Paolo Grassi, omaggio al Poeta dell’organizzazione

Oggi Milano piacerebbe a Paolo Grassi: questo è forse il motivo più autentico per il quale la nostra città celebra, a cento anni dalla nascita, il genio culturale e imprenditoriale di uno straordinario produttore di idee, di innovazioni, di progetti che sono oggi il fondamento del valore aggiunto milanese. […] Visitare la mostra vuol dire conoscere e riconoscere la nostra città: quella straordinaria di allora e quella altrettanto innovativa e coraggiosa di oggi.
Giuseppe Sala, Sindaco di Milano

Paolo Grassi è stato una delle più importanti personalità di organizzatore culturale e intellettuale dell’Italia del secondo Novecento. […] Il progetto si prefigge di restituire alla collettività, soprattutto alle nuove generazioni e al nuovo tessuto sociale in cui sono inserite, una rinnovata conoscenza di Paolo Grassi e del suo tempo, riattivando e riportando al contemporaneo le sue idee e la sua espressione culturale, modello esemplare e garanzia di collegamento tra due mondi, la cultura e le istituzioni, in un legame sinergico ma rispettoso di tutte le necessarie autonomie.
Francesca Grassi, Coordinatrice di Paolo Grassi Centenario 1919-2019

Con queste premesse, la mostra su Paolo Grassi a Palazzo reale – Milano è stata inaugurata il 26 gennaio e ha chiuso il 24 marzo scorso. Avvenuta in occasione di una ricorrenza centenaria (anche questa, dato che ormai si fa più che altro così), è stata fortemente voluta dalla Fondazione istituita nel 2006 per tramandare la memoria di un grande uomo di cultura, figura cardine di un periodo in cui Milano è stata veramente capitale di un vivace progresso intellettuale.
Per chi non conoscesse Paolo Grassi (Milano, 30 ottobre 1919 – Londra, 14 marzo 1981), diamo una breve nota della sua biografia.

Fig.1.jpg
Fig. 1 Paolo Grassi.

Figlio di Raimondo Grassi, collaboratore de “Il Sole”, e Ines Platensteiner (donna energica, vivace e orgogliosa, amante della lirica e con un passato da socialista), la sua era una famiglia molto antica che si tramandava le professioni di avvocato, notaio e medico. Da ragazzino amava leggere più che giocare, preferendo tra l’altro la compagnia dei grandi a quella dei suoi coetanei. Se poi non avesse vissuto l’epoca del fascismo, avrebbe amato la scuola e sarebbe stato lo studente modello che mai poté considerarsi. Invece non completò gli studi di giurisprudenza, e subito dopo avere ottenuto il diploma entrò in quel mondo del teatro che già durante gli anni del liceo, come spettatore, lo aveva fatto appassionare, e nel 1937, iniziò la sua collaborazione con “Il Sole” in qualità di critico teatrale. Negli anni che furono della guerra e della Liberazione, Grassi ebbe modo di alimentare il proprio impegno intellettuale: fece le sue prime esperienze di regia, lavorò per importanti case editrici (muovendole a pubblicare autori di teatro, da Joyce a Brecht) e continuò a scrivere, tra l’altro, dal 1945 al 1947 per l’edizione milanese dell’”Avanti!”; il tutto senza smettere di coltivare la lettura e allargare le proprie frequentazioni a pittori e filosofi.
Maturato intanto il desiderio di fondare un teatro d’arte a carattere pubblico e municipale, nel 1947 diede vita al Piccolo Teatro di Milano. L’esperienza vide coinvolti anche il regista Giorgio Strehler e Nina Vinchi, e si propose come esempio primigenio di teatro stabile: legato cioè al proprio territorio da ragioni di tipo sociale, e quindi impegnato nella sua elevazione culturale. Un teatro per tutti, che spaziasse da generi sperimentali ai classici, antichi e contemporanei, italiani e stranieri; alcuni dei quali fino allora mai portati su nessuno palcoscenico della penisola. Nel 1972 Paolo Grassi assunse la soprintendenza della Scala, e operò la sua rivoluzione anche nel tempio della lirica. Qui istituì un archivio e una biblioteca, riformò la macchina amministrativa, rinnovò la convenzione con il Comune e stipulò importanti accordi con le associazioni sindacali, in un periodo in cui la questione delle classi lavoratrici, quelle meno abbienti, era centrale nel dibattito politico, affinché un nuovo pubblico di giovani e operai potesse avvicinarsi al teatro. Non ultimo riuscì a portare l’opera in televisione, e qui bisogna ricordare la messa in onda di “Otello” nel 1976. L’anno dopo lasciò la conduzione della Scala e divenne presidente della RAI; sotto il suo impulso, la cosiddetta “terza rete” sarebbe diventato il canale culturale pubblico.

