Borgo sud di Donatella Di Pietrantonio, il ritorno dell’arminuta

Questa volta è Donatella Di Pietrantonio stessa “la ritornata”, ovvero colei che ritorna ai personaggi e alle vicende del suo libro precedente, infatti la scrittrice ha deciso di continuare la narrazione iniziata con il romanzo intitolato L’arminuta che ha riscontrato un grande successo di pubblico e di critica, vincendo anche il premio Campiello. Borgo sud, il nuovo romanzo dell’autrice, ci fa ritrovare infatti i personaggi che abbiamo imparato a conoscere e con cui abbiamo empatizzato ne L’arminuta.
Anche sul nostro sito ci siamo occupati del libro precedente della Di Pietrantonio (L’arminuta di Donatella di Pietrantonio) che ci aveva pienamente conquistato grazie alla descrizione intima e accurata dei sentimenti della protagonista che si ritrovava spersa nel mondo senza sapere bene chi fosse e quale potesse essere il suo destino e che poco alla volta era riuscita a creare un forte legame con la sorella Adriana.

Fig. 1 Copertina di Borgo sud di Donatella di Pietrantonio.

Purtroppo, lo dico fin da subito, Borgo sud non è riuscito a conquistarmi pienamente: senza alcun dubbio Donatella Di Pietrantonio si conferma una bravissima scrittrice capace di mescolare diversi piani temporali riuscendo poi a far tornare tutti i conti, e dotata di una penna davvero felice, ma quello che fin dall’inizio della narrazione non mi ha permesso di entrare in sintonia con questo nuovo romanzo è stato il ricordo della saga de L’amica geniale che continuamente riaffiorava.
Sono diversi infatti i punti di contatto tra Borgo sud e la tetralogia di Elena Ferrante che non ho potuto fare a meno di cogliere.
Il forte legame che unisce la protagonista alla sorella Adriana, un legame che rimane anche se le due si allontanano e nascono delle incomprensioni, mi ha ricordato molto ciò che si crea tra le protagoniste de L’amica geniale, soprattutto perché, proprio come Lila e Lenù, anche le sorelle descritte dalla Di Pietrantonio hanno caratteri opposti: una è forte, indipendente, impulsiva e testarda anche se nasconde una grande fragilità ed emotività; l’altra invece è riservata, pacata ed emotiva anche se incapace di mostrare le proprie emozioni. Inoltre l’arminuta, ovvero la protagonista di Borgo sud, è una donna che ha portato avanti i suoi studi e che arriva ad insegnare all’università, mentre la sorella Adriana non si è dedicata alla riuscita scolastica e questo mi ha ricordato ancora una volta le vicende di Lenù e Lila.
Anche la descrizione del rapporto madre e figlia in Borgo sud mi ha fatto venire in mente le dinamiche rappresentate ne L’amica geniale: la figura di una madre spigolosa, dura e dalle caratteristiche quasi selvatiche, che non riesce a mostrare il suo affetto nei confronti delle figlie nei modi più tradizionali, ma che in fondo cela un grande amore può essere messa a confronto con quella della madre di Elena Greco.
Con queste osservazioni non voglio dire che la Di Pietrantonio abbia copiato Elena Ferrante, ma voglio solo sottolineare che, data la popolarità delle storie di Lenù e Lila che ho già incontrato, era quasi impossibile che leggendo di queste vicende non mi venissero in mente le protagoniste de L’amica geniale. Non posso sapere come mi sarei rapportato al nuovo romanzo della Di Pietrantonio se non avessi già letto L’amica geniale, ma senza dubbio non avrei avuto quella forte sensazione di già visto che coinvolge anche altri aspetti della trama.

Fig. 2 Foto che ritrae la scrittrice Donatella di Pietrantonio.

In Borgo sud le due sorelle protagoniste sono cresciute e devono fare i conti con nuove esperienze, con un matrimonio non proprio felice, con una maternità inaspettata, con la morte degli affetti più cari e con la paura di non riuscire più a capirsi e a trovarsi, ma devo dire che alla fine non ho ben capito quello che l’autrice volesse trasmettere, non sono riuscito a cogliere l’essenza di questo romanzo.
Il libro procede un po’ con il ritmo di un racconto giallo perché troviamo la nostra protagonista, professoressa di letteratura italiana all’università di Grenoble, che deve improvvisamente lasciare la città francese per tornare a casa dopo aver ricevuto una telefonata che l’ha scossa. Solo verso la fine del romanzo scopriamo cosa ha spinto l’arminuta a ritornare lì dove sono le sue origini e le farà rinsaldare il suo rapporto con la sorella Adriana.
Non posso dirvi altro della trama del libro perché rischierei di rivelare troppo, ma devo ammettere che anche nel riassumere le vicende senza anticipare troppo mi ritrovo in difficoltà perché in realtà il filo conduttore degli eventi è molto lineare anche se viene movimentato da delle continue analessi e prolessi che sul momento lasciano un po’ disorientati ma che in seguito trovano una loro coerenza. Questi flashback aggiungono sempre nuovi dettagli alla narrazione e permettono al lettore di ricostruire passo per passo il quadro della situazione e di capire come stanno le cose nel presente della storia. Alla fine tutto torna al suo posto, ma ho trovato un po’ inverosimile che a volte la nostra protagonista non chieda spiegazioni di fronte a comportamenti inusuali della sorella e a certe sue decisioni, come se non fosse necessario sapere certe cose, quando nella realtà secondo me alcuni fatti non avrebbero potuto restare taciuti così a lungo.
In conclusione devo dire che mi aspettavo molto di più da questo romanzo perché appunto L’arminuta mi era piaciuto moltissimo ed era riuscito a mettere ben in evidenza la sua unicità grazie ad una storia davvero originale e grazie alla capacità dell’autrice di indagare i rapporti famigliari e la psicologia delle sue protagoniste. Borgo sud invece mi sembra che si sia un po’ perso senza riuscire ad aggiungere qualcosa di rilevante al racconto iniziato nel libro precedente.

Alessandro Audisio

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