Itinerario veneziano, giorno 3

Il treno parte dalla stazione alle 17, ma abbiamo ancora tutto il giorno per scoprire nuovi angoli della città. Ci dirigiamo verso la zona di Venezia che è maggiormente popolata da autoctoni e dove i turisti, quelli interessati alle grandi attrattive e alle tappe fin troppo classiche che la città lagunare può offrire, sono meno presenti. Decidiamo di spostarci a piedi, di farci guidare da google maps, nelle strette strade veneziane e di fare su è giù per i ponti che attraversano i canali. Giungiamo allora al ponte per eccellenza, al ponte di Rialto, il più antico della città, il quale, oltre a fare da tramite tra due zone diverse di Venezia, ospita anche alcuni negozi. Dopo esserci fermati a fare qualche foto e a sbirciare le vetrine delle botteghe, proseguiamo il nostro cammino in direzione della Basilica dei Frari. Sul percorso incontriamo la casa di Carlo Goldoni, ci imbattiamo in scorci caratteristici e prendiamo nota di alcune botteghe di maschere per poter in seguito comprare un ricordo della nostra visita.

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Casa dello scrittore Carlo Goldoni

Arriviamo alla Basilica dei Frari e di fronte all’imponenza dell’edificio rimaniamo stupiti, è più grande della Basilica di San Marco e per storia e opere custodite può sicuramente competere con essa.
All’interno sono diversi i capolavori che si possono ammirare, lo sguardo del visitatore si dirige subito di fronte a sé e in fondo alla chiesa, sull’altare maggiore si può intravedere la grande pala di Tiziano, una delle opere più conosciute del pittore, l’Assunta. La chiesa è divisa in due parti dalla presenza di un grande coro ligneo, opera di Marco Cozzi, riccamente decorato con statue intagliate nel legno e tarsie molto pregiate che ornano lo schienale di ogni seduta.
L’Assunta di Tiziano è gloriosa e svetta con un’altezza che raggiunge quasi i sette metri; realizzata tra 1516 e 1518, la scena si divide su tre piani distinti: il primo è quello terreno, costituito dalla schiera degli apostoli, il secondo è quello della Vergine che sta per raggiungere il cielo e la folla di angeli, il terzo è quello di Dio padre pronto ad accogliere Maria al suo fianco. Una particolarità che fa notare l’audioguida è che in questa pala eccezionalmente Tiziano decide di rappresentare anche degli angeli musicanti, tra quelli che circondano la Vergine, cosa che il pittore non ha mai fatto in altri dipinti.

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Interno della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari

Sulla parete sinistra della zona dell’altare è situato il monumento funebre del doge Niccolò Tron, opera di Antonio Rizzo, mentre sulla parete destra è presente il monumento funebre del doge Francesco Foscari, realizzato da Niccolò di Giovanni Fiorentino, entrambi esempi della grande scultura quattrocentesca a Venezia.
Di particolare rilevanza sugli altari della basilica sono: il trittico di San Marco di Bartolomeo Vivarini, situato nella cappella Corner, la Pala di Sant’Ambrogio di Alvise Vivarini e Marco Basaiti, la scultura lignea di San Giovanni Battista di Donatello e La Madonna in torno con bambinodi Bartolomeo Vivarini. Nella sacrestia, che si trova nel transetto destro della chiesa, è conservato il trittico di Giovanni Bellini, rappresentante la Madonna con il bambino in trono, attorniata dai Santi Nicolò, Pietro, Benedetto e Marco, firmato e datato 1488, che costituisce una delle vette della pittura di Bellini.

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Giovanni Bellini, Trittico dei Frari, 1488, Santa Maria Gloriosa dei Frari.

Un altro capolavoro di Tiziano è situato nella navata centrale, La pala Pesaro, che mostra un altro passo avanti da parte del pittore nella concezione delle pale d’altare, che qui si caratterizza per una particolare rappresentazione dello spazio.
Sempre lungo la navata centrale è possibile osservare il monumento funebre di Antonio Canova, realizzato da alcuni suoi allievi e il monumento in onore di Tiziano Vecellio.

Lasciata la grandiosità della Basilica dei Frari, ci dirigiamo verso la Scuola Grande di San Rocco, sede della confraternita religiosa, interamente decorata dai grandi teleri di Tintoretto e che nella mostra del giorno precedente veniva definita la Cappella Sistina del pittore veneziano.

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Sulla sinistra la Scuola Grande di San Rocco, sulla destra la chiesa di San Rocco

L’edificio è su due piani e se si vuole seguire l’ordine cronologico in cui sono state eseguite le tele bisogna iniziare dal piano superiore, dalla sala in cui, sul soffitto, è conservata La Gloria di San Rocco, prima tela realizzata da Tintoretto per la confraternita e dopo la quale si aggiudica la commissione per realizzare la restante decorazione pittorica. L’artista usò uno stratagemma per poter ottenere l’importante committenza, La Gloria di San Rocco, infatti, venne istallata da Tintoretto, senza il consenso della confraternita, come un dono, ben sapendo che la congregazione religiosa non poteva rifiutare donazioni. Il pittore venne quindi incaricato di portare a termine la decorazione dell’intero edificio, ottenendo in seguito grandi riconoscimenti per il suo lavoro.
Nella sala dove si può osservare La Gloria di San Rocco si può ammirare anche la grande Crocifissione e altri tre teleri, raffiguranti La salita al Calvario, un Ecce homo e Gesù davanti a Pilato.

