Si intitola La seduzione del bello. Capolavori segreti tra ‘600 e ‘700 la mostra in scena nella suggestiva cornice della casa museo “costruita” in stile neorinascimentale dai fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, fino al prossimo 12 marzo 2023 e curata da Antonio D’Amico nuovo conservatore dello scrigno milanese con la collaborazione di Maria Silvia Proni, curatrice della collezione Gastaldi Rotelli. L’esposizione ospita una cinquantina di dipinti tutti provenienti dalla collezione appena citata, che vengono accolti presso le sale del Bagatti Valsecchi. Una collezione ricca di capolavori quella che i coniugi Giuseppe Rotelli e Gilda Gastaldi hanno raccolto nel corso di una intera vita, a cominciare dagli anni Noventa del secolo scorso. Idealmente le opere della collezione Gastaldi-Rotelli dialogano con i dipinti, le sale e gli oggetti del Bagatti Valsecchi creando un connubio unico tra capolavori che vanno dal Quattrocento fino al Settecento.
Si inizia subito con un capolavoro di Giulio Cesare Procaccini, un San Sebastiano e due angeli (1620 circa) della collezione Gastaldi-Rotelli sistemato all’interno della sala dell’affresco che prende il nome dal grande dipinto raffigurante la Madonna della misericordia del pittore bergamasco Antonio Boselli realizzato nel 1495. Lì, accanto a Procaccini, si possono ammirare il Sacrificio di Isacco (1618-1620) di Giuseppe Vermiglio e un intenso Cristo coronato di spine (1625-1630 circa) di Tanzio da Varallo. Il tema che lega queste opere alla sala del Bagatti Valsecchi è il rapporto tra la materialità del corpo sofferente e la spiritualità dell’anima che si salva nella contemplazione e nella preghiera a Cristo.

Nella seconda sala è la musica il filo conduttore che lega le opere della casa museo con quelle della collezione Gastaldi-Rotelli. Qui, davanti al camino con l’affresco “laniniano” eseguito da Luigi Cavenaghi nel 1884 raffigurante Tre angeli musicanti, si trovano una magnifica Maddalena portata in cielo dagli angeli (1650 circa) di Francesco Cairo, Rachele che nasconde gli idoli (1730-1735 circa) di Giambattista Pittoni, il Concerto (1635-1640 circa) di Bernardo Strozzi e La cantante (1710) di uno dei protagonisti assoluti della mostra così come della collezione Gastaldi Rotelli, vale a dire il pittore di origine austriaca, ma molto attivo in Lombardia e a Milano, Giacomo Francesco Cipper detto il Todeschini. Mentre nella biblioteca l’assoluta protagonista della sala è la Figura femminile con sfera armillare (1660 circa) del tenebroso Giovanni Battista Langetti.

Presso la camera da letto di Fausto Bagatti Valsecchi, detta anche sala del letto valtellinese, il tema della maternità è esemplificato dal dialogo tra il maestoso polittico di Gianpietrino con al centro la Madonna con il Bambino e la magnifica tela di un altro protagonista della collezione privata che si può ammirare in questo contesto e cioè il lombardo Giacomo Antonio Ceruti detto il Pitocchetto raffigurante La mamma col bambino e la mucca (1740-1750 circa). Qui il doppio rapporto della maternità si legge bene grazie al gioco di sguardi tra la contadina seduta nel prato che abbraccia il suo piccolo pargolo in un gesto di tenera affettuosità e la grande figura del bovino, fonte di benessere per la coppia seduta; dalle mammelle del bovino infatti la madre potrà dare al figlio il latte di cui ha bisogno per sopravvivere; in questa figura va letta dunque un ennesimo riferimento alla maternità. Dopo aver osservato a lungo questo splendido dipinto la mente ha riportato alla nostra attenzione un’opera non dissimile per quanto attiene alle tematiche intrinseche all’opera; mi sto riferendo alla splendida tela di Giovanni Segantini dal titolo Le due madri capolavoro divisionista che si conserva presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano.

