LetterArti per i suoi 200 articoli. Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Again: 2016-2021

A tutti abbiamo chiesto di raccontare la propria esperienza durante questi cinque anni di attività del Blog…

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Così si intitolava il nostro primo articolo su LetterArti, pubblicato il 6 novembre del 2016. Allora iniziava, ma non lo sapevamo ancora, una gran bella avventura. Quell’articolo era programmatico di come volevamo che in qualche modo il blog crescesse e si sviluppasse. Cinque anni dopo eccoci arrivati al duecentesimo articolo del nostro blog. Che cosa è cambiato? Molto verrebbe subito da dire, eppure gli ideali e le tematiche che allora ci hanno portato a iniziare questa esperienza non sono cambiate. Ci accomuna sempre la stessa cosa, cioè la passione, ma soprattutto la competenza di fare e dire cose su argomenti che conosciamo nella piena libertà di espressione. Il gruppo di lavoro si è allargato, dalle due sole persone che iniziarono cinque anni fa, oggi siamo diventati cinque, con qualche piccola ma preziosa collaborazione esterna. Molti di noi hanno finito o stanno per finire il loro percorso di studio e di formazione, altri, come il sottoscritto, quasi senza accorgersene hanno intrapreso il percorso di insegnamento. Questo nuovo percorso, e qui parlo in prima persona, mi ha messo personalmente in una nuova ottica e a lavorare su me stesso e sul mio modo di pormi con dei ragazzi con una età compresa tra i dodici e i quattordici anni. Questo mi ha permesso di interrogarmi sul ruolo effettivo che sono andato a ricoprire. Essere un docente nel 2021 non è affatto una cosa facile, e le sfide sono infinite e non sempre semplici. Mi sono chiesto come si può essere ancora maestri o comunque una figura di riferimento in un mondo certo non sempre accogliente e dominato da tanti idoli negativi che i ragazzi trovano nel mondo dell’internet. Come si fa a insegnare e soprattutto a trasmettere ai ragazzi la bellezza, la cultura, e l’amore per la storia dell’arte? La risposta che per ora mi sono dato è stata: con passione e competenza, entrando in aula e mostrando ai ragazzi cosa c’è oltre il loro mondo, un mondo che ahimè è sempre più virtuale e sempre meno reale, anche a causa del momento che stiamo vivendo. L’ho fatto con costanza, con fatica, a volte anche con molta fatica. Nel farlo ho cercato anche di non dare niente per scontato e mi sono reso conto che molte cose che io oggi do per assodate, per i ragazzi che adesso si affacciano per la prima volta al mondo della storia dell’arte non lo sono affatto. Per molte delle mie classi è stato un trauma vedere un professore di arte e immagine che spiegava (come Dio comanda aggiungerei con un pizzico di orgoglio) storia dell’arte. Ricordo perfettamente i loro volti smarriti e un poco (in realtà lo erano molto) contrariati nell’apprendere che oltre alle tavole da dover disegnare, avrebbero dovuto studiare anche la storia dell’arte. Alcuni hanno “combattuto” aspramente per rallentare le spiegazioni, ma la mia perseveranza ha avuto la meglio. Ma quanto ho dovuto sudare, specie in alcune classi. Tuttavia, e credo che non lo ammetteranno mai, alcuni (molti in realtà) alla fine hanno apprezzato. Vorrei che il blog in futuro, e spero che ne vedrete presto un esempio, diventasse ricettivo di alcuni articoli scritti da giovanissimi studenti, ovviamente i più meritevoli, perché se c’è una cosa che ho imparato quest’anno, è quella che il merito deve sempre essere premiato. Vorrei