercury. Hirschfeld viene successivamente invitato nello Studio ovale per ricevere l’apprezzamento del presidente. 

Nota 6. Gli artisti della Disney, per esempio, fanno riferimento allo stile di Hirschfeld in almeno due occasioni: per il character design del Genio di Aladdin, e delle sue molteplici imitazioni di personaggi famosi, nel 1992 e in maniera più esplicita nella terza sezione di Fantasia 2000, ispirata alla Rapsodia in blu di George Gershwin.
Matt Groening, in un episodio de I Simpson (il quarto della quinta stagione), omaggia invece il disegnatore facendo comparire una “sua” caricatura del perfido e danaroso Mr. Burns.

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