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Tintoretto, Gloria di San Rocco, 1564, soffitto della Sala dell’Albergo, Scuola Grande di San Rocco

Nell’ambiente più grande che costituisce il secondo piano dell’edificio, dalle dimensioni davvero grandiose, il soffitto lascia spazio ad episodi dell’Antico Testamento, mentre sulle pareti sono ospitati episodi tratti dal Nuovo Testamento. Da notare è anche il coro ligneo che si sviluppa lungo tutte le pareti della sala, realizzato da Francesco Pianta, con raffigurazioni allegoriche tratte dall’Iconologia di Cesare Ripa.

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Una parte del coro ligneo di Francesco Pianta nella Sala Superiore della Scuola Grande di San Rocco

Al piano terreno, che ospita la produzione più tarda di Tintoretto, i teleri esposti sono tutti incentrati sulla vita della Vergine Maria.
L’occhio dello spettatore fa fatica a cogliere tutti i particolari delle tele di Tintoretto, ciò che rimane impresso è la magnificenza delle composizioni, le corporature statuarie dei personaggi, i colori scuri e le dimensioni di queste opere.
Proprio di fronte alla Scuola grande c’è la Chiesa di San Rocco che custodisce altri teleri di Jacopo Robusti. Siamo guidati nella visita da una giovane ragazza della terza superiore del liceo scientifico di Venezia Mestre, che ci illustra le opere, ci spiega alcuni episodi della vita del santo e ci lascia piacevolmente stupiti. C’erano anche altri ragazzi insieme a lei e quello che più ci ha colpiti è che queste visite venivano fatte anche in inglese per i turisti stranieri, cosa che testimonia la preparazione dei ragazzi e la serietà di questa iniziativa. Davvero bravi!

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Maschera di Pantalone, realizzata dalla Bottega dei Mascareri

Prima di pranzo decidiamo di fermarci a dare un’occhiata in una bottega che crea e vende maschere. Attratti dall’aspetto davvero artigianale dei prodotti esposti in vetrina entriamo nel negozio a vedere cos’altro offre questa piccola bottega. All’interno veniamo accolti da un giovane ragazzo, molto cordiale e simpatico, intento proprio a creare degli stampi per realizzare altre maschere e che ci racconta un po’ la storia dell’attività. La Bottega dei Mascareri, aperta nel 1984, è di proprietà dei fratelli Sergio e Massimo Boldrin, zii del ragazzo che ci ha accolti in negozio. Proprio dai disegni di questa bottega sono nate le maschere realizzate per il film Eyes Wid Shut di Stanley Kubrick. Ci ha fatto davvero piacere avere informazioni su questo mestiere e su alcune tecniche di lavorazione delle maschere, realizzate in carta pesta, e vedere l’impegno di un giovane in questa arte. Siamo usciti dal negozio, ma non a mani vuote, con una bella maschera che rivisita in modo originale quella classica di Pantalone, un ottimo acquisto e un bel ricordo.

Dopo un pasto veloce ci rimane ancora tempo e ci dirigiamo verso il museo Correr, in Piazza San Marco, dove oltre alla visita alle sale abbiamo sperimentato anche una prova di evacuazione, un’esperienza più unica che rara. Il percorso espositivo è davvero lungo ma non ci ha particolarmente colpito, anche se ci sono delle opere degne di nota e importanti a livello nazionale, come alcuni quadri di Giovanni Bellini, una Deposizione di Antonello da Messina e alcune statue di Canova.

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Antonello da Messina, Pietà con tre angeli, 1475 circa, Museo Correr

Dopo aver recuperato le valigie ci dirigiamo in stazione con il vaporetto, che con la sua consueta lentezza e scomodità ci impiega circa quarantacinque minuti per arrivare a destinazione. Saliamo sul treno e salutiamo Venezia, che per tre giorni ci ha ospitato facendoci vedere cose meravigliose.

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Veduta del Canal Grande dal ponte dell’Accademia

Venezia è una città senza tempo, è bello vedere tutti gli edifici antichi che sbucano ad ogni angolo, senza quel traffico di automobili che ci ha permesso di vagare per la città senza dover far attenzione alle spericolatezze dei guidatori. Il periodo che abbiamo scelto per la visita ci ha permesso di non trovare code e folle, anche se i turisti a Venezia ci sono sempre. Abbiamo trovato da una parte dei veneziani che non ne possono più dei turisti e che forse ne farebbero a meno, non ricordandosi che, per fortuna o per sfortuna è di quello che vive la città, dall’altra abbiamo trovato veneziani accoglienti, disposti a raccontarsi e a trasmettere una parte della città che non è visibile ad un primo sguardo.

In tre giorni abbiamo visto molto, ma sicuramente c’è molto altro da scoprire e visitare, e prima o poi torneremo.

Tutte le foto dell’articolo sono state fatte da noi.

Giorno 1: https://letterarti.wordpress.com/2018/11/21/itinerario-veneziano-giorno-1/
Giorno 2: https://letterarti.wordpress.com/2018/11/22/itinerario-veneziano-giorno-2/

Alessandro Audisio

2 risposte a "Itinerario veneziano, giorno 3"

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