Lunedì si è conclusa la seconda edizione di Tempo di libri, la fiera del libro che dall’anno scorso si tiene a Milano. Questa è stata un’edizione di consolidamento per l’evento milanese che aspira a diventare sempre più importante, ma che forse è ancora privo di una sua specificità, di una sua caratteristica unica.
Quest’anno la fiera ha cambiato ambientazione e si è spostata nella zona di Fiera Milano City, area della città che è stata riqualificata nel corso degli ultimi anni: è quindi sicuramente un buon segnale quello di aver scelto questo luogo per Tempo di Libri. Lo spazio espositivo è molto vasto, distribuito su tre livelli: un primo piano dove era ospitato il padiglione tre, un secondo piano dove si trovava l’area ristoro e un terzo piano che invece ospitava il padiglione quattro. La location non ha perso di qualità, ma trovo forse la disposizione su tre piani un po’ troppo dispersiva, visto che spostarsi da un padiglione all’altro, magari alla ricerca di un evento, richiede tempo, maggiore rispetto a quello che ci voleva per spostarsi l’anno scorso nello spazio espositivo di Rho Fiera, che gode del vantaggio di estendersi su una superficie piana. Il luogo è comunque comodamente raggiungibile con la metro che con la fermata Portello fa uscire i visitatori proprio di fronte all’edificio.
Molti sono stati gli espositori, erano presenti i gruppi editoriali più grandi che occupavano la maggior parte dello spazio ma anche quelli minori, distribuiti ai lati dei padiglioni. Mancavano comunque alcuni gruppi medio-piccoli che sono però dei protagonisti della scena editoriale come Fazi Editore, Minimum Fax, Edizioni E/O e Neri Pozza, giusto per citarne alcuni. La mancanza di questi gruppi editoriali è lampante e rende la fiera monca di quegli interlocutori così importanti della scena culturale italiana. Credo che la loro assenza sia dipesa dalla decisione di queste case editrici di non prendere parte all’evento, forse ritenuto troppo vicino ai grandi gruppi editoriali e meno a quelle realtà indipendenti che invece sono da sempre un punto di forza della manifestazione torinese.
Se da un lato sembrava una bella iniziativa quella di festeggiare la giornata internazionale delle donne con l’apertura della manifestazione l’otto marzo e con conferenze dedicate alle figure femminili della cultura, dall’altro lo sciopero nazionale dei trasporti indetto nella stessa data non ha giovato ai visitatori che volevano raggiungere la manifestazione da fuori Milano
Moltissimi sono stati gli eventi che si sono tenuti nel corso dei cinque giorni della fiera, ognuno dei quali dedicato ad un tema diverso. Molti incontri, quelli che ho trovato più interessanti, erano incentrati sul mondo dell’editoria e cercavano di analizzare le nuove sfide nel campo, le figure che sempre di più saranno richieste e le tendenze del mercato editoriale che è in continuo movimento.
L’incontro intitolato “Sfide per un’editoria in movimento”, curato e organizzato dal master professione editoria dell’università Cattolica di Milano, a cui hanno preso parte Gianluca Foglia, direttore editoriale di Feltrinelli Editore, Massimo Turchetta, capo della direzione Rizzoli Trade e Riccardo Cavallero, cofondatore della casa editrice indipendente SEM, ha cercato di analizzare il mondo editoriale con l’aiuto di esperti del settore. Si è parlato molto delle sfide che il digitale pone, della sempre maggiore importanza dell’e-commerce e anche del mondo della serialità televisiva. Il settore dell’editoria è stato descritto come un qualcosa che deve continuamente lavorare su gruppi ristretti di persone, perché pochi sono i lettori italiani. Mi ha stupito che solo una ventina di libri l’anno scorso abbia superato le centomila copie vendute (un libro in Italia per essere considerato un vero successo deve essere stato comprato da centomila persone). La narrativa di genere continua ad essere la più venduta: romanzi gialli e romanzi per adolescenti (young-adult) i più diffusi.