Nella sala da bagno del museo Bagatti Valsecchi la pittura di genere e in particolare la natura morta è la protagonista della sezione. Qui dialogano con la grande vasca in marmo della casa museo, in particolari con i suoi abitanti e cioè le rane e le salamandre scolpite al suo interno, le opere della collezione Gastaldi Rotelli. In questo ambiente così contenuto si trovano infatti le piccole tele del pittore napoletano Paolo Porpora: Sottobosco con gambero, serpente, lucertola, farfalla e coccinelle (1650-1670 circa), e Sottobosco nei pressi di uno stagno con rane, quaglia e fiori (1650-1670 circa). Poco più avanti si può ammirare la tela del veneziano Giulio Cesare Carpioni con Latona trasforma i contadini in rane (1670-1680). Anche in questo caso la tela dal sapore mitologico trova nel tema dell’acqua e degli animali anfibi la sua più che adatta collocazione e ragion d’essere in questo contesto.
La stanza che il visitatore trova dopo essere uscito dalla sala da bagno è forse la parte della mostra che abbiamo preferito di più in assoluto. La sala del passaggio del labirinto raccoglie infatti cinque tele dell’inquieto e per tanti aspetti ancora enigmatico e quindi grande Alessandro Magnasco pittore genovese ma molto attivo in Lombardia. Qui infatti si possono ammirare La predica ai monaci penitenti (1725 circa), La biblioteca del convento (1730 circa), il Cappuccino che taglia le unghie dei piedi a un confratello (1720-1730 circa), le Monache in preghiera (1725 circa) e L’Elemosina di San Filippo Neri (1705-1710 circa), quest’ultima eseguita con l’aiuto del sodale Clemente Spera per la parte architettonica. La pittura del Magnasco, improntata ad una forte spontaneità e naturalezza, esaltata con poche e violente pennellate, riesce a dare un’immagine vivida degli ambienti in cui si muovono i suoi personaggi e a rendere queste scene incredibilmente suggestive, non senza tralasciare il tono moraleggiante di cui sono impregnate le opere poc’anzi citate. Il valore moralistico delle scene, dal chiaro intento didattico è il perno che lega le opere Gastaldi-Rotelli alla sala del Bagatti Valsecchi in cui sono esposte; infatti un tempo in questo luogo di passaggio, chiamato sala della musica, era collocato il pianoforte dove i membri della famiglia prendevano lezioni di musica. È così che l’intento didattico della sala trova riscontro con le opere del Magnasco improntate a un forte valore didattico e moralistico allo stesso tempo.

Nella sala della cupola trovano spazio la tela del pittore danese naturalizzato italiano Bernard Keilhau detto Monsù Bernardo con Pescivendolo, ragazzo e gatto con bilancia (1655 circa) e quella della Pseudo Salini con La scimmia con il gatto davanti al camino, altri animali, un ragazzo e una giovinetta (metà del XVII secolo). In queste tele dal sapore allegorico e tenebroso, specie la seconda, l’antropomorfizzazione del gatto crea un’atmosfera intrigante e allo stesso tempo buffa e giocosa. Spiace che davanti alla tela dello Pseudo Salini si sia messo un grande tavolo in legno; esso è certamente parte essenziale della collezione Bagatti Valsecchi, tuttavia questo imponente mobile non permette una ottimale fruizione del dipinto della collezione Gastaldi-Rotelli.
Nella sala detta della stoffa valtellinese, la prima dell’appartamento di Giuseppe Bagatti Valsecchi, si trovano esposte tre opere anch’esse di tema allegorico e moralistico legate inoltre allo scorrere del tempo e alla caducità della vita umana; la prima è un altro capolavoro di Giulio Cesare Procaccini raffigurante il Giudizio di Paride (1620-1625 circa), le seconda opera è del fiammingo Nicolas Regnier e si tratta di una Allegoria dell’estate (1617-1620 circa) facente parte di un ciclo di Allegorie delle stagioni. Poco distante dal bello specchio veneziano del XV secolo è esposta la tela del veneziano Pietro della Vecchia dal titolo Chiromante e soldato (1660-1670 circa). Nell’opera, la figura barbuta e incappucciata del chiromante, dai curiosi quanto verosimili occhiali di cristallo, stringe la mano di un giovane soldato mentre tenta di decifrare ciò che sarà del suo destino.