che LetterArti potesse diventare, oltre a quello che naturalmente già è, anche e in parte, una piattaforma didattica che ospitasse articoli scritti appunto da giovanissimi allievi. Perché se c’è un’altra cosa che ho imparato stando insieme alle mie classi e per estensione ai miei ragazzi, è che alcuni dei miei studenti hanno passioni per argomenti estremamente interessanti e soprattutto (straordinario per la loro giovane età), non banali e scontati, e dei quali io personalmente so pochissimo e non ho alcun problema ad ammetterlo. Ma credo che sia proprio questa la didattica, anzi il fare didattica, cioè imparare sempre cose nuove io dai miei studenti e loro da me, in una crescita continua e comune, almeno per una parte della loro vita. Ma non mi dilungo oltremodo, cosa e come cambierà il blog avrete senz’altro modo di vederlo presto, spero. Questi sono più che altro dei buoni propositi e solo il tempo ci dirà se saranno mantenuti o meno. Dunque riprendiamo il filo del nostro discorso. Cos’altro, invece, è già cambiato dal lontano articolo del 2016? È cambiato il numero di persone che ci leggono, che da poche decine sono diventate ormai diverse migliaia, se non vado errato, siamo arrivati nel 2020 a quasi 8.000 lettori e a oltre 12.000 visualizzazioni, che per dei “ragazzi di provincia” non è male. Oltre al blog abbiamo provato a espanderci sui social network, Facebook e Instagram, oggi mezzi di comunicazione indispensabili se si vuole far sapere che qualcosa esiste nel mondo, non solo del web. Ho inoltre da tempo in mente di aprire un canale YouTube per provare a realizzare brevi ma efficaci video su alcune opere d’arte o edifici monumentali per far conoscere le bellezze del territorio in cui vivo utilizzando un linguaggio piano e accessibile anche, e perché no, a dei giovani studenti; ma per ora è più un auspicio o meglio un sogno che realtà. Un aspetto del blog che andrà in futuro senz’altro incrementato è la ricerca di nuovi collaboratori seri e competenti che vadano a supplire, ad una ormai fisiologica mancanza di articoli da far uscire sul blog e che rallenta la normale programmazione settimanale. Ciò si è verificato non tanto per mancanza di volontà, per perdita di amore e passione per quello che facciamo, oppure perché non ci sono più cose interessanti sulle quali scrivere e dire la propria, ma perché gli impegni lavorativi di alcuni di noi stanno diventando così gravosi da non permetterci di fatto di dedicare il giusto tempo e spazio al nostro amato blog e alle cose che più ci interessano. Forse si tratta di un’ancora non del tutto efficace gestione e organizzazione del nostro “tempo lavorativo”, tuttavia è una questione che andrà ben presto affrontata. Per fortuna altri tra di noi si sono sobbarcati l’onore e onere di farsi carico, almeno per adesso, di mandare avanti la baracca come si suol dire. Un grazie è dunque doveroso ad Alessandro, a Chiara e a Federica, per essere venuti, e più di una volta, in soccorso di noi altri ritardatari. Per concludere e per lasciare spazio anche ai miei colleghi e amici, vorrei solo dire che questa esperienza, iniziata ormai cinque anni fa, continua a essere uno dei modi più belli che ho per dire la mia opinione sulle cose che amo e che ho studiato per molti anni e che continuo ad amare e a studiare quasi quotidianamente. È un modo questo per sentirmi libero in un mondo dove questa parola inizia per me a perdere un po’ del suo reale significato e valore. Ma su questo argomento, forse tornerò a parlare in un articolo a sé.

