Lo scorso 30 gennaio 2018, presso la sala consiliare del municipio di Novara si è finalmente tenuta la conferenza stampa (in ritardo di circa un mese rispetto a Varallo e Vercelli) che ha rivelato i dettagli sulla mostra, prossima ad andare in scena, dedicata al più grande pittore e scultore Valsesiano del Cinquecento: Gaudenzio Ferrari (Valduggia, 1475 circa – Milano, 31 gennaio 1546).
Sono intervenuti il sindaco Alessandro Canelli e il vescovo monsignor Franco Giulio Brambilla. Con loro anche la dottoressa Simona Ricci dell’Associazione Abbonamenti Musei e i curatori dell’esposizione, i professori Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa dell’Università Statale di Milano. Presenti altresì il sovrintendente ai Beni storico-artistici della provincia di Novara e Verbano-Cusio-Ossola Massimiliano Caldera, la direttrice della Pinacoteca di Varallo Anna Falcone e i presidenti del Bollettino storico novarese Paolo Cirri e di ATL Novara (Agenzia Turistica Locale) Maria Rosa Fagnoni.
![Monsignor-Brambilla-il-sindaco-Canelli-insieme-ai-due-curatori-della-mostra[1].jpg](https://letterarti.files.wordpress.com/2018/02/monsignor-brambilla-il-sindaco-canelli-insieme-ai-due-curatori-della-mostra1.jpg?w=736)
Proprio la dottoressa Ricci ha aperto la conferenza stampa, dopo il benvenuto del sindaco ai giornalisti. Da lei abbiamo appreso che la mostra avrà luogo in tre sedi: a Novara presso l’Arengo del Broletto, a Vercelli presso lo spazio espositivo ARCA (entrambe le sedi dal 23 marzo al 1 luglio) e a Varallo Sesia presso la Pinacoteca Civica (dal 23 marzo fino al 16 settembre). Ha detto inoltre che è stata fortemente voluta dalla regione Piemonte e ha reso noto il significativo contributo in termini di sponsor di Intesa San Paolo. È stato il sindaco ad aver poi ammesso il cambio di sede della mostra. In origine infatti l’esposizione avrebbe dovuto trovare posto presso il Castello sforzesco. Canelli ha informato che per ragioni microclimatiche e per le dimensioni delle opere, l’Arengo soddisfaceva le esigenze di esposizione. Per tutta l’amministrazione comunale si tratta di una grande soddisfazione, un’opportunità di rilanciare il territorio sotto il profilo turistico e delle iniziative culturali: ci auguriamo che questa volta, dopo i vari eventi espositivi succedutisi negli anni, a dire il vero non sempre brillanti, sia davvero così. Grazie al fatto di essere una mostra “a rete”, la stessa si propone come “la prima grande mostra del Piemonte orientale”.
Va ricordato che l’unica mostra monografica su Gaudenzio Ferrari è andata in scena presso il Museo Borgogna di Vercelli nel lontano 1956 a cura del grande Giovanni Testori (allievo di Roberto Longhi). In quel frangente si sarebbe formato un giovane storico dell’arte, quello che oggi è il massimo studioso del Ferrari ovvero Giovanni Romano, professore emerito dell’Università degli studi di Torino cui spetta la supervisione dell’intera mostra.
![03_Gaudenzio-Ferrari-Sposalizio-mistico-di-Santa-Caterina-Duomo-Novara[1]](https://letterarti.files.wordpress.com/2018/02/03_gaudenzio-ferrari-sposalizio-mistico-di-santa-caterina-duomo-novara1.jpg?w=736)
Gaudenzio era un genio, ha detto monsignor Brambilla, la cui sfortuna è di essere nato in un’epoca di geni. A confronto dei grandi nomi della Storia dell’arte, il suo rischia ingiustamente di essere oscurato. Per questo la mostra si propone di riscoprire l’opera di Gaudenzio nei luoghi dove questi ha vissuto e lavorato, attraverso le stagioni della sua vita. Infatti, mentre il grosso dell’eredità figurativa gaudenziana sarà raccolta presso le tre sedi espositive, la parte che concerne le opere inamovibili e di complicata movimentazione (come la Pala degli Aranci in San Cristoforo a Vercelli o il Polittico della Natività in San Gaudenzio a Novara) verranno lasciate nei luoghi in cui si trovano; anche per comprendere al meglio il rapporto tra opera e spazio di destinazione.
La mostra è un’opera divisa in tre atti ha detto Jacopo Stoppa: a Varallo va in scena la giovinezza di Gaudenzio, a Vercelli la maturità e a Novara la fase finale della sua vita. In Arengo infatti saranno presenti quasi tutte le grandi tavole milanesi per le quali Agosti non ha mancato di sottolineare la partecipazione e lo sforzo della Sovrintendenza milanese a cui i due curatori sono molto grati.

Il catalogo, edito da Officina Libraria, raccoglierà in un unico corposo volume sia le schede delle opere presenti in mostra sia un nutrito gruppo di itinerari, ovvero le opere di Gaudenzio sul territorio nelle vicinanze delle tre sedi. Inoltre il catalogo comprenderà un regesto composto da tutti i documenti conosciuti fino a questo momento del grande maestro valsesiano a cura di Roberto Cara. L’attività di schedatura delle opere è servita da esercizio per gli studenti (magistrali, specializzandi e dottorandi) delle università di Milano e Torino; è un tipo di schedatura che può sembrare rigida, ha spiegato Giovanni Agosti, ma che serve sia agli studenti per apprendere il mestiere sia alla ricerca: è importante ripercorrere l’intera storia dell’opera dai suoi spostamenti di proprietà fino ai restauri, capire chi l’ha vista, chi ne ha parlato per primo e in quali musei è passata.
Agosti ha poi anche precisato che l’intento della mostra, unitamente al catalogo è quello di lasciare, a chi verrà dopo, il compito di interpretare Gaudenzio alla luce di documenti bonificati da cui partire per costruire, su solide basi, altre vie di ricerca.
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Per l’occasione è stata lanciata una nuova campagna fotografica delle opere di Gaudenzio ad opera di Mauro Magliani; i curatori sono infatti convinti (cosa assai vera) che una buona ricerca passa anche attraverso una conoscenza visiva che si basi su immagini adeguate.
La Diocesi di Novara ha prestato numerosi capolavori del Ferrari, tra cui la Pala di Santa Caterina del Duomo di Novara ricomposta nel suo antico stato e assieme alla sua predella, il Polittico di Arona e quello di San Gaudenzio a Varallo, quest’ultimo esposto affiancato ai suoi disegni preparatori. Inoltre la mostra godrà del contributo di enti stranieri, tra i quali il John and Mable Ringling Museum di Sarasota (Florida) che presterà l’Adorazione dei pastori con il cardinal Arcimboldi, e il deposito del Museo del Louvre che presterà il San Paolo di Lione oltre ad una nutrita raccolta di disegni.
Insomma, se gli intenti dichiarati dalle varie istituzioni e dai curatori dovessero essere mantenuti, questa mostra potrebbe essere davvero una tra le più importanti del Piemonte, alla pari con l’insuperata e forse insuperabile antologia su Cerano al Broletto di Novara a cura del compianto Marco Rosci del lontano 1964.
Marco Audisio e Niccolò Iacometti
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