Si arriva poi alla camera da letto di Giuseppe e Carolina Borromeo anche detta sala rossa, dove si trova la magnifica tela di Ceruti dal titolo L’incontro al pozzo (1750 circa). L’opera è sicuramente uno dei pezzi forti della collezione Gastaldi-Rotelli. L’immagine non priva di risvolti sensuali e di riferimenti erotici, colpisce per l’uso sapiente che il Pitocchetto fa del colore e del chiaroscuro in particolare, nonché per l’eloquente gestualità dei due personaggi e per il naturalismo con il quale sono resi i due splendidi cani tagliati dalla scena come se ci trovassimo davanti ad una istantanea, una sorta di fotografia ante litteram. L’opera così emotivamente sensuale viene stemperata dalla candida visione della Santa Giustina de Borromei di Giovanni Bellini, capolavoro assoluto del Bagatti Valsecchi.

Poco oltre si incontrano una serie di nature morte le cui cromie si intonano perfettamente con la sala verde ossia la camera da letto di Giuseppe Bagatti Valsecchi. Qui si possono ammirare tele del modenese Antonio Joli come La piana dei Tempi a Paestum vista da levante (1760 circa) o il Colosseo e l’arco di Costantino con pittore (1744 circa) o la bella veduta del piacentino Giovanni Paolo Panini dal titolo Capriccio archeologico con la predica di San Pietro (1740 circa). Nello spogliatoio della camera verde tra le quattro tele esposte, tra cui un bellissimo Presepe con pastori (1760-1780 circa), animali e contadini del milanese Francesco Londonio e un’altrettanto luminosa tela del bellunese Sebastiano Ricci con il Riposo durante la fuga in Egitto (1700-1720 circa), l’opera che sicuramente mi ha colpito di più poiché intrisa di una spiritualità toccante quanto intensa è la Sacra Famiglia (1650-1660 circa) del grande pittore milanese Carlo Francesco Nuvolone.

Una volta vista questa sala, si torna in dietro e si entra nel grande salone dove ad attenderci c’era un po’ di disordine, sedie messe alla rinfusa e un grande pianoforte che ahinoi copriva per i due terzi la grande tela del Todeschini con Scena di mercato con mamma che allatta, ortolana con cesta di pesche, ragazzi con meloni, giovinetto con cesta di pesci e acquirente (1720-1730 circa) che non abbiamo potuto vedere e apprezzare come avremmo certamente voluto: peccato! Tuttavia le altre tre grandi tele del Todeschini ci hanno fatto ben presto dimenticare questo piccolo intoppo. La lezione di musica (1715-1725 circa), così come il Desco familiare (1725-1730 circa) e la straordinaria Tavola imbandita con giovane coppia, musici, un medico, litiganti e mamma con bambino in fasce (1720-1730 circa), probabile Allegoria dei cinque sensi, sono spaccati di vita quotidiana ricchi di ambiguità e dal forte simbolismo erotico e sensuale che restituiscono al visitatore un’atmosfera ricca di sorprese. Qui emergono in particolare gli intenti collezionistici dei coniugi Gastaldi-Rotelli il cui scopo era collezionare opere in cui la vita reale diventava arte, dove gli umili erano i protagonisti e i soggetti delle opere.