Marco Audisio

Fig. 1 Logo di LetterArti.

LetterArti è arrivato al traguardo dei 200 articoli e ai quasi 5 anni di attività e sono molto felice che questo progetto abbia accompagnato la mia vita negli ultimi anni. Mi ricordo ancora di quando stavo programmando il nostro primo articolo nei corridoi dell’università, pensando a chi avrebbe potuto leggere i nostri contenuti, a chi avrebbe potuto apprezzarli e oggi è anche grazie a questo numero sempre in crescita di lettori e di visite se siamo spronati a continuare la nostra programmazione con passione, costanza e professionalità. Il gruppo di persone, competenti e talentuose, che si è creato è stato fondamentale per far sì che LetterArti potesse offrire un nuovo articolo ogni settimana, visto che comunque tutti noi abbiamo attività da portare avanti, prima i nostri studi e poi la vita lavorativa, e per questo voglio ringraziare vivamente coloro che animano questo blog che ci hanno messo anima e cuore.
Vorrei tirare un po’ le fila anche di quello che è stato il mio percorso in questi ultimi anni.
L’università ha fatto sicuramente accrescere le mie conoscenze e mi ha permesso di acquisire alcune competenze, ma purtroppo manca nella maggior parte dei casi nelle facoltà di stampo umanistico (ma spesso non solo) una parte applicativa, mancano le occasioni per mettere in pratica ciò che si è imparato e questo secondo me è un grande limite. È vero che fare l’università non vuol dire affrontare un corso finalizzato ad entrare nel mondo del lavoro, ma in una società dove il valore dato alla conoscenza è sempre più basso sarebbe essenziale rivedere la struttura dei nostri percorsi accademici, prevedendo attività laboratoriali che servano davvero a qualcosa e che siano davvero tali. Ad esempio l’insegnamento è uno degli sbocchi più naturali della facoltà di lettere (forse anche obbligato per diversi motivi) e per questo ho dovuto acquisire crediti formativi nelle più disparate materie, ma manca assolutamente quella formazione che ti prepari effettivamente al mondo della scuola, alla didattica e anche a quella parte amministrativa che sempre di più sta monopolizzando la scuola italiana. Inoltre anche per quanto riguarda quello che potrebbe essere lo sbocco nel mondo dell’editoria, ciò che offre l’università è ai minimi.
Proprio in questa prospettiva per me LetterArti è stato il luogo in cui mettermi alla prova, esprimere il mio senso critico, sviluppare le mie capacità di scrittura e la mia creatività e collaborare con altre persone competenti nel loro settore per raggiungere un obbiettivo comune.
Oggi che mi sto affacciando al mondo del lavoro sto osservando come il percorso universitario alla fine non venga tenuto in così grande considerazione, anche se lo si è concluso con il massimo dei voti e per questo è importante per me l’esperienza del blog che mi ha permesso di avere anche quella parte di saper fare che il mondo accademico rifiuta ma che è così essenziale per il futuro.

Leggere è una delle mie passioni perché mi affascina scoprire sempre nuovi mondi e sempre nuovi modi per indagare la realtà ed è naturale la voglia che rimane nei lettori, una volta finito il libro che si è scelto, di riflettere su ciò che si è letto e di confrontarsi con altre persone. Grazie a LetterArti e agli articoli che scrivo riguardo le mie ultime letture, ho la possibilità di riflettere ancora più a fondo sui libri da me affrontati e di capire veramente quali sono gli elementi di cui vado alla ricerca in letteratura e che più mi fanno appassionare.
È proprio grazie alle recensioni online, su siti e blog, ai post su Instagram e alle videorecensioni su YouTube che scelgo le mie prossime letture, è attraverso questo passaparola digitale se oggi c’è ancora qualcuno che legge e spero anche io di poter continuare a dare il mio contributo nella scelta delle vostre letture e dei prossimi libri da acquistare. Se anche uno solo dei nostri visitatori ha scoperto un bel libro grazie ad un mio consiglio posso ritenermi soddisfatto.

Alessandro Audisio

Fig. 2 Foto della redazione di LetterArti.

