Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro

Dopo la lettura dell’ultimo libro di Ishiguro, Klara e il sole, di cui vi ho già parlato qui sul blog, quest’anno ho deciso di recuperare anche un altro titolo dell’autore tra i suoi più noti e dal quale è anche stato tratto un fortunato film con Anthony Hopkins e Emma Thompson, si tratta di Quel che resta del giorno.

Protagonista del romanzo è Mr. Stevens, un maggiordomo che ha passato gran parte della sua vita a servizio a Darlington Hall prima alle dipendenze di Lord Darlington e in seguito dell’americano Mr. Farraday che ha comprato la tenuta. Ci troviamo nel 1956 quando sono ormai finiti i tempi in cui i nobili inglesi possedevano enormi magioni con decine e decine di persone alle loro dipendenze e che facevano sì che tutto fosse impeccabile, Mr. Stevens infatti è al servizio di un signore americano che può permettersi di mantenere la casa ma è ormai a capo di un ridotto numero di domestici che non possono nemmeno occuparsi interamente delle numerose stanze di Darlington Hall. L’anziano maggiordomo riceve una lettera da parte di una sua vecchia collaboratrice, Miss Kenton, che era stata la governante di Darlington Hall negli anni trenta e cogliendo una certa scontentezza da parte della donna nei confronti della sua vita e del suo matrimonio pensa che potrebbe essere disposta a riprendere il servizio alle dipendenze di Mr. Farraday. Su invito del suo datore di lavoro Mr. Stevens decide di prendersi un periodo di ferie, approfittando dell’assenza di Mr. Farraday, e di intraprendere un viaggio nella campagna inglese al termine del quale ha intenzione di incontrare Miss Kenton.

Fig. 1 Foto che ritrae l’edizione italiana pubblicata da Einaudi di Quel che resta del giorno.

Il romanzo è scritto sotto forma di diario, seguiamo infatti le tappe del viaggio del maggiordomo, il quale si sofferma a descrivere il suo passaggio nei paesi della campagna inglese ma rammenta anche diversi episodi del passato, compresi soprattutto gli eventi tra gli anni venti e trenta del novecento.
Facciamo quindi la conoscenza di un uomo che ha sempre preso seriamente il suo ruolo di maggiordomo, fin troppo seriamente, che ha messo al primo posto il compiacimento dei desideri del suo padrone dimenticando i propri e che nel suo continuo ricordare molte volte mente a se stesso per indorarsi la pillola e per rendere più sopportabile una vita che ora gli sembra vuota e buttata al vento.
Mr. Stevens fa ampi discorsi sulla dignità del suo lavoro, su quali caratteristiche rendono grande un maggiordomo e si sofferma sul fatto che è importante essere al servizio di un nobile gentiluomo, ma Lord Darlington era davvero un uomo dai nobili ideali o forse si è lasciato alle spalle diversi errori? Proprio su questo punto sembra che il nostro protagonista cerchi di camuffare la realtà e di difendere il suo padrone che però più volte ha dimostrato negli anni simpatie nei confronti delle autorità naziste tedesche, organizzando convegni a Darlington Hall che cercavano di far tornare la Germania agli antichi splendori in seguito alle pesanti condizioni imposte dal congresso di pace di Versailles dopo la prima guerra mondiale. Proprio queste posizioni filonaziste portarono alla rovina di Lord Darlington in seguito al secondo conflitto mondiale e al cambio di proprietà.

Fig. 2 Mr. Stevens (Anthony Hopkins) e Miss Kenton (Emma Thompson) in una delle scene del film diretto da James Ivory del 1993.

Oltre a ciò, sono diversi gli episodi in cui vediamo Mr. Stevens rinunciare a ciò che più gli sta a cuore pur di essere un perfetto maggiordomo, rinuncia a mostrare la sua posizione quando Lord Darlington licenzia due fidate collaboratrici solo perché ebree, rinuncia ad assistere suo padre negli ultimi giorni di vita pur di non recare danno alla perfetta riuscita di un ricevimento diplomatico, rinuncia all’amore solo perché troppo impegnato ad essere impeccabile al servizio di un uomo che era tutto tranne che impeccabile. Purtroppo però il nostro protagonista sembra accorgersi di quelle occasioni che ha perso troppo tardi e anche i suoi tentativi di porre rimedio non hanno l’esito sperato, anche perché forse sono portati avanti troppo debolmente.
Miss Kenton mentre si trovava a Darlington Hall cerca di scuotere Mr. Stevens, di far sì che si accorga di poter essere molto di più rispetto ad un uomo il cui unico scopo è servire e cerca di fargli capire che lasciare il lavoro nella tenuta per avviare un nuovo futuro è una possibilità, ma purtroppo il protagonista del romanzo arriva tardi alla verità.
Certamente il lettore non riesce ad entrare in perfetta sintonia con l’irreprensibile maggiordomo che mantiene per tutto il romanzo dei comportamenti quasi da cerimonia e poco umani, ma sicuramente colpisce il tema principale del libro: stiamo sprecando delle occasioni di fare qualcosa che poi rimpiangeremo per sempre? Siamo davvero noi stessi o stiamo facendo solo quello che gli altri si aspettano da noi?

Fig. 3 Mr. Stevens (Anthony Hopkins) e Miss Kenton (Emma Thompson) in una delle scene del film tratto dal romanzo di Kazuo Ishiguro.

Devo dire che Ishiguro nei suoi romanzi che ho letto assume sempre un’intonazione diversa e originale che lascia qualcosa nei suoi lettori, e ancora una volta la lettura di un libro di un autore straniero mi fa riflettere su come invece la letteratura contemporanea italiana non sia così originale nelle tematiche trattate e nello stile di narrazione; un vero peccato visto che ci sarebbe invece così tanto da raccontare.
Quel che resta del giorno è un romanzo introspettivo e capace di far riflettere, che è ciò che ogni bel libro dovrebbe fare, e per questo ve lo consiglio moltissimo.

Alessandro Audisio

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