Siamo ora nella sala da pranzo dove le scene di vita quotidiana proseguono nelle tele di Monsù Bernardo, in particolare nel Giovane che lava i sedani (1660-1670 circa) e nel Venditore di prugne e giovane acquirente (1655 circa), anche in questo caso si tratta di opere dall’ambigua simbologia erotica. Una terza tela di tutt’altra natura rispetto alle prime due è la Scuola di ricamo con bambino e giovinetta che legge (1660-1670 circa) dello stesso Monsù Bernardo. La scena, verosimilmente un’Allegoria del tatto, fa riferimento alla disciplina e alla buona educazione; è uno spaccato di vita domestica. La mostra termina nella sala delle armi dove si trovano una serie di vedute settecentesche legate al tema dell’uomo conquistatore di spazi. Tra le tele che ci hanno colpito di più meritano menzione la Cascata con figure (1702-1707 circa) del veneziano Antonio Maria Marini, il Capriccio con portico in rovina (1735-1736 circa) di un altro pittore veneziano, vale a dire Michele Marieschi e le due splendide tele del terzo grande pittore veneziano presente in questa sala e cioè Francesco Guardi; la prima un Paesaggio di fantasia con torre e velieri (1760-1770 circa) e la seconda, un Capriccio con torre rustica e incendio (1760-1770 circa).

Certamente il poter ammirare opere che solitamente non si potrebbero vedere, rappresenta un punto forte dell’esposizione; i dialoghi con le collezioni della casa museo rispetto alle opere della collezione Gastaldi-Rotelli tuttavia non sempre ci sono apparsi eloquenti e chiari. Purtroppo in numerosissimi casi le luci e i relativi faretti non premettevano una corretta illuminazione delle opere, complice il fatto che si è deciso di utilizzare, credo, lo stesso impianto di illuminazione della casa museo e di non aver pensato a un sistema autonomo per le opere in mostra. Questo certamente avrebbe fatto lievitare i costi di allestimento ma purtroppo in numerosi casi questa scelta ha compromesso la visione corretta delle opere. In almeno un paio di casi poi, gli espositori delle opere temporanee, dai colori differenti a seconda delle sala realizzati dallo studio milanese Garibaldiarchitects, vanno a coprire parte delle opere della collezione permanente a discapito, ovviamente, di queste ultime. Per un visitatore che magari viene una sola volta nella vita a vedere il museo Bagatti Valsecchi gli viene preclusa la possibilità di ammirare opere che trovano la loro intrinseca ragion d’essere in quell’esclusivo contesto museale e solo in quello, ecco perché ci siamo chiesti se vale davvero la pena inserire mostre temporanee, anche se culturalmente arricchenti, in un contesto così fortemente caratterizzante come le case museo. Questa considerazione tuttavia non vale solo per questo contesto, ma più in generale per tutte le case museo milanesi e non. Al di là di queste riflessioni la mostra è certamente da andare a vedere; abbiamo trovato inoltre molto ben fatta la piccola guida alla mostra disponibile gratuitamente presso il bookshop del museo e che sostituisce sapientemente le carte di sala che in questo caso avrebbero appesantito non poco il contesto museale entro cui si svolge la mostra temporanea. Scritta in modo chiaro e sintetico, la guida permette di seguire la lettura di tutte le opere presenti all’esposizione e di arricchire il bagaglio culturale del visitatore, che certamente esce dalla mostra con la consapevolezza di aver appreso qualcosa che prima non conosceva.
Della mostra rimarrà oltre che il ricordo di aver visto opere di alta qualità e alcuni capolavori dei maestri dell’arte lombarda del Seicento e del Settecento, anche il bel catalogo edito da Sagep e acquistabile presso il bookshop del museo al prezzo di 25 euro anziché 28. Il volume è ricco di immagini e di saggi che raccontano numerosi aspetti della collezione. Il primo saggio del curatore della mostra racconta cosa si vede in mostra, com’è nata la collezione Gastaldi-Rotelli, e come dialogano le opere con la collezione permanente del Bagatti Valsecchi. Un altro saggio molto interessante, ad esempio, ripercorre la storia del costume negli abiti presenti all’interno delle opere della collezione privata. Non volendo svelare troppo, lascio al visitatore curioso e appassionato il compito o forse meglio il piacere di scoprire tutti i dettagli delle opere esposte invitandolo ad andare a vedere la mostra, e al lettore più accanito di fugare ogni sua sete di conoscenza leggendo approfonditamente il catalogo della mostra.
Marco Audisio
Laddove non specificato, le immagini delle opere, ci sono state fornite dall’Ufficio Stampa del Museo Bagatti Valsecchi che ringraziamo per la disponibilità.
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