Un altro problema che è stato sollevato durante l’incontro mi ha fatto riflettere: si è parlato dell’importanza dello shopping online, che si è accaparrato una parte importante delle vendite, ed è stato messo in evidenza che sì le librerie indipendenti dovrebbero essere sempre sostenute, ma anche che la reperibilità costituisce un problema, infatti molto spesso quando un titolo non è presente in loco ci vuole troppo tempo perché sia disponibile e quindi decidiamo di ordinarlo su internet e magari il giorno dopo lo abbiamo già tra le mani. I negozi fisici devono essere sempre sostenuti perché le nostre città non diventino dei luoghi fantasma, le librerie indipendenti sono un punto di forza, ma devono saper offrire qualcosa di più, delle esperienze uniche, come incontri con gli autori, firmacopie, eventi culturali in grado anche di creare una comunità.
Le serie tv sono una fonte di guadagno importante per il settore dell’editoria, visto che il successo di piattaforme come Netflix è stato molto importante per decretare dei successi globali (mi ha incuriosito il fatto che si sia detto che Netflix è una realtà che sta morendo secondo alcuni a causa del prossimo accorpamento con Sky, vedremo se questa predizione si avvererà).
Un altro evento in cui si è parlato di mercato, di dati e tendenze è stato quello intitolato “L’impatto del digitale sulle industrie creative”. Si sono analizzati i dati relativi al settore editoriale, a quello del giornalismo, al settore musicale e cinematografico e si è messo in evidenza come tutti questi settori siano stati in grado di fronteggiare le sfide imposte dal digitale.
L’incontro dedicato alla figura di Giovanni Testori è stato all’insegna della riscoperta e dell’approfondimento di questa importante personalità che ha influenzato con la sua opera sia il mondo letterario che quello della storia dell’arte. Interessante il fatto che oggi non ci siano più maestri, non ci sono più delle personalità così forti e significative come nel novecento in grado di influenzare o comunque di ispirare l’operato di giovani intellettuali. Luca Doninelli, autore del libro Una gratitudine senza debiti, che parla appunto del rapporto con il maestro Giovanni Testori, ha cercato di descrivere la sua esperienza a contatto dello scrittore a cui tanto deve e quelle che lui ritiene le regole per un rapporto tra maestro e allievo. Lo scrittore ha sottolineato come Testori non volesse che il suo modo di scrivere venisse imitato e anzi si arrabbiava quando leggeva passi scritti in modo troppo simile alla sua tecnica narrativa da parte di quello che possiamo chiamare un suo allievo. Oggi molto spesso invece l’essere maestro di qualcuno viene scambiato con l’imposizione di stile, modus operandi e pensiero.
Una fiera che descrive quindi un mondo dell’editoria sempre più influenzato dal digitale, dalle nuove tendenze sui social, dal fenomeno delle serie tv ma che dedica ancora spazio alla tradizione, a grandi autori del passato e ai primi libri a stampa con una sezione appositamente dedicata alle librerie antiquarie che sfoggiavano capolavori e rarità, irraggiungibili per il lettore comune.
La maggior parte degli eventi però era dedicata ad autori di bestsellers, a giovani provenienti dal mondo del web che si sono avvicinati all’editoria e a volti noti dello spettacolo. Da una parte capisco che si debba parlare anche al grande pubblico e che si voglia attirare il pubblico volatile degli adolescenti, però secondo me davvero troppi eventi sono stati usati a tale scopo. Avrei voluto vedere più incontri come quello dedicato alla figura di Testori per riscoprire scrittori che oggi sono stati un po’ dimenticati, più conferenze di presentazione di libri che non appartengono alla letteratura di genere e più scrittori ma meno “celebrità”.
L’evento è stato sicuramente un luogo di confronto e di approfondimento per quanto riguarda il mondo dell’editoria e spero che possa perfezionarsi col tempo, fino a trovare una sua identità definita e specifica. È sempre bello vedere il libro protagonista e percepire l’interesse delle persone nei confronti del mondo senza limiti della letteratura.
Questa seconda edizione ha avuto un notevole successo rispetto a quella dell’anno scorso, riuscendo ad aumentare il numero dei biglietti staccati del 60%, segno che dovremo attenderci sicuramente una terza edizione nel 2019. Chissà se riuscirà mai a superare la fiera di Torino!
Alessandro Audisio
Rispondi