Fig.2.jpg
Fig. 2 Immagini della mostra.

Nell’articolato calendario degli eventi che vogliono raccontare una figura così impegnativa la mostra di Palazzo Reale si è proposta come un attimo dedicato alla manifestazione iconografica, la quale ha preso le mosse da un’instancabile campagna di ricerche capace di produrre un vasto catalogo di fonti scritte, visive e materiali. Facciamo un passo indietro: tutto era cominciato nell’ottobre 2018, quando aveva esordito il pubblico convegno “Paolo Grassi [1919-1981] una vita per la cultura”, seguito dal progetto didattico “Educazione al teatro e allo spettacolo”. Prossimamente, invece, ci sarà una tavola rotonda alla Casa della cultura, quindi le manifestazioni si concluderanno il 30 ottobre con la commemorazione di Paolo Grassi nel foyer del Teatro alla Scala.
Allestita nelle sale che precedono un’altra mostra, tuttora in scena (“Il meraviglioso mondo della natura”, a cui seguirà a breve la recensione di Marco Audisio), il che ha permesso di effettuare questa visita gratuitamente, essa si sviluppava in quattro ambienti, e questo ha consentito invece di goderne appieno una fruizione anche prolungata nonché sicuramente più tranquilla. Secondo un percorso allo stesso tempo cronologico e tematico i visitatori hanno potuto ripassare le fasi della vita e della carriera di Paolo Grassi, nella maniera in cui le ha suddivise la sapiente curatela di Fabio Francione. Sala 1: Prologo autobiografico e album famigliare (1919), Costruzione di un progetto. Paolo Grassi prima di Paolo Grassi (1936-1946). Sala 2: Al Piccolo Teatro con Giorgio, Nina e gli altri (1947-1967), Un teatro fuori le mura. La “direzione solitaria” (1968-1972). Sala 3: L’opera alla prova dei media e della comunicazione, cui si accompagna Gli anni al Teatro alla Scala (1972-1977). Sala 4: Un riformista alla presidenza della Rai (1977-1980), Una passione trasversale: l’editoria (1942-1981). Personalmente, ho trovato un colpo d’arguzia nell’allestimento progettato da Alessandro Colombo, Paola Garbuglio e Cosima Ciaglia ispirato alla scenotecnica teatrale con tavoli che assomigliavano a praticabili ed espositori che recuperavano la stessa tecnologia fatta di cantinelle lignee accomodate a mo’ di quinte e cavalle.

Fig.3.jpg
Fig. 3 Da sinistra a destra: Renato Birolli, “Signora col cappello (ritratto di Errica Cavallo)”, olio su tela, 1941, collezione Iannacone, Milano; Giovanni Testori, “Dalia”, disegno a matita, 1972, collezione privata; telefono d’ufficio appartenuto a Paolo Grassi e microfono di scena, Piccolo Teatro di Milano.

Diversi gli interessantissimi reperti esposti sia in originale al centro delle sale, sia riprodotti a stampa sui pannelli che delineavano lo spazio intorno al visitatore. Tra questi non hanno sicuramente mancato di catturare l’attenzione alcune opere d’arte, da un ritratto della prima moglie di Paolo Grassi, Enrica Cavallo, realizzato dal pittore Renato Birolli nel 1941, a un disegno a matita che nel 1972 lo storico dell’arte Giovanni Testori eseguì e poi gli regalò. Insieme ad essi altri oggetti curiosi, quali ad esempio un telefono d’ufficio appartenuto a Paolo Grassi, un microfono di scena usato al Piccolo Teatro e una foto autografata di Eleonora Duse, come pure una ricca selezione di ulteriori effetti personali, fotografie – che ritraggono Grassi nei suoi momenti di quotidianità, durante la produzione degli spettacoli o in compagnia degli altri grandi del teatro e non solo –, filmati d’archivio, manifesti, pagine di giornale, interviste, articoli, aforismi e soprattutto lettere. Quelle che negli anni si è scambiato con le più eminenti personalità della sua epoca, tra questi: Giorgio Strehler, Franco Zeffirelli, Giulio Andreotti e T. S. Eliot. Completavano poi la narrazione esemplari dei titoli pubblicati da Einaudi per la Collezione di teatro, curata da Paolo Grassi e Gerardo Guerrieri, una selezione di libri di e su Paolo Grassi, e nell’ultima sala le edizioni in DVD di film, sceneggiati e spettacoli prodotti dalla RAI durante la sua presidenza (tra i quali figurava anche “Mistero buffo” di Dario Fo). A rimarcare, e illustrare, invece il ruolo che ebbe la città di Milano nella vita di Paolo Grassi, nella prima sala si trovava un foto-piano della città lombarda con indicazione dei luoghi in cui ha vissuto e operato.