Sono ormai passati alcuni anni da quando Marco Audisio, che ho il piacere di conoscere da molto più tempo, mi parlò per la prima volta di LetterArti, blog fondato da lui e da Alessandro Audisio.
Questa iniziativa suscitò immediatamente il mio interesse: si trattava, a mio avviso, di un ottimo modo per consolidare e applicare quanto acquisito durante il periodo dell’università e, allo stesso tempo, dare spazio al proprio punto di vista su tutto ciò di cui si compone il mondo della cultura di oggi, con la possibilità di trattare anche argomenti non propriamente scolastici oppure, almeno per me, inediti; per questi motivi, quando Marco mi propose di iniziare a scrivere a mia volta per il blog, accettai subito.
Dopo questo lasso di tempo e un discreto numero di articoli, posso innanzitutto affermare che – ovviamente – quelle mie prime aspettative sono state soddisfatte: la visita ad una mostra, la lettura di un catalogo o di una pubblicazione, l’informarsi su un determinato argomento, si sono trasformati, grazie alla conseguente elaborazione e strutturazione in articoli e recensioni, da esperienze passive a occasioni non solo per restituire la propria visione, ma anche e soprattutto per interrogarsi sul loro senso, sul contesto in cui tutto ciò si muove, su quello che sono in grado di trasmettere al pubblico.
Vi sono molti altri motivi di soddisfazione che hanno caratterizzato questi anni: uno di essi è l’essere aumentati nel numero, fatto che ha comportato innanzitutto un costante confronto con personalità diverse e quindi un importante arricchimento umano, ma che ha anche consentito di conferire regolarità e, allo stesso tempo, una giusta varietà alle uscite; a ciò si accompagnano poi i numerosi riscontri positivi da parte dei lettori.         
Sono davvero numerosi gli argomenti, i personaggi e i movimenti che, per tutte queste ragioni, ho potuto approfondire e a cui forse, da normale “spettatrice”, non avrei avuto modo di interessarmi, a partire da tematiche più istituzionali, come l’arte dell’ultimo Ottocento o le Avanguardie storiche, sino ad arrivare alla contemporaneità più prossima a noi, passando per altri interessi, sia complementari, come gli approfondimenti sui grandi protagonisti della critica o sui contributi femminili al panorama culturale, sia più estemporanei: ad esempio, la fascinazione nei confronti dell’estremo oriente. Tutto ciò entrando in contatto con realtà, luoghi e punti di vista sempre differenti, alcuni noti, altri poco conosciuti, altri ancora inediti.                
Una serie di passi in avanti, mai avventati, ma sempre ben ponderati, ci ha portati a raggiungere il duecentesimo articolo: una quantità sicuramente significativa e, soprattutto, sempre accompagnata di pari passo dal valore fondante della qualità, elemento non scontato se si considera la natura “amatoriale” del blog. L’insieme di questi fattori costituisce a mio parere una traccia consolidata da tenere presente, sia per continuare a proporre contenuti regolari e – si spera – interessanti, sia per individuare quei miglioramenti che si dovessero rivelare necessari e a cui tendiamo costantemente.

Chiara Franchi

Fig. 3 Collage con alcune delle copertine dei nostri articoli.

Se dovessero chiedermi perché mi dedico alla redazione di articoli e saggi brevi, penso che non avrei molti dubbi sulla risposta. In questi anni di collaborazione insieme a LetterArti, volati quasi senza che neanche me ne accorgessi, fra la recensione di una mostra e l’approfondimento di qualche tema sfizioso, avvalendomi di numerosi interessi e una visione dell’arte non troppo specializzata e settoriale, ho assecondato la mia inclinazione per gli argomenti più curiosi e meno battuti. Più che altro, quello che ho voluto fare è stato condividere questi miei interessi e il piacere della loro scoperta, cercando di portare all’attenzione di quante più persone le vicende meno conosciute di artisti, opere e fenomeni dell’umana creatività, e cogliendo allo stesso tempo l’occasione per insegnare qualcosa a me stesso, facendo pratica di scrittura e studiando una varietà di temi che fosse più grande possibile.
A questo proposito, ricordo ancora molto bene il primo articolo che ho scritto (Animali fantastici. Il prima e il dopo di Harry Potter, 2016). Ci misi una sera, e il giorno dopo lo proposi a Marco e Alessandro Audisio affinché lo pubblicassero. Non fu, infatti, qualcosa di commissionato o anche semplicemente programmato. Se proprio devo trovare una ragione, penso che lo feci perché scrivere mi appassionava. Da lì, pure se con qualche difficoltà, non mi sono più fermato, e ancora oggi, tutte le volte che vedo il mio ultimo lavoro passare dalle scialbe cartelle di Word, dove ogni cosa è incerta e ancora amorfa, allo splendore della pagina online, dimentico la fatica occorsa e mi do serenamente appuntamento alla prossima avventura letteraria, ripromettendomi di fare se possibile ancora meglio.

Niccolò Iacometti

Fig. 4 Collage delle copertine di alcuni nostri articoli.

Nell’estate 2019, quando ho iniziato a scrivere per LetterArti, il primo libro che mi sono sentita sicura di analizzare è stato Chiedi alla polvere di John Fante. Arturo Bandini è infatti uno di quei personaggi letterari che mi piace definire come miei personaggi-comfort: confusionario ragazzo che sembra spesso essere la spalla comica anziché il protagonista della sua storia, Arturo non può non suscitare empatia con i suoi lunghi monologhi sognanti. È un aspirante scrittore, egocentrico al punto giusto e, ancora di più, tremendamente determinato a emergere, a spiccare. Dio Onnipotente, mi dispiace essere diventato ateo, ma hai letto Nietzsche? […] Dio Onnipotente, voglio essere onesto. Fai di me un grande scrittore…L’artefice di Bandini, poi, John Fante scrittore reale, dico, è quello che Alessandro Baricco ha definito come scrittore da prateria. Fante si lancia nella vita, non rimugina, corre a capo fitto negli avvenimenti stessi che sceglie poi di romanzare. Trovo, come già trovavo nella primavera-estate di due anni fa, che quella della prateria e della corsa sia una metafora bellissima per invitare qualcuno, in questo caso io, a buttarsi verso nuove esperienze. Ho iniziato così a scrivere recensioni per questo blog.
Il pezzo che ho trovato più difficile assemblare è stato quello su Il suo corpo e altre feste di Carmen Maria Machado. Si tratta di una raccolta di racconti che ancora adesso fatico a catalogare sotto un’unica etichetta, ma che mi ha indiscutibilmente affascinato con le sue atmosfere ricche di realismo magico.
Il mio stesso modo di recensire è mutato: da pezzi in cui si tirano le somme al termine di un libro, sono passata a mettere insieme percorsi tematici che collegassero quel particolare libro con altre opere, avviandomi così sulla strada verso Aden (Arabia) accompagnata da Seneca e Kerouac.
Il mondo del cinema, poi, soprattutto con Parasite, non è rimasto inesplorato. Dopo la prima visione del film premio Oscar di Bong Joon-ho ricordo vividamente come, con una matita spuntata in mano, accovacciata sul mio letto, scarabocchiassi teorie e interpretazioni sulla storia che avevo appena finito di consumare con attenzione.
Divertente e stimolante è inoltre il processo di realizzazione delle fotografie da apporre agli articoli, sui social e come copertina di presentazione sul blog stesso. Assemblare in modo anche banale oggetti della vita quotidiana che si ricollegano alla trama di un certo romanzo, con l’oggetto fisico romanzo stesso, altro non è, per me, che un modo di percepire come più vive e reali le vicende che ho appena letto. Mi ricordo, a questo proposito, di quando, allestendo una foto per Ogni cosa è illuminata e per Il futuro del libro, mi siano tornate in mano vecchi volumi di enciclopedie, le prime che probabilmente i miei nonni avevano acquistato nei primi anni del secolo scorso. La mia storia e le parole di uno sconosciuto autore che si mischiano in quel momento in cui faccio click sulla fotocamera del telefono. È una visione a 360° ancora più approfondita, quella che mi ritrovo ad aver sviluppato grazie al lavoro di scrittura e creazione contenuti per il blog.
E sarebbero ancora numerose da ripercorrere le tappe del mio percorso in LetterArti, ma, cercando di riassumere e fermandomi un secondo a guardare indietro, non posso che dirmi soddisfatta della varietà di argomenti trattati, non solo in campo letterario e, soprattutto non solo da me, ma anche dagli altri membri della redazione. Fattore non scontato, nel 2019 sono stata accolta in un ambiente stimolante. Quello che si è formato, insomma, altro non è che un gruppo con cui dibattere sugli aspetti più specialistici del nostro panorama culturale, portando nel frattempo avanti un progetto che cerchi di diffonderli anche al di fuori della nostra sala riunioni, fra tanti altri giovani appassionati che, magari, stanno ancora fissando la prateria senza avere il coraggio di buttarcisi ma che, nonostante questa iniziale incertezza, non aspettano altro che cominciare la loro corsa verso orizzonti molto più ampi di quelli della loro immaginazione.  

Federica Rossi

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