Animali fantastici: il prima e il dopo di Harry Potter.

Esiste un mondo magico a fianco del mondo magico. Una faccia nascosta, e forse non l’unica a questo punto, della stessa medaglia. Dello stesso universo in cui abbiamo imparato che esistono Hogwarts e il Ministero della Magia, dove la valuta si chiama Galeone e nel quale chi non ha poteri magici viene etichettato, quasi con supponenza e a volte con disprezzo, come semplice Babbano. Ma ora, se vi siete mai chiesti se tutto questo – e molto altro che abbiamo scoperto leggendo con passione libro dopo libro – esistesse solamente in Gran Bretagna oppure fosse diffuso presso le comunità di maghi in altre parti del mondo, sappiate che la risposta è no.

In America, per esempio, dov’è ambientato l’ultimo film della Warner Bros. Ispirato all’universo di Harry Potter e J.K. Rowling, le cose sono molto più diverse di quanto ognuno di noi possa immaginare. Abituati come siamo alle verdeggianti brughiere inglesi nelle quali si gioca a Quidditch e al pensiero che se ci serve una milza di drago per la nostra pozione bisogna recarsi a Diagon Alley, scopriamo adesso che i maghi del Nord America sono molto più diffidenti verso i Babbani di quanto lo siano i loro omologhi del Vecchio Continente. Non solo…

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Scopriamo altresì che il termine Babbano viene sostituito dal molto più distaccato e politicamente corretto No-Mag, contrazione di non mago, e che a regolamentare dall’alto questa società è un’istituzione chiamata Magico Congresso degli Stati Uniti d’America o, in breve, MACUSA. Quanto ci devono sembrare bizzarri i maghi d’oltreoceano, a noi cresciuti tra il tavolo di Grifondoro e la classe nel sotterraneo di Piton! A quelli serve persino una specie di “porto d’armi” anche solo per avere la bacchetta magica; indispensabile ad ogni aspirante che voglia praticare gli incantesimi e la trasfigurazione e facilmente acquistabile, come invece abbiamo visto, da chiunque presso Olivander in Gran Bretagna. Forse questa è una metafora di quanto sia di casa la violenza tra gli Americani? Non importa a questo punto se maghi o non maghi, oltre che neri e bianchi? Può darsi… ecco allora che la Rowling si dimostra ancora una volta abilissima nel “trasfigurare” le stranezze della nostra civiltà e a farle rispecchiare, con le dovute traduzioni, in quella da lei creata.
Parliamo di Ilvermorny. Mi ci sono voluti giorni per imparare a pronunciarlo… comunque, questo è il nome del corrispettivo di Hogwarts negli Stati Uniti e, sebbene meno antica della scuola di magia e stregoneria britannica, vanta anch’essa una storia e una tradizione rispettabilissime.

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Come cambiano con le latitudini i nostri babbanissimi usi e le nostre certezze, così il mondo della magia si dimostra sempre più variegato e forse contraddittorio. Ma Animali fantastici e dove trovarli, questo è il titolo della pellicola, prima di un’inaspettata pentalogia (5 film), sembra avere come fine ultimo molto di più che ampliare l’universo parallelo del bambino sopravvissuto e assieme il nostro sguardo su di esso.

Non a sproposito è stato appena citato Harry Potter, considerato che per una volta non è lui il protagonista del film. Animali fantastici e dove trovarli era infatti in origine il titolo di un libro di scuola, uno di quelli che il giovane Harry si portava in borsa alle lezioni sin dal primo anno e che la Rowling, non molto tempo dopo l’uscita del quarto romanzo, ha deciso di scrivere e di firmare con il nome del suo autore immaginario: Newt Scamandro. E così impariamo anche che se nella letteratura europea continentale è molto diffuso l’espediente letterario del manoscritto rinvenuto (vedi il nostro Manzoni, ma anche Cervantes e Voltaire), la narrativa anglosassone ha sviluppato ampiamente il tema dello pseudobiblion. Con Tolkien e George Orwell per dirne alcuni.

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La cosa più importante sono però i riferimenti diretti all’opera che ha dato origine a questo spin-off, e sono diversi. Si allude infatti a Silente, e alla campagna di supremazia e terrore di Gellert Grindelwald in Europa, ed ecco quindi che lo scopo del film diventa quello di raccontare ciò che negli otto della saga non è si è riusciti a raccontare. Perché le trasposizioni cinematografiche, molto spesso, dicono qualcosa di troppo in meno rispetto alle pagine da cui sono state tratte, e non sempre a beneficio della comprensione di quel che si nasconde dietro a effetti visivi e inquadrature spettacolari. Chi di noi si ricorda che il mago del male Grindelwald è citato sul retro della figurina delle Cioccorane dedicata proprio a Silente? E che questi lo sconfisse nel 1945? Solo dopo siamo venuti a sapere che, in seguito a questi eventi, il candido e savio preside di Hogwarts ha conquistato la lealtà dell’antichissima, potentissima e oscura Bacchetta di Sambuco, ma questa è un’altra storia.

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Non ho ancora visto il film, e nel prepararmi ad andare al cinema mi chiedo se avrò la costanza di andare a vedere tutti e cinque quelli che usciranno nei prossimi anni. Per allora mi sa che sarò diventato troppo grande e impegnato per interessarmi ancora a queste cose, ma Dio non voglia perché Harry Potter non è roba per bambini. Ogni volta che lo rileggo scopro qualcosa di nuovo. Ciò detto, e non bisogna dimenticarlo, Harry Potter è un fenomeno che va ben oltre i limiti dei più o meno tradizionali mezzi di comunicazione: i libri e i film. Harry Potter è nato in contemporanea e si è sviluppato assieme al web, e di questo ha fatto sempre grande utilizzo. Da prima con i siti amatoriali, i giochi di ruolo, e tutte quelle pagine curate dai fan nelle quali si raccoglievano informazioni su di un mondo che non sapevamo quanto sarebbe stato sconfinato. E sì che la nostra immaginazione, dove scoprivamo dei buchi di trama o tutto ci sembrava che non potesse finire dove ci aveva lasciato l’ultimo film uscito nelle sale, è sempre stata l’unico limite all’espansione di questo universo. E poi sono venuti i canali più ufficiali: il sito dell’autrice, Pottermore.com e Harry Potter Wiki. Da qui io mi tengo aggiornato su questo mondo, e da qui ho preso tutta una serie di informazioni sulle quali ho riflettuto senza addentrarmi in una recensione cinematografica, informazioni che sono perciò tracciabili e verificabili.

Niccolò Iacometti

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