Fig.4.jpg
Fig. 4 Da sinistra a destra, dall’alto in basso: scelta di titoli della Collezione di teatro, seconda edizione, Einaudi; scelta di programmi di sala di spettacoli, album, registrazioni televisive e film realizzati al Piccolo Teatro di Milano; libri di e su Paolo Grassi; alcune edizioni in DVD di film, sceneggiati e di teatro televisivo prodotti e realizzati dalla RAI durante la presidenza di Paolo Grassi.

Un’iniziativa così lodevole, tuttavia, non poteva essere esente da difetti. Sotto il profilo tecnico da una parte, sotto quello culturale dall’altra, la mostra “Paolo Grassi… senza un pazzo come me, immodestamente un poeta dell’organizzazione…” ha dimostrato infatti un grande limite nella mancanza di supporti alla fruizione. Sembra un paradosso, ma una mostra non deve esporre: deve insegnare, e questa mostra in particolare aveva il compito di spiegare la vita, soprattutto quella artistica e professionale, di un grande impresario teatrale e fabbricante di cultura; compito il quale è stato assunto, laddove non poteva arrivare da solo il cospicuo repertorio d’immagini, nell’insolita forma del saggio biografico, dal catalogo (solo che, com’è noto, non tutti lo comprano).
Quando poi si sceglie il criterio “wunderkammer” – spazi piccoli e tante cose raccolte apparentemente senza criterio –, l’unico modo per non mettere in soggezione il visitatore è affidarlo nelle mani di chi sa dirgli come indirizzare e distribuire la propria attenzione tra i vari oggetti e documenti che può osservare. In questa mostra di materiale scritto ce n’era veramente più che a sazietà (e dubito che in molti si siano fermati a leggerlo per intero, senza contare la non eccelsa qualità di alcune riproduzioni), chiamato a parlare di per sé, a presentarsi in prima persona, senza note introduttive o didascalie che aiutassero veramente a contestualizzarlo nella vita e nel pensiero di Paolo Grassi. Solamente gli inserti audiovisivi, riprendendo spezzoni di documentari, hanno aiutato a capire la sua persona vista perlopiù attraverso gli occhi di chi l’aveva conosciuta oppure studiata.
La sensazione più grande, ricevuta dopo la visita, è che questa mostra non avesse voluto parlare tanto al profano oppure al giovane, quanto piuttosto suggestionare la memoria di chi ha vissuto quegli anni e assistito alle messinscene organizzare da Paolo Grassi. Qui sta il limite culturale; una mostra che parla all’esperto è semplicemente inutile, e non penso che questa esposizione abbia insegnato granché a chi non conoscesse i nomi del soprano lirico Renata Tebaldi, del direttore d’orchestra Seiji Ozawa, dell’attore Franco Parenti, del compositore Luigi Nono, del regista Luciano Salce o del critico e teorico teatrale Silvio D’Amico. In questa occasione più che mai sarebbe stato utile avere avuto un’audioguida.

Fig.5.jpg
Fig. 5 Da sinistra a destra: vista da dietro di uno dei pannelli che costituivano l’allestimento; salottino anni ’70, luogo creato per assistere a uno dei quattro documentari facenti parte dell’esposizione.

Ancora una volta ci siamo trovati di fronte a un evento culturale dalle nobilissime intenzioni ma che sbadatamente ha tradito o vanificato la propria missione divulgativa, mancando di rivolgersi a quel pubblico di ampio respiro cui Paolo Grassi aveva sempre cercato di aprire le porte della conoscenza.

Niccolò Iacometti

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: